Perdonami! Non volevo farti male.

541 Words
Cercavo di addormentarmi ma non ci riuscivo ero troppo agitata, il volto di Vegard mi compariva sempre dinanzi, quando riuscii a chiudere gli occhi era notte fonda. Fui svegliata da delle carezze che ricevevo sul viso e non riuscivo a capire se tutto ciò era reale o se stavo solo sognando, ci volle un po’ per rendermi conto che quel tocco così dolce sulla mia pelle era realtà. Aprii gli occhi e mi resi conto di non avere molta visibilità perché la torcia appesa al muro stranamente era spenta, la stanza era illuminata solamente dalla fioca luce della luna. Una sagoma umana era seduta sul letto accanto a me e mi stava accarezzando il viso, feci per fermarlo afferrandogli il polso con la mano perché la paura si era impadronita di me non sapendo chi fosse e che cosa volesse ma egli con uno strattone si liberò dalla mia presa. Mi afferrò ambedue le braccia bloccandole sul letto e si chinò su di me poggiando le labbra sulla mia bocca. Lo riconobbi dal suo inconfondibile odore, somigliante a quello dei fiori selvatici, era Vegard. Mi staccai dolcemente da lui e gli dissi che lo stavo aspettando, non disse una parola poggiò nuovamente le labbra sulla mie erano morbidissime ed emanavano uno strano calore. Forzò leggermente per poter far schiudere le mie inesperte dato che era la prima volta che venivano baciate, le aprii e la sua lingua ispezionò l’interno della mia bocca lasciandomi letteralmente in estasi. Con le mani iniziò ad accarezzarmi il collo, scendendo ancora più giù e soffermandosi sui seni, ero completamente in suo potere e le sensazioni che stavo provando erano stupende. Lo lasciai fare e in quell’attimo se avesse voluto farmi sua non lo avrei impedito di certo. Il momento magico che si era creato tra di noi durò poco, ad un tratto il suo respiro si fece affannoso, il tocco delle sue mani sul mio corpo era divenuto pesante e non era più delicato e mi stava facendo male, cercai di fermarlo. L’incantesimo che si era creato qualche minuto prima si era spezzato. Lo sentii ansimare fortemente stava cercando di soffocare un suono animalesco che gli usciva dalla bocca. Iniziai ad avere paura e cercavo di respingerlo, ma era talmente forte che non ci riuscivo; mi strappò la veste all’altezza dei seni che iniziò a stringere con forza, urlai terrorizzata «Vegard… Perché mi stai facendo questo? » Nell’udire il mio grido disperato, con un enorme sforzo riuscì a ritornare in sé, le sue mani sul mio corpo ritornarono leggere e lasciarono i miei seni, con un tono di voce roca che neanche sembrava il suo disse sconvolto: «Oh amor mio… perdonami… Non volevo farti del male!» Con uno scatto si alzò dal letto e velocemente uscì dalla stanza. Rimasi sul letto scioccata da tutto ciò cercando di ricoprirmi il seno con quello che rimaneva del mio vestito. Scoppiai in un pianto interrotto soltanto dai singhiozzi, avevo intravisto solo la sagoma di Vegard e non ero riuscita a vederlo bene dato che la stanza era poco illuminata, ero certa che non fosse la stessa persona che conoscevo. Quello che più mi sconvolgeva dopo l’accaduto, era la certezza di amarlo ancora, così com’era e qualsiasi cosa potesse essere.
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