Capitolo XX

4054 Words
Beatrice Il mattino seguente come da programma spedii le mie dimissione alla De Luca editori e anche se il mio cuore perse un battito ad ogni parole di quella lettera mi ricordai il motivo delle mie azioni. Gettai in valigia tutto giusto ciò che mi servisse per la sopravvivenza di sette giorni. Non avrei avuto vita mondana, mi sarei limitata a stare in albergo e a far compagnia a Stef. “ sei pronta Bi?” sollevai il capo e osservai il mio amico guardarmi dalle lenti dei suoi occhiali da sole specchiati. Quella mattina Stefano aveva curato il suo aspetto in modo impeccabile come sempre. Indossava una camicia in lino color crema sbottonata sul collo in modo da far vedere giusto un accenno di peluria e dei pantaloni morbidi blu. “ Non avrai freddo a Milano vestito in quel modo?” il suo outfit primaverile mi fece venire i brividi al solo sguardo. “ Non credo di aver pensato al clima” fece spallucce e io scoppiai a ridere “ a Milano ci saranno almeno sei gradi! Va a cambiarti Stef o ti prenderai un colpo!” lui sbuffò e torno nella sua camera. Quando lo vidi finalmente indossava qualcosa di decente e caldo. “ va bene adesso?” si rivolse a me annoiato e irritato “ sei permaloso Stef” “ e tu una piantagrane” alzai gli occhi al cielo “ Oh ma certo! Dovresti ringraziarmi sai?” “ per avermi rovinato un outfit da paura?” “ per aver salvato il tuo culo dal congelamento! “ lui sbuffò borbottando e uscendo di casa prima di me. I primi due giorni a Milano furono un inferno, non uscii da quella stanza di hotel neppure per un giro in centro. Stefano era perennemente impegnato e per il resto del tempo Angelica era con noi! Mi sentivo u pesce fuor d’acqua a cena tra loro due e per quanto io adorassi Stefano e Angelica la loro felicità mi faceva pensare alla mia perduta. Il terzo giorno decisi che non avrei potuto passare altro tempo a compiangermi per cui organizzai la mia giornata in modo efficiente. Avevo con me il Pc e tanto tempo a disposizione il che mi avrebbe permesso di dedicarmi al mio romanzo. Dopo ore mi ritrovai con gli occhi lucidi e stanchi. Passai le mani sul viso cercando di dare serenità alle mie iridi quando sentii lo squillo del mio telefono. Il numero anonimo mi fece insospettire, era probabile si trattasse di Gab. “ Pronto..” “ che bello sentire la tua voce fiorellino!” il suo tono malizioso non mi stupì “ cosa vuoi Gab?” “ volevo solo sapere come procede il tuo lavoretto ” io mi morsi il labbro e cercai di calmare la mia ansia. Avrei dovuto recitare la mia parte e lui avrebbe dovuto credere ad ogni mia parola. “ Ho già stabilito la data per la prossima presentazione ma devi darmi tempo” “ NON HO TEMPO!” mi si mozzò il respiro impaurita per la sua reazione. “Ho già stabilito la data cosa altro vuoi che faccia?! lo sentii grugnire “ Va bene ti do altro tempo, ma non tirare troppo la corda Bi o saranno guai per te” io ingoiai il magone in gola e non risposi. “ A presto fiorellino” riattaccò e io trattenni un conato di vomito per quel nomignolo rivoltante. Erano ormai passati cinque giorni e tra due un giudice avrebbe deciso del destino di una bambina la cui vita era inspiegabilmente legata alla mia. Quella sera a cena non toccai quasi cibo, divorata dall’ansia e dal rimorso. “ hai sentito ancora quel tipo?” io scossi la testa alla domanda di Stefano. Gabriel non mi aveva più contattata dopo quella spiacevole telefonata di tre giorni prima. il mio umore era sempre più basso, non riuscivo a fare altro se non scrivere e nonostante Stefano avesse provato a far svagare la mia mente essa non mi permetteva tregua. “ devi avere pazienza..” pazienza ne stavo avendo fin troppa considerando come i giorni