Beatrice
“ La ringrazio per la sua presenza signorina Emilia, attendiamo con ansia il seguito” un applauso si levò in quella stanza e io sorrisi godendo di quel successo. Dopo quattro ore di viaggio e due di presentazione ero decisamente esausta. Fu quasi un miracolo uscire dalla villa e respirare aria pulita. Non fui a conoscenza del motivo per cui quella mattina la presentazione si tenne in una antica villa piuttosto che in una sala conferenze grigia e amorfa come era consueto. Immersa completamente nel verde passeggiai tra le vie di quell’immenso giardino. Il fruscio dell’acqua fece capolino e mi spinse a correre nella sua direzione fino a giungere ad una splendida fontana in marmo dove si ergeva una donna coperta da un fascio drappeggiato. Sul bordo della fontana un uomo se ne stava tranquillo a leggere.
“ Gabriel Puccini” il capo dell’uomo si levò nella mia direzione e non appena si accorse della mia identità sfoggiò un sorriso incantevole.
“ Beatrice Mancini” Mi avvicinai a lui e vidi che tra le mani aveva Sogno di una notte di mezza estate. Inarcai un sopracciglio indicando il libro e lui alzò le spalle in modo innocente.
“ Non ti facevo un tipo così romantico”
“ Bene, vai per la tua strada; ma non ti allontanerai da questo bosco, finché non ti avrò torturato per questa offesa” citò Shakespeare in modo teatrale facendomi ridere. Non conoscevo la letteratura inglese così bene da rispondere per le rime ma diedi ugualmente voce alle parole.
“ Credi che possa farmi ricattare da un teatrante da quattro soldi?” la mia ironia lo aizzò a continuare. Il suo corpo si avvicinava al mio sempre di più mentre i suoi occhi fiammeggiavano per la lussuria. Ma il mio cuore non batteva e il mio sangue non ribolliva sotto al suo sguardo. Sentii il suo fiato sul viso e le sue mani percorsero le mie bracca dall’alto al basso.
“ Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti” si chinò ma prima che io riuscissi a scostarmi Gabriel finì per terra colpito dall’ira furente di Lucifero in persona. Mi gettai sui due uomini cercando di fermare quel miscuglio di carni mascoline.
Nonostante le intimazioni dei due io non mi scostai e per paura di colpirmi si fermarono.
“ Siete diventati matti! Potevate uccidervi accidenti!” Samuel e Gabriel si guardavano come due fiere in gabbia, pronte a sbranarsi non appena ne avessero avuto la possibilità.
“ Ti ho detto di stare lontano da lei!” il petto di Samael si alzava e si abbassava furente.
“ Cos’è Sam? Non sai tenere a bada la tua nuova fidanzatina?” L’uomo che stava parlando non era il ragazzo dolce che avevo conosciuto, quello che aveva cercato di aiutarmi. Era solo un nauseante bastardo.
I miei pensieri si fermarono quando Samuel stava per scagliarsi nuovamente contro quell’uomo.
“ Fermo Sam!”
“ Io ti ammazzo hai capito stronzo?” Gabriel rise amaramente e il suo sguardo tetro mise i brividi
“ Avanti Sam! Fammi vedere quel che sai fare” pensai fosse matto. Le sue condizioni fisiche non erano equiparabili a quelle di Samuel per non parlare della ferocia che il mio angelo caduto sprigionava da ogni poro.
“ Ti prego Sam” cercai i suoi occhi per farlo rinsavire ma fu inutile quando Gabriel uscì il suo asso nella manica.
“ Sei solo un povero illuso Sam, lei no ti sceglierà mai volontariamente. Non verrai mai scelto da nessuno. Nemmeno Laura lo ha fatto”
L’urlo tuonò come un messaggio ultraterreno. Gli inferi si risvegliarono tirando fuori ogni demone. Samael assalì il nemico urlando frasi sconnesse.
“ L’hai uccisa tu!” un pugno
“Avrei dovuto farti fuori prima!” un altro pugno.
La mia figura era inerte davanti quella scena. Non potevo fermarlo non ne avrei avuto la forza e la mia testa vorticava confusa. Vidi mia madre per terra sanguinante e la voce di Samuel si confuse presto con quella di mio padre. Mi tappai le orecchie per non sentire e chiusi gli occhi per non vedere ma le immagini si mescolavano e il vuoto si impadroniva del mio essere. I mei tormenti si confusero alla realtà non avendo più discernimento tra le due. Anelai le mie lame, desiderai il dolore della carne e poi caddi muta.
