Il signore degli Ullyot entrò nella stanza appena le dita rosse dell'alba cominciarono a striare il cielo a oriente. L'uomo non gli mostrò il proprio stupore per averlo trovato sveglio.
"Vorrei parlare con voi, Lord Randwick, senza il vostro paggio. I miei uomini lo porteranno con loro."
Jemmie si alzò un po' incerta sui piedi per il sonno e Malcolm sentì lo stomaco contorcersi per la paura.
"Dove lo porterete?" domandò, cercando di soffocare la disperazione.
"Nella stanza accanto. Tornerà da voi più tardi."
Malcolm rivolse lo sguardo alle due guardie. Erano affidabili? Fu contento di notare che uno dei due uomini era anziano e aveva occhi gentili.
"Non mi accadrà nulla di male, Jemmie. Và pure con loro."
"Penso che"
Malcolm scosse la testa quando Jemmie cominciò a ribattere, tuttavia il suo gesto non sembrò sortire alcun effetto, la sorella sollevò il mento ossuto e si strinse nelle spalle coperte da indumenti troppo leggeri.
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Alexander entrò nella cappella a grandi passi.
Le candele accese nella sagrestia gli illuminavano il cammino, mentre si dirigeva verso Ian. Sollevò il plaid, fece con il dito il segno della croce sulla fronte fredda del giovane defunto e prese un pizzico di sale dal vassoio posato sull'addome di Ian che sparse ai quattro lati della stanza.
"Amico, possano i diavoli star lontani dalla tua anima e possa il tuo viaggio nell'eternità essere dolce."
Con cura sistemò il pugnale infilato sotto la manica della giubba dell'amico morto e lo riempì di orgoglio il notare che qualcuno l'aveva pulito e affilato.
"Giuro che ti vendicherò" sussurrò nell'alba." Lo giuro sull'anima della Santa Vergine e sul sangue del Nostro Signore."
Nostro Signore?
Quanto era passato dall'ultima volta in cui lui aveva pregato? A Crécy? Ad Alessandria d'Egitto? Al Cairo?
Alzò gli occhi e contemplò le volte del soffitto e i ritratti dorati della Sacra Famiglia appesi al muro in fondo. Adam Armstrong era un uomo devoto: lo si vedeva dalla sua cappella. Un'immaginetta della Vergine attirò la sua attenzione: aveva i capelli dello stesso colore di Malcolm Randwick. Scosse la testa, si maledisse per averlo rapito, maledisse il riflesso di porcellana della sua pelle e i capelli rossi come il fuoco. Avrebbe dovuto affidarlo ad Armstrong, che lo avrebbe rispedito dal fratello. Gli ostaggi potevano solo danneggiare Ashblane e, quando c'era di mezzo la salvezza della sua fortezza, lui non correva mai rischi. Eppure sapeva che non lo avrebbe lasciato lì.
"Perché non posso lasciarlo qui?" Quella domanda appena bisbigliata risuonò come un urlo. Santo cielo! Aveva anche solo preso in considerazione di portarselo con sé e proteggerlo?
"Ian, credo che mi abbia scagliato contro una maledizione. Sì, ha usato la sua magia e mi ha maledetto."
Il sangue nel suo braccio cominciò a battere forte e lui cominciò a sentirsi caldo, malato, dannato.
Trattenendo il respiro, arrotolò la manica per poter guardare meglio la ferita al gomito. Linee infiammate rosso scuro gli segnavano la pelle e salivano verso l'alto. Il dolore che provò lo sorprese. Nemmeno al Cairo era stato così male quella volta che aveva avuto il viso aperto in due dalla guancia alla tempia.
Ullyot si mise in ginocchio, tenendosi il braccio appoggiato al fianco per evitare che i movimenti si ripercuotessero sulla ferita. E, una volta finito di pregare, si avviò verso i soldati in attesa fuori dalla cappella e si augurò come null'altro al mondo che le sue vertigini fossero passeggere: non voleva rischiare di scivolare a terra dal suo cavallo ancor prima di vedere da lontano i bastioni di Ashblane.
"Mi darete la vostra parola, Signore, che non gli farete del male?"
Una richiesta ingenua, esitante, fatta senza brandire armi e senza usare la forza. Malcolm aspettò una risposta con il fiato sospeso.
"Uscite."
Beh, comunque non gli aveva infilato un coltello tra le costole né avevano tirato un pugno sul viso spigoloso di Jemmie. Malcolm ringraziò in silenzio il buon Dio e rimase a guardare gli uomini che portavano via la sorella dalla stanza. Quando la porta si richiuse dietro a quel drappello, Ullyot cominciò a parlare.
