Capitolo 1

1539 Words
Tornerai anche tu tra gli altri E mi sentirò impazzire Tornerai e ti avrò davanti Spero solo di non svenire Mentre torni non voltarti Che non voglio più sparire Nel ricordo dei miei giorni resta fino all'imbrunire. Megan Pov Mi ci volle un anno per decidere di andare al college, diciamo più che un anno sabbatico fu una tortura spesa nel poter riportare indietro qualcuno che non esiste più.  Columbia University, sarei partita da qui. L'università era praticamente un quarto d'ora circa a piedi dall'appartamento mio e di Sofia, non capivo perché avesse scelto l'Upper east Side quando l'università che aveva scelto lei era Yale a circa un'ora e mezza da qui, il che significa che con il traffico disumano che c'era ci volevano minimo due ore quando le cose filavano giuste per tornare a casa o per recarsi all'università.  Ormai Settembre stava finendo portandosi con se gli ultimi affanni di quest'estate.  Mi svegliai prima della sveglia puntata la sera prima, decisi di farmi una tazza di latte con i cereali e le gocce di cioccolato, le adoravo.  Sofia era già andata per non arrivare tardi il suo primo giorno, anche lei si era presa un anno, il suo fu veramente sabbatico, girò mezzo mondo e a volte insieme a Kendal quando non era all'università. Più di una volta mi chiese di andare con lei, ma io non me la sentivo proprio.  Rimuginando sulla mia estate noiosa e pensando a quella dei miei amici vidi quanto le cose erano ormai cambiate nell'arco di due anni. L arrivo in America fu traumatico, mi ricordo come se fosse ieri, la mia prima estate da perfetta asociale, mesi per lo più chiusa in casa e poi per finire l incontro bizzarro con Sofia.  Lì cambio radicalmente il mio mondo, fu travolto da un uragano dagli occhi come il ghiaccio e il sorriso da perfetto stronzo, Dio solo sapeva quanto mi mancasse Alex.  Scossi la testa in segno di negazione e mi alzai dallo sgabello e mi diressi verso la doccia cercando di scacciare dalla mia testa il suo ricordo.  Chissà che fine aveva fatto, chissà cosa stesse facendo ora. Mezz'ora dopo uscì dalla doccia e iniziai a prepararmi, i corsi sarebbero iniziati alle nove.  Avevo la fortuna che Kendal da quanto avevo capito fosse iscritto lì, perciò non mi sarei sentita sola più di tanto.  Dopotutto Katie e Matt ormai erano una cosa sola, lì vedevamo giusto quando tornavamo a casa, uno andava all'università di Princeton e l'altra ad Harvard.  Eravamo un po' tutti sparsi per il paese.  Optai per un abbigliamento casual, jeans, scarpe da ginnastica nere, t-shirt e giubbotto di pelle ed ero pronta per tornare tra i banchi.  Scrissi un messaggio a Kendal sul dove trovarci prima di entrare in classe così mi avrebbe spiegato un po' come funzionava il tutto, ma non mi rispose perciò presi la mia borsa, infilai i libri e un block notes e uscì di casa.  L'aria pungente di smog mattutino mi invase le narici, Manhattan per me era ancora un enorme punto di domanda.  Nei giorni in cui mi trasferii qui, imparai la strada a piedi per arrivare all'università, camminare consigliava i miei pensieri e passando per Centeal Park mi rilassavo in mezzo a tutti quei colori.  Misi le mie cuffie e mi incamminai verso la Columbia, ero agitata non potevo negarlo, però dopotutto da qualcosa dovevo pur ricominciare. Arrivai nel atrio dell'università e trovai Kendal aspettarmi con uno sguardo al quanto preoccupato. > chiesi ridacchiando avvicinandomi a lui.  Da un periodo a questa parte mi divertivo a chiamarlo per cognome anche se a lui non piaceva molto.  > iniziò a bonificare.  Aggrottai le sopracciglia confusa e poi d'un tratto sentii una voce fin troppo famigliare avvicinarsi a noi.  > disse la voce irritata.  Girai la testa verso la voce ed eccolo lì, il mio incubo quegli occhi furbi davanti a me di nuovo. > disse Kendal in un sussurro.  Alex si avvicinò al suo amico dandogli una pacca sulla spalla e poi si girò verso di me fissandomi intensamente.  Giuro che in quel momento, sentii la terra sotto i piedi mancarmi.  > disse puntando un dito verso di me. Lo guardai scioccata aspettando che continuasse.  > disse con noncuranza e un sorriso da bastardo.  Avrei voluto prenderlo a pugni in faccia, l'unica cosa che si ricordava di me era di quella notte di sesso, come era ingiusta la vita a volte.  > sputai adirata.  > rispose di rimando.  Mi sentii trafitta come da mille lame, era certo che la persona che amavo non esisteva più neanche nei meandri più oscuri, mi sarei quindi comportata di conseguenza.  Mi sarei comportata come si fa con i ragazzi come lui, l'avrei evitato e odiato con ogni molecola del mio corpo.  > ringhiò Kendal contro di lui in mia difesa.  Roteò gli occhi al cielo in modo plateale e si accese una sigaretta andandosene. > salutò il suo amico.  > infine aggiunse guardandomi per poi scomparire dietro i pilastri del corridoio esterno.  > risposi con un filo di voce quasi impercettibile.  Se prima lo amavo, ora ero sicura di iniziarlo ad odiare.  Kendal aprì la bocca per dire qualcosa, ma lo fermai subito e mi accompagnò dentro dandomi qualche dritta sui corsi. Dopo aver salutato il mio amico nonché migliore amico del diavolo, mi diressi nell'aula dovrei avrei iniziato il mio primo corso, letteratura non so bene perché lo avessi scelto ma da un anno a questa parte mi rifugiavo nei libri più spesso del solito.  Tra Jane Austen, Emily Brontë e quant'altro ormai mi mancava un gatto e sarei diventata una perfetta zitella.  Presi posto a sedere e rimuginai sulle scelte prese qualche tempo fa insieme agli altri.  Se Alex non si fosse ricordato di me, avremmo fatto finta che non sia mai esistita per lui, che sia solo un'amica di amici.  Fu la decisione più dolorosa che dovessi prendere, ma dopotutto era la cosa giusta da fare per poter ricomincia, anche se il destino sembrava proprio che volesse il contrario.  Aprii il libro di letteratura mentre il Professor Mendes si presentò alla classe e ci illustrò il corso quando la porta si spalancò e chiuse con un tonfo.  > strillo il professore.  > disse con tono autoritario, anche se sotto nascondeva un filo di incertezza.  Dopotutto Alex era famoso anche qui, era il nipote dell'imprenditore più famoso degli ultimi tempi e tutto il suo impero sarebbe finito nelle sue mani a breve.  Alex sbuffò di rimando e con la sua camminata da predatore si avvicinò ai posti a sedere.  Mi resi conto solo ora che il posto a fianco al mio era vuoto, un senso di panico si impossessò di me.  " Fai che non si sieda qua Dio, per favore." Ripetevo a me stessa a testa china sul libro.  Preghiera vana.  Dopo esser stato ammirato dalla popolazione femminile che riempiva l'aula ed essere guardato di traverso dalla restante maschile, prese posto vicino a me.  > disse sedendosi a fianco a me.  > risposi di rimando guardandolo dritto negli occhi.  > disse avvicinandosi a me.  Mi girai dall'altra parte assalita dalla rabbia.  > disse cercando di richiamarmi.  Mi afferrò per il braccio per farmi girare, quando mi toccò con le sue dita una scossa di elettricità mi attraversò tutto il corpo e mi girai di scatto.  Da come mi guardava intensamente ero certa che l'avesse sentito anche lui.  > dissi in presa alla rabbia.  Staccò immediatamente le mani dal mio polso guardandomi smarrito.  > rispose semplicemente e si girò dall'altra parte.  Dopo quel piccolo momento la lezione filò liscia come l'olio e altrettanto la giornata.  Tornai a casa e trovai Sofia ad aspettarmi davanti alla TV con una vaschetta di gelato.  > disse lei passandomi un cucchiaio.  Mi buttai sul divano a fianco a lei e sbuffai stressata.  > chiesi affondando il cucchiaio nel gelato.  > rispose semplicemente.  Alzai gli occhi al cielo e iniziai a raccontargli della giornata avuta, l'incontro con lui la prima volta, l'aula di letteratura e quella scossa di elettricità che mi aveva trafitto tutto il corpo.  Passammo la sera davanti alla TV guardando film su Netflix e parlando del più del meno fino ad addormentarci entrambe sul divano.  Quella notte sognai le sue mani su di me, il ricordo delle sue dita che mi toccavano bruciavano come fuoco ardente sulla mia pelle, non riuscì a sognare nient'altro che lui.
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