Aprii gli occhi dolcemente abituandomi poco alla volta alla luce esterna. La prima cosa che mi si palesò davanti furono i magnifici occhi cielo del mio demone. Mi accarezzò il viso e mi sorrise. Notai le contusioni sul suo volto e mi ricordai dell’accaduto. Mi sollevai di scatto e un dolore lancinante alla testa mi fece gemere.
“ Sei ancora scossa Bea, cerca di riposare” Le sue mani mi aiutarono ad adagiare la testa sul cuscino.
“ Cosa è successo?” lui mi guardò con apprensione preparandosi a raccontare l’accaduto.
“ Credo che tu sia caduta e abbia battuto la testa. Quando mi sono accorto di te eri già svenuta” toccai il punto dolente del mio cranio e notai che appena accanto la mia tempia vi stava un rigonfiamento coperto da una garza medica.
“ Che fine ha fatto Gabriel?” il suo volto si incupì e mi rivolse uno sguardo truce
“ È vivo, se è questo che ti preoccupa” cercai di sollevarmi con cautela per mettermi al livello di Samuel che se ne stava seduto accanto a me sul letto. Notai solo in quel momento che mi trovavo nella sua stanza.
“ Come ci siamo finiti qui?”
“ Ti avrei portata in ospedale ma avrei dovuto… beh dare delle spiegazioni quindi ti ho portata qui e ho chiamato un amico” alzai un sopracciglio perplessa
“ Quindi potrei avere un trauma cranico e non saperlo solo perché tu avevi paura di dare spiegazioni in ospedale?!” lui mi guardò a disagio e io scossi la testa divertita. Per quanto tutta quella situazione fosse assurda la trovai divertente. Probabilmente la stabilità della mia mente stava per abbandonarmi ancora.
“ Perché tu non hai fasciature?” guardai il suo volto violaceo per metà, e le sue mani sfregiate dalla lotta. La colluttazione era stata intensa e i due si batterono con violenza, non osai immaginare come fosse ridotto Gabriel.
“ Non ne ho bisogno, tu piuttosto hai bisogno di riposare” fece per alzarsi ma io lo fermai tirandolo per un braccio.
“ Chi è Laura?” Di certo Samuel non si aspettava una domanda a bruciapelo ma quel nome aveva fatto scattare in lui qualcosa che ha risvegliato i miei incubi e bramavo sapere chi fosse quella donna.
“ Non è nessuno” la sua voce cupa mi fece intendere il contrario. Lo scenario peggiore fu quello di immaginare un amore passato il cui pensiero mi faceva rabbrividire dalla rabbia.
“ Credi di potermi nascondere davvero la verità? Se non fosse per lei e per la tua reazione io non sarei seduta sul tuo letto con una fascia in testa” giocai la carta dei sensi di colpa e la sua cupidigia divenne la solita rabbia fremente che manifestava nei miei confronti.
“ Giochi sporco Beatrice” incrociò le braccia al petto e io alzai le spalle con finta innocenza.
“ Conosco i nomi di tutti i tuoi appuntamenti ma nessuno con il nome di Laura, sono proprio curiosa di sapere cosa abbia di speciale questa donna da affannarti tanto” la punta di veleno della mia lingua generarono un luccichio maligno nei suoi occhi
“ Non sarai mica gelosa vero Bea?” il mio colorito divenne misto tra magenta e verde e oltre all’imbarazzo riconobbi una minima punta di gelosia. Potevo vantare pretese verso di lui? No di certo, ma essere gelosa di un uomo che desideravo lo credevo lecito.
“ Sei uno stolto solo a pensarlo!” lui ridacchiò e io ricambiai con un occhiata torva.
“ Sono solo curiosa” lui buttò l’aria fuori dai polmoni e i suoi occhi tonarono alla cupidigia
“ Laura era la mia gemella ” il gelo delle sue parole mi mise terrore
“ H-hai detto e-era?” balbettai quasi potessi sbagliare parole
“ È morta dieci anni fa” mi morsi il labbro non proferendo parola per un po’ “ cosa c’entra Gabriel Puccini in tutto questo?” lui si alzò in piedi nero di rabbia
“ Non è importante. Ma tu non lo rivedrai mai più” non potei credere alle mie orecchie. Di certo dopo quello che aveva detto di me non avrei mai più rivisto quell’essere immondo ma Samuel non aveva nessun diritto di proibirmelo.
