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1252 Words
Il mattino giunse correndo rapido, e si fece violentemente strada attraverso la finestra della stanza di Hermione, che fu la prima a svegliarsi. Un mal di testa la colse appena si alzò dal letto. Quando vide Harry disteso accanto a lei, le squallide immagini della sera precedente le tornarono alla mente. Seppur annebbiati, i ricordi erano abbastanza lucidi da permetterle di comprendere ciò che aveva fatto. Si alzò, lentamente, intenta a dirigersi verso il bagno: si guardò allo specchio, e riuscì quasi a sentire i gemiti della sera precedente, come fossero lontani, ma comunque assordanti.  Si fiondò verso la doccia, sperando di svegliarsi da quello che sembrava un incubo, di riuscire a lavare via tutte le azioni depravate che aveva commesso, come le avessero marchiato la pelle. Scoppiò a piangere, e le sue lacrime si mischiarono armoniosamente alle gocce d'acqua. Cosa avrebbe detto a Ron? E a Ginny? E ad Harry?  Non solo era andata a letto con il suo migliore amico, aveva perso la verginità con il migliore amico del suo ragazzo, il ragazzo della sua migliore amica. Più ci pensava, più ne rimaneva disgustata. Uscì dal bagno, e lo svegliò.  "Hermione..." riuscì solo a dire lui. Lei riconobbe nei suoi occhi il flusso di pensieri che la aveva attraversata negli ultimi minuti. Stava ricordando, e si stava vergognando, proprio come lei. "Ieri sera noi... Hermione, dimmi che noi non..." disse lui, portandosi le mani alla testa, quasi in preda alla disperazione. "L'abbiamo fatto." rispose lei. "Perché?" chiese lui, quasi fosse una domanda rivolta a Merlino o che so io. "Perché siamo due deficienti, ecco perché! Cosa facciamo adesso?!" iniziò ad agitarsi Hermione. "Stai tranquilla ok? Calma. È stato un errore: nessuno lo sa, nessuno verrà a saperlo." "Stai suggerendo di fingere che non sia successo niente?" chiese lei, sbalordita. "Tu invece suggerisci di fare il contrario?! Questa cosa non conta niente Hermione! L'avremmo mai fatto se non avessimo bevuto come due spugne?" "Ma Ron... e Ginny?" sussurrò lei, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo. "Ron e Ginny non devono saperlo Hermione. Non devi dirlo a nessuno." "Ma come faccio a guardarli in faccia? A mentirgli spudoratamente?!" "Tu devi! Hermione, devi. Non possiamo rovinare le nostre vite per niente, per una stronzata del genere! Non siamo d'accordo sul fatto che non conti nulla?" "Proprio perché non conta nulla, non dovremmo affrontare la cosa? Sai bene che non riesco a mentire Harry!"  "Lo sai fare invece. Quando è servito, l'hai sempre fatto. Quante volte l'hai fatto proprio qui, in questa scuola, per me? Per Ron? Sei sempre la migliore ad aiutare gli altri, ora però devi pensare a te stessa. Immagina cosa potrebbe succedere se venisse fuori!" disse Harry. Quel discorso le suonò abbastanza convincente da scacciare per un secondo la vergogna.  "Andrà tutto bene, tranquilla." sussurrò lui. Si vestì in silenzio e abbandonò la stanza, di soppiatto. Hermione si sedette sul letto, con la testa fra le mani, cercando di analizzare tutte le soluzioni possibili: Harry aveva ragione, era una cosa insignificante e non aveva senso ferire le persone a cui teneva di più per uno sbaglio che non avrebbe mai neanche più pensato di commettere. Si preparò per le lezioni e aprì la porta. "Oddio!" esclamò, spaventata dalla figura che le si parò davanti. "Che ci fai qui, Malfoy? Come sei entrato nella nostra sala comune?" "Ho semplicemente preso un passaggio." rispose lui. "Sei consapevole del fatto che io sia caposcuola? Dovrò segnalare questa tua mancanza alla dirigent-" "Non penso proprio che lo farai." disse lui, ridendo. "Ah no? E perché mai?" chiese lei, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio. "Un mio presentimento. Dormito bene sta notte Granger?" chiese lui, cercando di sbirciare dentro la sua stanza, ridacchiando sotto i