Capitolo 1: L'Arrivo nella Tempesta
La tempesta si abbatté su Bologna con una furia inaspettata, trasformando le antiche strade in torrenti che riflettevano i lampioni tremolanti. Fabio Marchetti si riparò sotto il portico di un palazzo medievale, stringendo contro il petto la cartella di cuoio che conteneva le sue ricerche. I suoi capelli castani erano già intrisi d'acqua, gli occhiali appannati dalla nebbia che saliva dai sampietrini bagnati.
"Maledizione," mormorò, consultando l'indirizzo scarabocchiato su un foglietto ormai inzuppato. Via del Purgatorio, 13. Doveva essere vicino, ma in quella tempesta ogni vicolo sembrava identico all'altro, ogni ombra nascondeva misteri che la sua mente razionale di professore universitario preferiva ignorare.
Un fulmine illuminò la strada e, per un istante, Fabio riuscì a vedere chiaramente l'insegna che stava cercando: una libreria dall'aspetto antico con vetrate che brillavano di una luce dorata nonostante l'ora tarda. Il cuore gli batté più forte del dovuto. Dopo mesi di ricerche infruttuose negli archivi universitari, quella libreria rappresentava la sua ultima speranza di trovare i testi di cui aveva bisogno per completare la sua tesi sui rituali alchemici del Rinascimento.
Corse attraverso la piazza allagata, schizzando acqua a ogni passo. La porta di legno massiccio era ornata da simboli che non riconobbe immediatamente, intarsi che sembravano muoversi nella luce incerta dei lampioni. Quando spinse la maniglia di ferro battuto, una campanella d'ottone risuonò nell'aria densa, un suono che sembrò echeggiare più a lungo del normale.
L'interno lo accolse con un calore improvviso e avvolgente. L'odore di carta antica si mescolava a note di incenso e qualcos'altro che non riusciva a identificare: forse mirra, o erbe essiccate da secoli. Le pareti erano coperte di scaffali che si perdevano nell'ombra del soffitto alto, carichi di volumi dalle rilegature in pelle scura. Candele sparse qua e là creavano pozze di luce dorata, facendo danzare le ombre tra i libri.
"Siamo chiusi," disse una voce profonda dalle profondità della libreria.
Fabio si fermò, gocciolando sul pavimento di pietra antica. "Mi scusi, ho visto luce e pensavo... la tempesta..."
Passi lenti si avvicinarono, e dalle ombre emerse una figura che tolse il respiro a Fabio. L'uomo era alto e snello, con una grazia felina nei movimenti. I capelli corvini gli cadevano in onde morbide fino alle spalle, incorniciando un viso dai lineamenti aristocratici. Ma erano gli occhi a catturare l'attenzione: scuri come la notte, con profondità che sembravano contenere segreti antichi quanto i libri che lo circondavano.
"Antonio Rossi," disse l'uomo, tendendo una mano dalle dita lunghe e affusolate. "Il proprietario. E voi siete...?"
"Fabio Marchetti, università di Bologna." La stretta di mano fu salda, calda, e durò un momento più del necessario. Fabio sentì un brivido che non aveva nulla a che fare con i vestiti bagnati. "Professore di Storia Medievale. So che è tardi, ma stavo cercando testi molto particolari per la mia ricerca e.…"
Antonio inclinò la testa, studiandolo con uno sguardo penetrante che fece sentire Fabio come se fosse un libro aperto. "Particolari in che senso, professore?"
"Testi di alchimia, grimorii, rituali dimenticati." Fabio si tolse gli occhiali appannati, pulendoli nervosamente. "Ho sentito dire che la vostra libreria custodisce documenti che non si trovano altrove. Testi che l'università considera... troppo controversi."
Un sorriso appena accennato curvò le labbra di Antonio. "Chi vi ha parlato di noi?"
"Il professor Benedetti, prima di andare in pensione. Mi ha detto che voi avreste potuto aiutarmi, se fossi stato abbastanza... determinato."
"Benedetti." Antonio annuì lentamente. "Un vecchio amico. Sì, ricordo le sue visite. Aveva la stessa fame di conoscenza che vedo nei vostri occhi." Si voltò, facendo un gesto per farlo seguire. "Venite, vi offrirò qualcosa di caldo. E poi... vedremo se siete davvero pronto per quello che cercate."