"C'è una persona che vi difende, Lord Randwick, ma siete famoso per essere un poco di buono e un bugiardo, noto in entrambi i regni per i vostri costumi dissoluti e la magia nera."
Malcolm si sforzò di abbozzare un sorriso. "Mio Signore, negli ultimi dieci anni sono stato prigioniero al castello di Heathwater."
"Non si direbbe che foste prigioniero. Le vostre imprese al castello sono narrate da quanti hanno goduto dei vostri favori."
Malcolm si sentì suo malgrado accendersi in volto e quella reazione lo mandò su tutte le furie. Si alzò e si diresse alla finestra.
Perché lui era lì? E perché era solo?
"Quanti uomini ha vostro fratello a Heathwater?"
Malcolm si sentì sollevato. Dunque, era lì per chiedergli delle informazioni sul fratello e capire di quante armi e uomini disponesse per la battaglia.
"Un migliaio." mentì. Gli uomini a disposizione del fratello erano almeno il doppio.
"Un migliaio senza gli uomini di Harrigton?"
Alexander sapeva che Malcolm stava mentendo e glielo fece capire con quella domanda. Malcolm distolse lo sguardo. "Mio fratello non ha gli uomini che avete voi, per quanto dia una certa sicurezza anche poter fare affidamento sugli altri."
"In che senso?" I suoi occhi si allarmarono e la cicatrice lungo la guancia si raggrinzì nella luce cruda dell'alba.
"Ho sentito che il numero dei soldati di Ashblane è davvero impressionante, quindi allarmante. I re amano avere uomini forti sui confini delle loro terre per potersi difendere dalle invasioni, ma poi cominciano a preoccuparsi, quando questi uomini diventano troppo potenti."
Ullyot scoppiò a ridere. L'arroganza mal celata e minacciosa tradiva un uomo davvero a suo agio con le proprie possibilità.
"Se volete aiutare vostro fratello, vi consiglio di non raccontare fandonie."
"E cosa otterrebbe mio fratello grazie al mio tradimento? Una morte veloce al posto di una più lenta?"
Malcolm pensò a Goult intrappolato nel mezzo della battaglia, ma il laird aveva ignorato la sua domanda e gliene stava già rivolgendo un'altra.
"Il vostro paggio, Jemmie. Perché è così importante per voi?"
Per un momento Malcolm credette di svenire.
Si aggrappò al davanzale della finestra, chiuse gli occhi a ogni cosa che gli era stata raccontata sul conto di Ullyot gli parve d'un tratto vera. Quell'uomo non aveva anima, cuore, onore. Ed era abile. Malcolm stentava a credere alla piega presa dalla conversazione. Aveva già capito tutto?
Si rivolse a lui disperato. "Se vogliamo barattare la vita delle persone, sono disposto a darvi la mia."
"Davvero, Lord Randwick. E perché dovreste farlo?"
Malcolm non osò aggiungere altro. Cosa voleva quell'uomo da lui? Tutti volevano sempre qualcosa.
"E allora quanti sono? Me lo dite?"
"Tremila." Malcolm tenne gli occhi bassi, mentre elencava gli uomini e le loro truppe, attento a non lasciar fuori gli alleati a ovest, e questa volta non gli menti. Visto che la vita della sorella era in pericolo che il laird degli Ullyot era noto per la sua ferocia, Goult avrebbe dovuto correre eventuali rischi.
"Grazie." Parole fredde quanto gli occhi grigi come l'ardesia che lui gli rivolse. Il colore del lago prima della pioggia. Pallido, indecifrabile e distaccato. Per un momento lui si sentì perso ed esposto.
"La sicurezza del mio clan è fondamentale per me, Lord Randwick, e io farò qualsiasi cosa per proteggerlo. Ricordatevelo e vi sarà data la possibilità di vivere per poter fare ritorno alla vostra amata Heathwater."
Malcolm annuì, come lui del resto si aspettava, e lo guardò andarsene.
Heathwater amato?
Se Malcolm avesse potuto appiccare fuoco al castello, lo avrebbe fatto volentieri e se Noel e Liam Williamson fossero rimasti intrappolati tra le fiamme, lui ne sarebbe stato felice.
I fantasmi di dieci anni di odio fluttuarono attorno a lui in modo pericoloso. Malcolm chiuse gli occhi, sentì di nuovo le urla strazianti del marito morto ammazzato e si sentì soffocare. Cercò la sedia a tentoni e si mise a sedere. Non lì, non ora, non un'altra volta. Prima doveva pensare a Jemmie, E dopo
Avrebbe pregato il barone nero degli Ullyot di cancellare Heathwater dalla faccia della terra senza lasciar traccia che potesse ricordarla.