passavano lenti e pieni di rimorsi. Pensavo costantemente allo sguardo di Sam e come il suo sguardo d’odio aveva penetrato fin dentro le mie ossa. Il destino mi aveva condotta ad amare qualcuno che mi avrebbe odiato forse per sempre. “ mi perdonerà?” rivolsi lui i miei occhi lucidi di lacrime non versate. Il mio amico lasciò andare la forchetta e prese le mie mani tra le sue. “ ti crederà Bi, e se non dovesse farlo gli tirerò una scarpa in quella zucca bionda che si ritrova per farlo rinsavire” mi sfuggì un risolino e gli fui grata per il suo conforto. “ potresti evitare la violenza magari..” “ e farmi sfuggire l’occasione di pestarlo? Non se ne parla!” lo colpii al braccio e la mia risata lo fece sorridere. “ sei splendida quando sorridi” arrossii a quel complimento “ e tu sei il miglior amico che io potessi desiderare” mi strinse la mano e non fu necessaria una risposta. Rimettere piede a Firenze mi fece sentire nuovamente al mio posto ma il pensiero di cosa stesse accadendo in quell’aula di tribunale mi faceva attorcigliare le viscere. “ Bi! Il taxi è qui!” scossi la testa scacciando ogni pensiero e raggiunsi Stefano che aveva appena fermato l’auto. Il tragitto fino a casa mi sembrò interminabile e il fatto che in quei giorni non avessi ricevuto nessuna notizia di Gabriele mi incuteva timore. Sperai che quel mostro mantenesse gli accordi. In quel momento un messaggio nel mio telefono mi fece capitolare. > il messaggio era anonimo e non ebbi dubbi che fosse Gabriele. IL mio cuore si strinse in una morsa mentre urlavo al tassista di cambiare rotta immediatamente. Tremavo sotto l’abbraccio di Stefano che non mi aveva mollato nemmeno per un minuto. Quando l’auto accostò mi precipitai alle scale dell’enorme struttura in pietra scontrandomi con chiunque si trovasse lungo la mia corsa. Non raggiunsi l’aula perché nell’atrio due occhi cielo si puntarono su di me paralizzandomi. I miei occhi non si beavano della sua vista da troppi giorni e dopo tre anni ininterrotti sembravano esserne dipendenti. Chiusi gli occhi incapace di muovermi mentre lui mi raggiunse in poche falcate. “ cosa ci fai qui?” lo fissai e trattenni a stento le lacrime “ c-cosa è successo?” i suoi occhi divennero cupi e il mio tremolio si acuì “ ho vinto la causa” sgranai gli occhi e il mio sorriso passò da parte a parte il mio viso. Senza curarmene saltai al suo collo stampandogli un bacio sulle labbra. mi resi conto del mio gesto quando con modi freddi mi scostò da lui. “ te lo ripeto Beatrice, cosa ci fai qui?” io mi morsi il labbro insicura di ciò che dovessi dire. Avrei dovuto raccontare della minaccia di Gabriele e di come mi aveva costretto a fare quel gesto ignobile. “ Sam io devo dirti una cos…” “ Samuel tesoro, ci vediamo a casa?” mi si gelò il sangue nelle vene quando quella donna strinse il braccio di Samuel. “ Ho prenotato un tavolo da Palagio, prendi la bambina e ci vediamo lì” le sue unghie laccate lasciarono il suo braccio e quando Mariavittoria si dileguò i suoi fari azzurri puntarono nuovamente su di me. “ ci vai a letto? ” le mie parole erano colme di astio. Lui alzò un sopracciglio e mi guardò con curiosità. “ Non credo ti riguardi con chi vado a letto ” strinsi i pugni lungo i fianchi “ Si invece!” alzai la voce e Samuel mi trascinò fuori a forza per non dare spettacolo. Mi scrollai dalla sua presa e gli puntai il dito contro. “ Mi fai schifo! Non avrei mai potuto pensare che tu potessi cadere così in basso..” lui si avvicinò a me guardandomi con la stessa ira di una settimana prima. “ l’unica bassezza della mia vita Beatrice sei stata tu e adesso se vuoi scusarmi ho un appuntamento con la madre di mia figlia” quella frase mi avrebbe