20. TOO LATE (once again)

1293 Words
«Sono morto.» disse William, uscendo dal Fast Food seguito da Edward che annuì in accordo, chiudendo a chiave e mettendo questa in tasca, per poi abbassare la serranda del negozio e assicurarsi che anche questa fosse chiusa correttamente. Quella giornata lavorativa era stata estenuante. «Vieni da me?» chiese poi il riccio, salendo in auto. William lo seguì sedendosi al suo fianco, «Non lo so, dopo l'ultima volta non mi sembra il caso di stare a casa tua, Ed. Senza offesa, ma sarebbe meglio se andassi a casa mia.» disse, accennando un sorriso di scuse. Di certo a casa sua non sarebbe stato da dio, soprattutto con l'assenza di Nadine, che nonostante fosse drogata tutto il tempo o svenuta sul letto quando lui tornava a casa, faceva sì che la casa non fosse completamente vuota terrorizzando William. Non aveva mai superato lo stare solo in casa, non riusciva a farlo, gli veniva da vomitare se solo ci pensava e la notte prima era stata un inferno. Era abituato alla solitudine, ma stare da soli in mezzo alla folla è più semplice dello stare in casa, senza anima viva intorno. Scosse la testa per cancellare quei pensieri e si concentrò su ciò che stava dicendo Edward. «Ma ora sei il mio ragazzo, e sai che prima o poi dovrò pur presentarti ai miei genitori come tale? Beh, forse meglio poi che prima ma sta di fatto che succederà.» fece una pausa come se avesse bisogno di riflettere prima di continuare, «E poi non puoi stare da solo. Non dopo quelli.» indicò lo zaino riferendosi ai biglietti ricevuti. William si guardò le scarpe, pensando ai possibili pro e contro riguardo l'offerta che stava per fare, prima di prendere un bel respiro profondo, «Oppure, in caso mia madre non sia in casa, potresti stare da m-» cominciò a proporre, prima di bloccarsi assimilando correttamente ogni parola del riccio, «Aspetta, sono il tuo ragazzo?» chiese sbalordito. Edward alzò gli occhi al cielo e si sporse verso di lui per pizzicargli un fianco e baciarlo a stampo, «Si, cucciolo smarrito.» affermò con spaventosa sicurezza, facendo sorridere William che «Quindi tu sei il mio ragazzo.» affermò a sua volta, sentendosi sollevato quando Edward annuì e «A meno che tu non mi voglia condividere.» ironizzò prendendolo in giro. William sorrise, «No, non mi va. Voglio l'esclusiva.» ammise arrossendo. Edward lo baciò nuovamente, «Già la hai.» lo rassicurò sorridendogli e mettendo in moto dopo aver messo la cintura, partendo. William riprese quindi il discorso lasciato poco prima, «Potresti venire tu da me. So che casa mia è una topaia, nonostante tu non l'abbia ancora vista, e che probabilmente non ti andrà di starci, ma davvero, per il momento preferirei evitare casa tua o di disturbare se è un periodo particolare per la tua famiglia. Mi sentirei di troppo e non sarei a mio agio, nonostante ora sia il tuo ragazzo.» sorrise nel dire quell'ultima parola, faticando ancora nel credere ad una cosa simile. Edward Adams, il suo ragazzo. Sembrava tanto bella quanto inverosimile come situazione. Ma era tutto vero, ed Edward lo amava. A lui! Edward Adams amava William Spencer. «Va bene, lasciami avvisare mio padre.» disse Edward poggiando una mano sulla coscia del ragazzo accanto a lui e svoltando nella strada dove era passato poche volte dato che soltanto da poco William gli aveva confessato dove viveva davvero. Parcheggiò davanti al palazzo malandato e prese il cellulare accennando un sorriso verso William prima di scendere dall'auto e fare partire la chiamata a Michael. William scese poco dopo mettendosi lo zaino in spalla e aprendo il portone del palazzo mentre Edward parlava a bassa voce, poggiato dal lato dell'auto rivolto verso la strada. Non voleva fare l'impiccione, quindi decise di limitarsi ad aprire il portone e poggiarsi al muro scrostato che in alcuni punti mostrava mattoni rossi scoloriti dal sole o pezzi di intonaco che cedevano alle intemperie. Prese il cellulare e controllò i messaggi, in caso