XIX

1273 Words
Ci volle qualche giorno perché riuscisse ad avere una conversazione con qualcuno che non fosse un professore o che non la stesse ricattando con un voto infrangibile. Fu Ginny ad avvicinarla, mentre cercava di rifugiarsi nella sua stanza, uno dei pochi luoghi in cui poteva sentirsi lontana dagli occhi degli altri. "Hermione." la fermò sulle scale. "Ciao Ginny." rispose lei, guardando a terra. Si vergognava moltissimo, per quello che aveva fatto con Harry e per come si stava comportando in quel momento. La stava deludendo, e non poteva nemmeno cercare di redimersi spiegandole il motivo delle sue azioni autodistruttive. "Io davvero non ti capisco... Se volevi frequentare Malfoy, perché non me ne hai parlato? Perché hai dovuto fare tutto di nascosto? In più non hai fatto altro che spezzare il cuore a Ron, come pensi che possa difenderti in questa situazione? Io cerco sempre di essere dalla tua parte, ma questa volta è davvero difficile..." disse sinceramente. "Mi dispiace per tutto il dolore che vi sto causando, ma non ho bisogno che tu stia dalla mia parte, Ginny." rispose velocemente lei, ricominciando a salire le scale. "E allora di cosa hai bisogno?" la seguì a ruota l'amica. "Di stare da sola."  "Ti prego." si fermò Ginny qualche scalino più indietro, mentre Hermione aveva già aperto la porta della sua stanza. "Dimmi che cosa ti succede. La mia migliore amica non si sarebbe mai comportata così. Io voglio solo aiutarti." "Mi dispiace Ginny." rispose Hermione, gli occhi si inumidivano nel realizzare come la stava trattando. "Ma non puoi." chiuse la porta dietro di sé, abbandonandosi alle lacrime che l'avevano minacciata per tutta la durata della conversazione. Come poteva dirle anche una sola parola riguardo la faccenda? Come poteva essere sincera dopo tutte le menzogne che le aveva raccontato? Non aveva alcuna soluzione se non stare da sola, e, in fondo, non c'era cosa che voleva di più. (...) Più tardi, nel pomeriggio, Hermione ricevette un gufo. L'animale era molto fiero e imponente, proprio come il mittente, motivo per cui non gli fece nemmeno una carezza.  L'esemplare portava con sé un messaggio: > Hermione non capì. Non aveva nessun vestito verde, e per un momento pensò che potesse avere sbagliato persona. Guardò l'orologio: non aveva assolutamente voglia di uscire, tanto meno con quel gruppo di boriosi, ma non aveva molte alternative: sapeva molto bene che, anche se all'apparenza il messaggio poteva sembrare gentile, il suo mittente non avrebbe accettato alcun tipo di rifiuto. Si alzò in piedi per farsi una doccia fredda, ennesimo fallimentare tentativo di lavare via i suoi peccati e rimorsi.  Aprì il suo armadio, ed ecco che lì, in un angolo, lo vide: il vestito verde di cui parlava Malfoy. Non si sentì affatto lusingata, anzi, piuttosto offesa al pensiero di come potesse avercelo messo lì. Ancora una volta ferita nel suo orgoglio, lo afferrò. Si sentiva umiliata: Ginny aveva ragione. L'Hermione di una volta non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa in questo modo. Ma non avrebbe nemmeno commesso un'azione tanto nefasta da poter essere ricattata, e proprio perché non le era mai capitato, credeva che assecondare Malfoy fosse l'unico modo per non mandare a rotoli la sua vita e quella dei suoi amici.  