dovuto spezzare, lui l’aveva ideata per ridurmi a brandelli ma ciò che provocò fu solo un fuoco che non avevo mai provato in tutta la mia vita. “ non sono mai andata a letto con Gabriel” “ mi credi stupido Beatrice?” mi sfuggì un risolino amaro “ ti credevo un angelo Samael… ma ora capisco quanto tu sia solo un piccolo uomo colmo d’odio. Non avresti resistito senza vendetta non è così?” lui mi guardò con occhi persi incerto se rispondere. “ Sei stato tu ad inviare quel messaggio anonimo non è vero?” lui chinò il capo affranto e io compresi che Gabriele non aveva fatto nulla. “ Beatrice io..” “ Non proferire altra parola Samuel. Volevi vendicarti per un male che io non ho commesso!” sospirai e la mia ira divenne solo pena per un uomo meschino che aveva pensato solo a sé stesso. “ Sono colpevole di tanti crimini Beatrice ma non puoi biasimare il mio comportamento dopo quello che hai fatto” “ io non ho fatto nulla!” “ e io come cazzo faccio a saperlo eh?! E per quele assurdo motivo avresti dovuto mentirmi?” non avrei potuto rivelare le mie ragioni nonostante avessi una miriade di ragioni per farlo. “ non ha più importanza ormai… ” buttai fuori l’aria dai polmoni e strinsi le braccia la petto per proteggere me stessa. gli sfuggì un risolino amaro “ Ma sì hai ragione, non ha più importanza. Addio Beatrice” seguii con lo sguardo le sue mani che si abbottonarono la giacca e poi guardai un ultima volta l’uomo che amavo e che odiavo allo stesso tempo. L’uomo che mi aveva tradita e mi aveva trascinata fino a qui per farmelo vedere. L’uomo che non meritava la mia pietà e i miei silenzi. “ Mi hai tradita Samuel, e anche se reputi il tuo comportamento giustificato non lo è e tu lo sai. È solo colpa tua e spero che questa consapevolezza non ti abbandoni mai. Addio” Scesi le scale in fretta e raggiunsi Stefano al di la del marciapiede. Il tragitto di ritorno fu silenzioso, Stefano aveva assistito a tutta la scena sulle scale di quel maledetto tribunale. Arrivai in casa senza neppure accorgermi di quanto tempo fosse trascorso. Tolsi le scarpe e il cappotto e mi diressi nella mia camera quasi come se avessi inserito il pilota automatico. Mi spogliai e mi infilai in doccia cercando di cancellare ogni pensiero. Mi stupì la mia reazione, la Beatrice di una volta si sarebbe autodistrutta con qualunque mezzo tagliente a disposizione mentre adesso l’unica cosa che anelavo era cancellare. Volevo eliminare quegli occhi, quel profumo, la sensazione delle sue mani sul mio corpo. Poggiai le spalle sulle mattonelle bagnate e chiusi gli occhi ormai vuoti per tutte le lacrime versate. Mi chiesi se davvero potessi riuscire a cancellare il suo nome che con l’inchiostro era stato scritto sul mio cuore. Il mio amore per lui non aveva fatto altro che combinare disastri. Mi sfuggì una risata amara. Come avrei mai potuto credere che lui potesse ricambiare i miei sentimenti? Ero stata una stolta incapace di controllare i propri sentimenti, accecata dal turbinio di emozioni che quell’essere demoniaco riusciva a scaturire. Mi accasciai rannicchiando le gambe al petto e poggiai la testa sulle ginocchia. Chiusi gli occhi e cominciai a canticchiare. Come on, skinny love, just last the year Pour a little salt, we were never here My, my, my, my, my, my, my, my, my, my, my Staring at the sink of blood and crushed veneer Singhiozzai e le mie lacrime si confusero con il getto d’acqua che a pioggia ricadeva sul mio corpo nudo. Tell my love to wreck it all Cut out all the ropes and let me fall My, my, my, my, my, my, my, my, my, my, my Right at the moment, this order's tall Ero caduta all’inferno ma sarei riuscita a sopravvivere. Un mese dopo… “ Beatrice scendi da