ne avesse qualcuno, mentre aspettava il riccio e si sorprese di trovarne da parte di Luke, James e Kyle. Ovviamente erano tutti nel gruppo che Luke aveva creato dopo una sola settimana di conoscenza. Quel biondo era davvero troppo socievole, o forse gli aveva solo fatto pena. Stava di fatto che William li vedeva ancora come semplici compagni di scuola coi quali aveva legato più a fondo rispetto agli altri. Ma non abbastanza da considerarli amici. Bensì potenziali amici. Luke: Hei Will! Tu ed Edward avete risolto per il giornalino? James: Se fossi in lui ti direi di farti i cazzi tuoi. Luke: Ah ah ah divertente. Kyle: J non bullizzare Lukey! Rise leggendo quelle poche frasi e rispose con un semplice "Tutto risolto" senza approfondire. «Devo preoccuparmi nel vedere quel sorriso rivolto allo schermo? Già hai trovato uno migliore del tuo attuale ragazzo?» lo tirò fuori dai suoi pensieri, Edward, comparendo davanti a lui. William alzò lo sguardo e bloccò il cellulare mettendolo in tasca e scuotendo la testa, «No, Ed. Solo Luke che chiedeva se avessi risolto con te per il giornalino. Tutto bene con tuo padre? Sta meglio?» chiese curioso, entrando nel palazzo seguito da Edward che «Meglio?» chiese prima di mormorare un «Ah sì, giusto.» e «Sì, sta meglio.» rispose, riferendosi al fatto che il giorno Michael non fosse potuto andare al The Judge a causa del raffreddore e della forte influenza che aveva preso. William sorrise, «Puoi stare?» chiese salendo le scale. Edward lo seguì e «Sì, certo. Gli ho detto che sto da un amico.» spiegò. Il liscio annuì e si fermò davanti ad una porta aprendo e calciandola leggermente dato che senza una spinta in più non ne voleva sapere di aprirsi. La spalancò e sentì il modo cadergli addosso. La casa era un disastro totale, il tavolo ribaltato e spaccato a metà, il divano rotto, l'imbottitura sparsa sul pavimento, il poco cibo rimasto spiaccicato sulle pareti, il lampadario staccato, i vetri le finestre completamente frantumati e la parete gialla sporcata dalla scritta "ADDIO" rosso sangue. William sentì il pranzo risalire lungo l'esofago e uno spiacevole mal di pancia prendere possesso del suo stomaco. Sentì le braccia di Edward circondare il suo corpo e poco dopo la sua testa poggiò sul petto ampio dell'altro, il corpo scosso da singhiozzi, la paura insidiatasi nelle sue ossa, l'ansia che avvolgeva ogni singola parte razionale del suo cervello. Cosa stava succedendo? «Ssh aggiusteremo tutto.» sussurrò baciandogli la testa e stringendolo. William scosse la testa piangendo, «C-che succede?» chiese singhiozzando e stringendosi al riccio che scosse la testa, «Ti stanno seguendo.» disse e prima che William potesse chiedere a cosa si riferisse, il suo cellulare squillò. Non si preoccupò di prenderlo o rispondere, fino a quando questo non cessò di squillare. Era probabilmente Luke che voleva aggiornamenti approfonditi su lui ed Edward e non era il momento. Quando anche il cellulare del riccio prese a suonare, William dovette scostarsi per permettere all'altro di rispondere. «Pronto?» rispose Edward, senza allontanarsi da William che si limitò a guardarlo preoccupato che altro potesse succedere. «Cosa? Non posso, non ora.» disse Edward, stringendo la presa su William che sussultò nel sentire la mano sul suo fianco premere oltre il normale. «Papà tu non- cosa?» sgranò gli occhi verdi incredulo e guardò William mordendosi il labbro, «Stai scherzando?» deglutì, «Lo porto lì.» disse prima di attaccare. William sospirò, «Cosa succede?» Edward prese un respiro profondo, «Si tratta di Nadine.» disse soltanto e William sentì il respiro mozzarsi, ma subito dopo si accigliò, «Cosa c'entra tuo padre con mia madre?» chiese non capendo. Edward non rispose, si limitò a guardarlo in silenzio e poi trascinarlo con lui in auto verso una destinazione sconosciuta. William odiava non capire e c'erano troppe cose che non tornavano in quel momento.
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