Giungemmo dinanzi alla grande porta della mia casa, mi attaccai alla corda che serviva per scuotere la campana che annunciava qualcuno alla porta. La tirai con forza più volte provocando un rumore assordante e continuai finché non vidi la porta aprirsi. Si affacciò affannato, sicuramente aveva corso per il gran rumore che avevo provocato, Marco lo schiavo che viveva nella nostra famiglia da anni, a cui ero molto affezionata. Nel vedermi rimase stupito e si scostò dalla porta per lasciarmi entrare dicendo che era molto felice del mio ritorno. Era molto emozionato nel rivedermi, aveva gli occhi lucidi anch’io ero commossa e feci un gesto che non avevo mai fatto prima, lo abbracciai egli rispose al mio abbraccio senza emettere un fiato, quando mi scostai da lui mi resi conto che due grandi lacrime gli scendevano lungo le guance. Lo incoraggiai dicendo di non fare così perché ero ritornata a casa sana e salva e gli chiesi dove fosse mio padre, rispose che era nella sua camera a riposare. Non ci pensai due volte a correre in direzione della sua stanza, aprii la porta senza neanche bussare, lo vidi disteso sul letto e dal gran fracasso che avevo provocato nello spalancare la porta aprì gli occhi, sorpreso e ancora assonnato si strofinò gli occhi per assicurarsi che non stesse ancora dormendo e disse: «Barbara, sei proprio tu? Non riesco a crederci… Allora quel giovane ha mantenuto la sua parola…» Si riferiva a Vegard quando andò a fargli visita. Lo abbracciai e piangendo gli dissi che credevo fosse morto disse che anche lui credeva la stessa cosa di me. Continuò dicendo che il giovane che era venuto ad annunciargli il mio ritorno gli aveva anche riferito che aspettavo un bambino e che lui ne era il padre. Gli confidò che per tutelare la mia incolumità non avrebbe potuto sposarmi per il momento, ma gli promise che avrebbe vegliato su di me e sul bambino. Mi chiese chi fosse quel giovane senza indugiare gli raccontai tutta la storia, mi strinse a se sconvolto dalla verità e mentre lo faceva disse che rimandandomi a casa aveva fatto la cosa giusta. Rimanemmo abbracciati e mi sentivo nuovamente al sicuro tra le sue braccia, piangendo gli chiesi come si fosse salvato dagli uomini che mi avevano rapita, rispose che a loro interessavo solamente io e ringraziai gli Dei per questo, stavamo ancora conversando quando mi ricordai di Svein, mi ero completamente dimenticata di lui, mi congedai da mio padre e lo andai a cercare. Marco lo aveva fatto rifocillare con frutta e bevande, purtroppo era giunto il momento di salutarci ed ero emozionata nel farlo dato che era l’ultimo appiglio rimastomi di Elitas. In lacrime dissi di salutarmi Vegard, di riferirgli che lo amavo tantissimo e che mi mancava molto, si congedò da noi accompagnato da Marco all’ingresso, promettendo che avrebbe riferito tutto al suo principe.