lì!” persi l’equilibrio per lo spavento e chiusi gli occhi attendendo lo schianto che non arrivò mai. Mi ritrovai sollevata da due braccia forti e i miei occhi impauriti incontrarono i suoi sorridenti. “ ti ho detto di non arrampicarti da sola o sbaglio?” i miei piedi toccarono terra e scossi la testa imbarazzata. “ Il cliente voleva questo!” sollevai quel piccolo mattoncino dal titolo Moby d**k e lo esposi davanti gli occhi neri del mio nuovo datore di lavoro. Dopo essere stata scartata da ogni casa editrice persi le mie speranze, almeno fino a quando Federico non mi accolse nella sua piccola libreria. Fu un caso che io mi trovassi in quel luogo disperata e alla ricerca di un libro sui cui sfogare le mie sofferenze. Un ragazzo dai toni gentili si era offerto di aiutarmi e tra una chiacchiera e l’altra mi trovai ad avere un lavoro. “ allora la prossima volta cerca di non ucciderti!” misi il broncio al suo rimprovero. “ d’accordo ma adesso se vuoi scusarmi, ho un cliente che mi aspetta” gli feci l’occhiolino e sculettai alla cassa dove una ragazzina mi aspettava in trepidazione per il suo nuovo libro. “ Fanno dieci euro” presi le banconote e le posizionai in cassa. La ragazza prese il sacchetto che le porsi e uscì. Mi voltai verso Federico che mi guardava con un sorriso malinconico. “ ho fatto qualcosa di sbagliato?” lui scosse la testa e si avvicinò “ sei brava Bi, non è questo che mi preoccupa” lo guardai confusa “ allora cos’era quella espressione?” lo conoscevo da poche settimane ma sapevo riconoscere i malesseri altrui con molta facilità, forse perché il dolore era da sempre il mio compagno. “ Che ne diresti di venire alla fiera del libro?” sgranai gli occhi per lo stupore. La fiera del libro era uno degli eventi più attesi dell’anno per scrittori ed editori e gli inviti erano riservati solo a pochi. “ hai un invito?!” lui annuì sorridendo per la mia espressione buffa e stupita “ Ho buoni contatti, allora che ne dici?” pensai alla sua proposta e trovai strano che un piccolo libraio potesse ottenere un invito di così grande rilevanza. Ad ogni modo accettare avrebbe significato passare un intero weekend a Londra per non parlare del fatto che ci sarebbero stati i maggiori editor di tutta Europa e il rischio di incontrare Gab era molto alto. Non ricevevo messaggi o chiamate minatorie da quasi un mese, da quando Stef mi aveva convinto a denunciarlo per aggressione . Non avevo molte prove ma la polizia aveva comunque accettato la denuncia. Pensai che non fossi più un suo bersaglio dato che Samuel aveva vinto la causa ed io ero non lavoravo più alla De Luca. “ allora?” mi destai dai miei pensieri e riflettei un attimo sulla proposta di Federico. “ é il sogno di ogni scrittore…” i suoi pozzi di petrolio si illuminarono “ è un modo per dire si?” io annuii sorridente “ Ah lo sapevo che non ti saresti fatta scappare questa occasione! Infatti ho già prontato l’hotel per entrambi!” “ era così scontata la mia risposta?” gli lanciai un occhiataccia e lui si grattò la nuca imbarazzato “ Ehm.. beh…” vedendolo in difficoltà esplosi in una risata fragorosa guadagnandomi un occhiataccia di rimando “ Sei molto subdola lo sai Bi?” “ Sei divertente quando balbetti imbarazzato” lui mise le mani ai fianchi e il suo petto si gonfiò di aria “ Io non balbetto imbarazzato! Ragazzina impertinente” continuai a ridere fino a quando il campanellino della porta non indicò l’ingresso di un cliente. *** “ allora Bi, non sei eccitata per questa nuova avventura?” guardai Liliana che sorseggiava il suo caffè. Lei era l’unico contatto che avevo mantenuto con la De Luca editori. Eravamo buone amiche e fuori dal lavoro il nostro rapporto si era rafforzato molto