Capitolo 19

289 Words
Il mese passò più lentamente di quanto Kurt avesse immaginato. Ogni giorno era una sfida: svegliarsi, andare al lavoro, fingere che tutto fosse normale. Ma niente era normale. Ogni sera tornava a casa sperando che Seth fosse lì, seduto sul divano a guardarlo con quel sorriso sfrontato che gli faceva perdere la testa. Ma la casa era vuota e silenziosa, proprio come lui si sentiva dentro. Quando Seth tornò, non ci fu alcuna celebrazione, nessun grande ritorno. Entrò in casa con la sua solita disinvoltura, posando la valigia accanto alla porta. "Ehi," disse semplicemente, come se fosse stato via solo poche ore. Kurt gli lanciò un’occhiata fugace, cercando di nascondere l’agitazione che gli stringeva il petto. "Ehi. Com’è andata?" "Bene. New York è sempre caotica." Seth si sedette sul divano, slacciandosi le scarpe. "Mi è mancata un po’ la tranquillità di casa." Casa. Kurt sentì quella parola come una lama affilata. Ma si limitò ad annuire. "Sono contento che tu sia tornato." La conversazione morì lì. Era chiaro che tra loro c’era un muro, un confine che Seth aveva eretto e che Kurt non sapeva come abbattere. Ogni giorno che passava, si convinceva sempre di più che l’unico modo per avere Seth accanto fosse fingere che nulla fosse cambiato. Che fossero solo amici. Seth usciva sempre più spesso con Michael, e Kurt si costringeva a sorridere ogni volta che ne parlava. Lo ascoltava raccontare delle loro serate, dei ristoranti eleganti, delle risate condivise. E ogni parola era come una pugnalata, ma Kurt si impose di sopportarlo. Non aveva altra scelta. Se voleva che Seth restasse nella sua vita, doveva ingoiare il dolore e continuare a fingere che per lui non fosse mai stato nulla di più di un amico.
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