baffi. "Cosa stai dicendo?" "Sono qui per visitare il mio amico Potter. Ieri sera l'ho visto un po' fuori di sé e sono venuto a cercarlo." continuò lui, mentre una montagna di domande confuse miste a terrore balenavano nella mente di lei. "Sei venuto a cercarlo proprio qui?" cercò di mantenere la calma. "So di poterlo trovare in questa stanza." disse lui sorridente, mentre Hermione sentiva una vampata di calore salire dal centro delle sue viscere fino alla sua dolorante testa, mossa dalla vergogna, dalla rabbia e dallo sconforto. "Stai zitto!" lo fermò prima che potesse continuare. Afferrò il suo braccio e lo trascinò all'interno della sua stanza, chiudendo bene la porta, dopo essersi assicurata che nessuno li avesse visti. "Hey, hey, hey, Granger... con Potter funzionerà anche, ma con me no." disse Draco ridendo. "Smettila! Che cosa volevi dire prima?"  "Spero abbiate usato precauzioni... oppure Weasley potrebbe accorgersene prima di quanto pensiamo." continuò lui con la sua linea di sarcasmo. "Non so cosa tu abbia visto, ma ti assicuro che-" "Risparmiati la tua scusa perfetta. Ieri sera ti ho vista molto... diversa. Mi annoiavo, e ho pensato di controllare che arrivassi sana e salva alla tua stanza." "Oh certo..." disse lei infuriata, annuendo con la testa mentre distoglieva lo sguardo da quelli occhi perfidi, lasciandosi umilmente divorare dal senso di colpa e dalla vergogna. "E poi ho visto una cosa curiosa: non avevi chiuso bene la porta. Ho pensato di farlo io, non avrei mai voluto che qualcuno potesse violare la tua intimità... Finché non ti ho vista rotolarti tra le coperte con Potter. Devo davvero farti i miei complimenti, non me l'aspettavo! Hai fregato tutti con la storia della ragazza perfetta! Ci ero cascato pure io..." raccontò lui. "Non è- senti. Ieri ho commesso uno sbaglio, uno dei pochi nella mia vita, ma è stato mosso dalla mia irresponsabilità. Mi sono ubriacata, non ero in me, e sicuramente non lo farò mai più, e non so neanche perché mi stia giustificando con te!" Lui non rispose, sorridendole. "Che cosa vuoi?" chiese lei. "Nulla al momento. Ma capisci che potrei volere qualcosa presto..." continuò. "Mi stai ricattando?!" chiese lei ridendo nervosamente. "Assolutamente no." rispose lui. "Ti sto solo offrendo generosamente il mio silenzio in cambio di un aiuto." "Non so di cosa tu stia parlando, ma se pensi di ricattarmi ti ha davvero dato di volta il cervello! Non hai nessuna prova! A chi pensi che crederanno, al prescelto o al mangiamorte?" disse lei, pentendo subito delle sue parole. Il divertito ghigno di Draco si trasformò in un'espressione cupa, arrabbiata. Si ricompose subito, tornando velocemente a sorridere, spaventando Hermione ancora di più. "Una prova ce l'ho." disse, avvicinandosi. Lei distolse lo sguardo, senza rispondere. Come si permetteva di ricattarla? Lui, ricattare lei! Dopo tutte le cose orribili che aveva fatto nella sua vita avanzava pretese per l'unico sbaglio che lei avesse mai commesso. Ridicolo! "I tuoi occhietti, Granger. Pensi di poter resistere alla pressione? Non conosci Weasleyuccio? Sai bene come reagirebbe se gli mettessi la pulce nell'orecchio... Riusciresti a mantenere la tua integrità? A mentire alle persone che hanno rischiato la vita per te? Non ti sentiresti un po' in colpa?" continuò Draco. "Sentirmi in colpa, io?! Ma ti senti? Draco Malfoy chiede se mi sento in colpa! Tu invece? Quanta gente è morta anche a causa tua? Ti ricordo che li hai fatti entrare tu qui dentro, bastardo!" urlò lei. "Non c'è bisogno di agitarsi, basta che tu faccia quello che ti dico e me ne dimenticherò in poco tempo." rispose lui, mantenendo quell'odioso ghigno divertito. "Vattene Malfoy! Lasciami in pace!" urlò lei, scoppiando a piangere. "Come vuoi." disse lui, sempre sorridente. "Ci vediamo in giro Granger." concluse, prima di sparire dietro quella maledetta porta.
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