di più tanto da raccontarle aspetti della mia vita che non avrei mai raccontato ad altri. “ Non lo so Lili, sono un po’ in ansia e soprattutto la mia seduta con la dottoressa Rosa è saltata!” “ Oh andiamo Bi! Non farne un dramma, ci andrai la prossima settimana!” “ Mi reggo in piedi grazie a quella donna e tu mi dici di non farne un dramma?!” lei alzò gli occhi al cielo “ Ti reggi in piedi da sola Bi perché sei forte e perché ti meriti di avere una vita felice” “ La fai facile tu…” “ tesoro non c’è nulla di difficile! Hai trovato un lavoro, un ragazzo e ora hai la tua grande occasione di far pubblicare il tuo libro!” “ quante volte ti ho detto che Federico non è il mio ragazzo?! E poi lo sai che il mio libro non è terminato” “ Puoi darla a bere a chi vuoi tesoro ma io ho visto come ti guarda quel tipo e non è decisamente un modo amichevole!” sbuffai per la sua insistenza “ Ho chiuso con gli uomini” le dissi categorica “ Senti lo so che è presto per dimenticare Sa..” “ NON PRUNCIARE QUEL NOME” lei alzò le mani in segno di resa e cambiò discorso. Salutai Liliana fuori dalla caffetteria promettendole una miriade di gossip al mio ritorno e mi diressi verso casa. Passai il resto del pomeriggio a preparare il bagaglio e a cercare di placare le mie ansie per quel viaggio. Liliana aveva ragione sul fatto che in quell’occasione avrei potuto far leggere il mio manoscritto, anche se non ancora completo. Non sapevo bene cosa dover mettere in valigia per cui misi un po’ di tutto tra casual ed elegante e professionale. Quando terminai era già ora di cena e data la mia pigrizia optai per una pizza e un bel film sul mio comodo letto. Quella notte come tutte fu disturbato da due impenetrabili occhi color cielo. Il mattino seguente mi trovai in un volo di linea con Federico al mio fianco. Indossava dei jeans e una camicia bianca aperta sul collo, con le maniche arrotolate fino ai gomiti. I suoi ricci neri come gli occhi cadevano ribelli sulla fronte e il suo accenno di barba lo rendeva virile e attraente. Non potei non ripensare alle parole di Liliana, quell’uomo era stato dolce e non mi aveva mai fatto nessuna pressione. Forse avrei dovuto essere più attenta ai segnali. “ è tutto ok?” la sua mano si posò sulla mia e mi guardò con apprensione “ Non mi piace molto volare” ammisi “ la dolce Bi ha paura degli aerei?” scimmiottò la mia voce e io lo colpii sulla spalla “ Non ho paura degli aerei! Mi mette ansia essere in una scatola chiusa sospesa per aria!” “ ergo, hai paura degli aerei” mi derise e io sbuffai infastidita per il suo atteggiamento bambinesco “ sei insopportabile lo sai?” “ e tu sei una bambina quando sbuffi in quel modo” mi accarezzo il viso e mi spostò una ciocca di capelli portandola dietro l’orecchio. Il suo gesto mi fece arrossire e mi scostai facendolo indietreggiare imbarazzato tanto quanto me. Il resto del viaggio passò lentamente e quando toccammo terra tirai un sospiro di sollievo. Di inglese non conoscevo una parola ma per fortuna Federico lo parlava fluentemente e non fu un problema trovare un mezzo di trasporto. L’hotel era carino, nulla di troppo pretenzioso ma decisamente accogliente. La mia stanza si trovava al primo piano proprio al fianco di quella di Federico che si offrì di portare su anche il mio bagaglio. “ potevo portarlo io..” “ e lasciarti la possibilità di scherzare sulla mia poca galanteria? Non sia mai!” “ Mi credi così infima?” gli dissi alzando incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio. Lui fece finta di pensarci su poi mi rivolse un sorriso malefico “ ti credo capace di molte cose Beatrice” il suo tono suadente non mi sfuggì e le mie gote si imporporarono. “ Bene! Ehm.. allora