Unforgettable - French Montana
Alex Pov
Non ne potevo più di questi eventi falsi come le persone che mi giravano intorno come avvoltoi in cerca di appiglio ai miei soldi, alla mia eredità non chiesta.
Presi un bicchiere di bourbon e lo scolai tutto d'un fiato, tra poche ore sarei tornato a New York e avrei visto i miei amici, una piccola rimpatriata prima di ritornare tutti alla nostra solita routine o quasi.
Qualche ora più tardi mentre mi ritrovai nel mio hotel vicino al cuore di New York il telefono squillò.
>
>
Rimasi scioccato, chi era questa persona che mi chiamava dal carcere? Pensai fosse una scherzo e visto che ero annoiato accettai.
>
> balbettò la voce dall'altra parte del telefono.
> risposi svogliato.
> si fece più seria la voce.
> risposi.
> disse interrompendosi.
> risposi irritato.
> la linea iniziò a sfumare.
> risposi infuriato.
> disse poco prima che la linea si interruppe di colpo.
> imprecai contro il telefono ormai staccato.
Tra tutte le conversazioni della mia vita questa fu una delle più strane, non fidarmi di chi mi sta vicino? Di chi non dovrei fidarmi? Dei miei amici? Di mio nonno? Del personale?
Ma soprattutto fidarmi di Megan... l'unica Megan che mi veniva in mente era quella ragazza, che conosceva tutti, che sembrava conoscere anche me alla perfezione, ma io non conoscevo lei o così sembrava.
Entrai in doccia e rimasi una mezz'ora abbondante a crogiolarmi sotto l'acqua cercando di capire qualcosa, di arrivare a una conclusione, ma nulla, il vuoto.
Optai per una polo nera e uno skinny del medesimo colore, non ero in vena di colori, non che lo sia mai stato.
Salii sulla mia Lamborghini anch'essa nera opaca e sfrecciai verso il locale in cui avrei dovuto ritrovarmi con gli altri.
Mezz'ora dopo arrivai al Bamboo un locale che avevano aperto non da molto, come mi avviai all entrata le persone iniziarono e mormorare o a fissarmi come se avessero visto Dio sceso in terra.
Feci finta di niente, il buttafuori mi fece segno con la testa e due secondi dopo mi ritrovai dentro, vidi Kendal con una birra in mano parlare con Matt e altri due ragazzi, appena conosciuti credo, mi avvicinai verso di loro.
> dissi.
> risposero entrambi all'unisono.
> dissi cupo in volto.
I due si guardarono in faccia preoccupati come se immaginassero già qualcosa.
> rispose Matt.
> sospirai.
Mezz'ora dopo ci ritrovammo nei divanetti a fumare mentre le ragazze ballavamo allegramente.
> strillò Sofia correndo verso la sua amica.
Mi girai di scatto e la vidi, era uno spettacolo, rimasi con la birra a mezz'aria fissandola, aveva un vestito bianco che sotto la luce stroboscopica del loca tralasciava ben poco all immaginazione per l' aderenza e lo scollo generoso.
Credo se ne accorse che la stavo fissando perché posò lo sguardo su di me e arrossì, lo notai nonostante l'oscurità del locale.
Quel momento fu rovinato poco dopo, quando vidi Jason, il sangue mi si raggelò nelle vene soprattutto quando la sua mano si posò sul fianco di lei e le disse qualcosa di incomprensibile all'orecchio, ma in grado di farla sorridere.
Il mio umore cambiò letteralmente, non che fossi tanto più allegro prima, ma almeno non avevo voglia di spaccare la faccia a qualcuno, soprattutto a quello lì che un tempo era mio amico.
> disse lei avvicinandosi a noi ragazzi al tavolo, salutando tutti con un bacio sulla guancia eccetto me.
> dissi fissandola con aria di sfida.
> disse avvicinandosi.
Misi una mano sulla schiena avvicinandola ancora di più a me mentre si piegava per salutarmi con un bacio sulla guancia.
> dissi quando le sue labbra si appoggiarono sulla mia guancia.
Automaticamente si staccò da me
> disse guardandomi negli occhi che traspiravano delusione.
Rimasi lì per lì perplesso poi finsi di lasciar perdere.
La serata nonostante le circostante sembra filare liscia, mi diressi verso il bar per prendere qualcosa da bere visto che i camerieri sembravano essere scomparsi nel nulla quando sentii una presenza vicino a me e vidi Jason, con quel suo completo perfetto, il viso da finto Angelo e il sorriso da chi sembrava avesse vinto alla roulette.
> bisbigliò quasi soddisfatto.
Mi girai verso di lui piegando la testa da un lato con un mezzo ghigno malefico.
> sorrisi in segno di sfida.
>
Mi alzai di scatto dallo sgabello con le mani che mi prudevano e di istinto lo presi per il colletto dell giacca.
> sorridendo in modo malefico.
> lo lasciai andare vedendolo sbiancare in volto per poi voltarmi e vedere Megan, in quell attimo tutto si offuscò e vidi Jason sopra di me sferrarmi un pugno.
Presi coscienza di quel che stava succedendo, strinsi le mani attorno al suo collo e lo sbattei a mia volta per terra, sferrandogli una raffica di pugni in faccia.
> gridai preso dalla rabbia.
Lo avrei ammazzato, era certo se non fosse stato per lei.
> gridò Megan tra le lacrime tirandomi per le spalle.
Mi calmai, feci un respiro profondo e mi alzai.
> sputai infuriato.
Presi la mia giacca e mi diressi verso l'uscita del personale per non farmi vedere da nessuno, mentre mi avvicinai alla macchina sentii qualcuno avvicinarsi a me.
> sospirai vedendo Megan avvicinarsi.
> rispose avvinghiata a me e passando le dita sul mio labbro spaccato.
> la presi per mano e la feci entrai in macchina.
Nel silenzio più profondo stringevo il volante dell'auto talmente tanto da farmi venire le nocche bianche mentre nella radio passava
Someone You Loved.
Misi in moto e partii nell'oscurità di New York, senza una meta precisa, avevo solo bisogno di pace e lei era la cosa più vicina che ci potesse essere.