Fabio lo seguì attraverso corridoi stretti fiancheggiati da scaffali che sembravano estendersi all'infinito. La luce delle candele creava un'atmosfera intimamente accogliente, ma c'era qualcosa nell'aria che lo metteva in agitazione. Non riusciva a togliere gli occhi dalla figura di Antonio che camminava davanti a lui, dal modo in cui i suoi capelli si muovevano a ogni passo, dall'eleganza naturale dei suoi gesti.
"Da quanto tempo gestite questa libreria?" chiese, cercando di mantenere un tono professionale nonostante il cuore che batteva più veloce.
"La mia famiglia la custodisce da generazioni," rispose Antonio senza voltarsi. "Ogni Rossi ha aggiunto alla collezione, ha protetto i testi che altri avrebbero voluto distruggere. È un compito che richiede... dedizione totale."
Si fermarono davanti a un piccolo salotto nascosto tra gli scaffali, arredato con poltrone di velluto rosso scuro e un tavolino su cui brillavano alcune candele. Antonio versò del vino da una bottiglia antica, i suoi movimenti fluidi e sicuri. Quando porse il bicchiere a Fabio, le loro dita si sfiorarono di nuovo, e questa volta il brivido fu impossibile da ignorare.
"Allora," disse Antonio, sedendosi di fronte a lui, le gambe accavallate con eleganza naturale. "Parlatemi della vostra ricerca. Cosa cercate esattamente tra i nostri testi proibiti?"
Fabio bevve un sorso di vino, sentendo il liquido caldo scorrergli in gola mentre cercava di organizzare i pensieri. La vicinanza di Antonio lo stava disturbando in modi che non aveva mai sperimentato. "Sto studiando l'influenza dell'alchimia sui circoli intellettuali del Cinquecento. In particolare, mi interessa comprendere come certi rituali fossero utilizzati non solo per la trasmutazione dei metalli, ma per... altre trasformazioni."
"Trasformazioni dell'anima," disse Antonio, e non era una domanda.
"Esatto." Fabio si sporse in avanti, dimenticando per un momento l'attrazione che provava nell'eccitazione della scoperta intellettuale. "I testi ufficiali parlano solo degli aspetti materiali, ma io credo che i veri alchimisti stessero cercando qualcosa di più profondo. Una trasformazione spirituale, forse persino... soprannaturale."
Gli occhi di Antonio brillarono nella luce delle candele. "E siete disposto ad accettare che tali trasformazioni possano essere reali? Non solo metafore o simboli?"
La domanda colse Fabio di sorpresa. "Io... sono uno studioso. Seguo le prove, ovunque mi portino."
"Anche se vi portassero oltre i confini di ciò che considerate possibile?"
Il silenzio si allungò tra loro, carico di tensione. Fabio sentiva che quella conversazione stava andando in una direzione che non aveva previsto, ma non riusciva a fermarsi. C'era qualcosa in Antonio che lo attirava come una calamita, una promessa di conoscenze che andavano oltre tutto ciò che aveva mai immaginato.
"Sì," disse finalmente, la voce appena un sussurro. "Anche oltre quei confini."
Antonio si alzò in piedi con un movimento fluido, tendendo la mano. "Allora seguitemi, professore Marchetti. È tempo che vediate cosa custodisce veramente questa libreria."
Fabio prese la mano offerta, sentendo di nuovo quel brivido elettrico al contatto. Mentre Antonio lo guidava verso le profondità della libreria, verso segreti che intuiva avrebbero cambiato la sua vita per sempre, una parte della sua mente gli sussurrava che stava per varcare una soglia da cui non sarebbe mai più tornato indietro.
Ma guardando negli occhi scuri dell'uomo che lo conduceva tra le ombre danzanti, Fabio si rese conto che non gli importava. Per la prima volta nella sua vita ordinata e metodica, era pronto a lasciarsi guidare dalla passione - per la conoscenza, per il mistero, e per qualcosa d'altro che non osava ancora nominare.