io entro” balbettai e cercai di aprire in modo irruento quella porta che non voleva collaborare. Lui ridacchiò per la mia sbadataggine “ Stasera c’è un piccolo party di benvenuto, ti aspetto alle otto all’ingresso” io annuii mentre lui si dileguava nella sua stanza. Quando finalmente riuscii a d aprire quella maledetta porta mi gettai sul letto a peso morto gettando fuori tutta l’aria che avevo trattenuto. Portai le mani sugli occhi confusa dalle mie emozioni. Non comprendevo l’attrazione che provavo per Federico perché sapevo che il mio cuore ancora battesse per un solo nome. Mi preparai con cura indossando un abito da cocktail nero fino al ginocchio con scollo a cuore. Raccolsi i capelli in uno chignon scomposto e truccai il mio viso con eyeliner e rossetto rosso. Guardai l’ora e imprecai dato il mio ritardo, presi il cappotto e la pochette e corsi alla hall. Trovai ad attendermi proprio davanti il portico Federico che sfoggiava il suo completo nero con eleganza. I suoi occhi si posarono su di me e si sgranarono per la sorpresa, si avvicinò e mi baciò il dorso della mano. “ mi permetta di dirle signorina che questa sera è un incanto” i suoi modi retrò mi fecero ridere ma stetti al gioco. “ la ringrazio my Lord devo ammettere che anche lei non è male tirato a lucido” “ cara Bi, i tuoi modi ottocenteschi sono pessimi” risi e presi il braccio che mi offriva dirigendoci verso il taxi che ci attendeva. Il party si sarebbe tenuto in hotel di lusso nella stessa sala che per i giorni seguenti sarebbe stata gremita di stand con libri di tutti i generi e lingue. Mi guardai intorno ammaliata dallo sfarzo che ci circondava. La sala era illuminata da lampadari di cristallo che pendevano dal soffitto e camerieri impettiti girovagavano per l’intero ambiente con vassoi pieni di leccornie e champagne. “ Mi spieghi come diavolo hai avuto un invito?” gli dissi a bassa voce facendolo sorridere “ Te l’ho detto, ho le mie conoscenze” “ Oh andiamo! Dimmi come hai fatto!” lui sbuffò “ D’accordo! Mio padre dirige la Links Editors” mi bloccai e lo guardai quasi senza parole “ t-tu..tuo padre dirige la Link?!” La Links Editors era una delle case editrici più importati di tutto il mondo, accidenti! “ sta calma Bi” “ mi dici di stare calma? Cazzo! Perché non me lo hai detto?” il suo volto si incupì “ perché io e mio padre non parliamo da anni, da quando ho deciso di non ereditare la sua compagnia e fare di testa mia” “ scusa non volevo ficcanasare..” lui mi sollevò il volto e mi guardò in modo intenso “ va tutto bene Bi, hai ragione dovevo dirtelo ma adesso vorrei solo godermi questa festa con te ok?” io annuii e ci dirigemmo verso il centro della sala. Molti uomini e donne si avvicinarono a Federico che a quanto pare era davvero molto conosciuto nell’ambiente. Mai mi sarei aspettata che quel piccolo libraio di periferia potesse avere un eredità tanto grande. Non conoscevo la sua storia ma ne ammirai il coraggio, non era facile allontanarsi da tutto ed io conoscevo bene quella sensazione. “ Oh Bi, vieni ti presento una persona!” mi trascinò di peso e io feci fatica a stare al suo passo “ Chi è ?!” “ Qualcuno che potrebbe essere interessato al tuo libro” lui mi fece l’occhiolino e io mi agitai per l’emozione. Forse avrei potuto finalmente realizzare il mio sogno ma quando raggiunsi la meta il mio cuore già segnato riprese a sanguinare. “ Beatrice ti presento Samuel De Luca, dirige una delle case editrici più importati di tutta Italia ed è interessato ai nuovi talenti” i nostri occhi si incastrarono e fu come ritornare a bruciare tra le fiamme della voragine infernale. “ Beatrice” “ Samael”
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