Lui aveva violato la sua intimità, era entrato in camera sua chissà con che mezzi, e lei se ne stava lì in piedi, con quell'odioso vestito in mano, intenta a prepararsi! Ancora una volta, rimproverò la sua irresponsabilità, ripercorrendo tutto ciò che era successo, sperando di trovare una soluzione a quella orrenda situazione. Purtroppo, si rese conto che una volta pronunciato il voto infrangibile, poco c'era da fare se non rispettarlo. Si sentiva una stolta. Cercò di scacciare i suoi pensieri, dato che nulla poteva fare per cambiare la situazione, e decise di provarlo: era indubbiamente un bel vestito, ma non si sentiva a suo agio ad indossare un abito regalatogli dalla persona che più odiava, che si era intrufolata in camera sua per mettercelo. In più era tremendamente scollato per i suoi umili standard. Odiava vestirsi in modo appariscente, motivo in più per cui scoppiò a ridere quasi istericamente davanti allo specchio quando lo provò. Una risata mossa dal disgusto per l'abito e per il suo stesso comportamento. Mise un sottile velo di trucco, e un paio di scarpe a suo gusto abbinate. Dopo aver controllato l'ora e constatato che fosse il momento di uscire, afferrò la sua borsetta e i suoi effetti personali prima di chiudere bene la stanza. Pronunciò almeno dieci incantesimi prima di essere sicura che Malfoy o chiunque fosse stato non potesse entrare nuovamente, e si allontanò. Uscita dalla sala comune di Grifondoro, notò una figura familiare: "Theodore?" Lui, che era di spalle, si voltò, sorridente: "Buonasera Hermione." indossava un completo blu, molto elegante. Stava molto bene con i suoi occhi e capelli scuri. "Che ci fai qui?" chiese, prima di pensare di aver usato un tono leggermente maleducato, e correggersi: "Cioè intendo..." "Ho sentito che saresti venuta ai Manici di Scopa con noi sta sera." la interruppe lui. "Con... voi? Pensavo che tu e Malfoy non andaste d'accordo." "State insieme e lo chiami ancora Malfoy?" chiese ridendo "Avete uno strano modo di dimostravi affetto." "No! È solo che... ci siamo sempre chiamati in questo modo, e spesso si rivela un'abitudine difficile da perdere." rispose. "In ogni caso, non siamo amici. Frequentiamo solo lo stesso gruppo di amici." aggiunse Nott. Hermione non rispose, non sapeva cosa dire, e Theo la guardava. Si sentiva in imbarazzo. "Ho pensato che non volessi fare la strada da sola di sera... gli altri sono già al pub." specificò. "Grazie." rispose lei. Lui si incamminò verso l'uscita per Hogsmeade, e lei lo seguì. Viaggiarono per la maggior parte del tempo in silenzio, se non per commentare la spietata temperatura di quella sera, mentre Hermione si stringeva nel suo cappotto per scaldarsi. All'arrivo, li riconobbe subito. Spiccavano su tutti, dato che erano i più eleganti, pur trovandosi in un locale piuttosto spartano. Li trovava... ridicoli. Ma allo stesso tempo intriganti. Molte cose si potevano dire di loro, ma non che non avessero fascino. "Ciao Theo!" salutarono delle ragazze da lontano, tra cui Hermione riconobbe Pansy Parkinson. Sperava davvero che non ci fosse, la trovava molto antipatica, e spesso si era rivelata la peggiore delle serpi. "Ciao." salutarono tutti in coro al tavolo, quando i due ragazzi lo raggiunsero. Hermione potè riconoscere Blaise Zabini e Gregory Goyle. Rimase in silenzio, in preda all'imbarazzo, e parecchio intimorita da quei ragazzi che a suo avviso facevano parte dell'unica casa da evitare a Hogwarts. E ci era finita dentro dalla testa ai piedi! Theo prese posto dal lato opposto di Draco, vicino a Pansy. Hermione ancora una volta, rimase in piedi senza sapere cosa fare. Metà del tavolo continuava a conversare noncurante della sua presenza, Draco compreso. La metà femminile la guardava dalla testa ai piedi, come fosse un insetto. Stava arrossendo, quando Nott le disse: "Hermione, siediti qui." spostandosi leggermente sulla panca per farle un po' di spazio. Lei apprezzò quel gesto: tra tutti quegli estranei sembrava essere l'unico leggermente interessato a farla sentire a suo agio. Come fece un passo in direzione di Theo, qualcuno le toccò il braccio: "Dove vai?" chiese Draco. "A sedermi." rispose lei. "Siediti qui." disse, toccando le sue ginocchia, come a invitarla a sedersi in braccio. Lei non rispose nemmeno, e si andò a sedere accanto a Nott.
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