“ È ovvio che non puoi impedirmi nulla” lui sgranò gli occhi
“ No, Non lo farai, a costo di rinchiuderti in questa stanza per tutta la vita!” mi alzai anche io con cautela e mi avvicinai al corpo massiccio e fremente di Samael.
“ Non sono una tua proprietà Samuel”
“ Stammi bene a sentire Beatrice, quell’uomo è pericoloso non puoi avvicinarti a lui” lo spinsi cercando di scuoterlo
“ E cosa avrà mai fatto di così terribile?”
“ Ha ucciso mia sorella!” mi zittii e ricordai gli eventi delle ore precedenti. Samuel aveva accusato Gabriel di aver ucciso Laura ma non lo credevo possibile dato che Gabriel a piede libero viveva tranquillo la sua vita.
“ Sam è impossibile…” lui girava per la stanza infuriato
“ Ti sembro un fottuto bugiardo? Quello stronzo mi ha portato via una parte di me Cazzo!” lanciò al muro la lambada di ceramica che si frantumò in mille pezzi. Tremai di paura e quando sollevò il suo sguardo incrociando il mio terrorizzato vidi i suoi sensi di colpa emergere. Si sedette sul bordo del grande letto a baldacchino e si prese la testa tra le mani comprendo il volto.
Mi sedetti accanto a lui e comprendendo il suo stato d’animo lo abbracciai restando in silenzio.
“ Gabriel era il ragazzo di Laura” cominciò a parlare dal nulla e io mi misi in posizione eretta prendendogli la mano per incoraggiarlo
“ Io e Laura avevamo un legame speciale, tra gemelli la connessione è unica. Lei aveva sempre scelto me, qualunque cosa facessimo lei era sempre con me”
Compresi il dolore delle sue parole perché io stessa lo avevo provato sulla mia pelle.
“Quella volta però lei scelse lui. Non mi è mai piaciuto quel ragazzo e quando lo dissi a Laura lei andò su tutte le furie. Mi rinfacciò che a causa mia non aveva mai avuto una vita sua e che da quel momento avrebbe fatto tutto da sola. Quel dannato pomeriggio pioveva come mai prima e lei da testarda andò in casa di quel mostro” Mi strinse la mano così forte da farmi male ma non me ne curai.
“ Cosa successe dopo?”
“ Lo trovò a letto con un'altra. Lei mi chiamò e mi disse che avevo ragione su tutto e di quanto Gabriel fosse uno stronzo immorale. Le dissi di aspettarmi lì ma lei prese l’auto. Quando arrivai era già troppo tardi, la pioggia torrenziale la fece uscire fuori strada invadendo la corsia opposta. Il frontale fu mortale per entrambi i conducenti.”
Lui si voltò verso di me con gli occhi lucidi e tristi tali da farmi stringere il cuore.
“ Una parte di me è andata via con lei e tutto per colpa di quell’uomo!” la sua rabbia tornò ma non fece in tempo a prendere altri oggetti da lanciare perché le mie braccia gli circondarono il collo e le mie labbra toccarono le sue. Fu un bacio disperato, carico di un dolore represso e mai emerso. Sentire la sua tristezza mi aveva spinta verso di lui perché come Sherazad anche io pativo le pene del mio carnefice. Il bacio lungo e bisognoso durò a lungo lasciandoci esanimi. Lui mi trascinò accanto a sé sul letto facendo poggiare la mia testa sul suo cuore pulsante.
“ Scegli il mio giardino mia dolce Sherazad e una spina non pungerà mai il tuo dito” chiusi gli occhi e una lacrima solitaria attraversò il mio volto. Quell’uomo mi aveva ferita e umiliata e nonostante tutto il mio masochismo mi spingeva verso di lui.
“ Ho già scelto, mio principe” nel silenzio ci addormentammo.
Dormii come non facevo da giorni e quando aprii gli occhi mi accorsi di essere sola in quel grande letto. Stesi le braccia in alto allungando i muscoli e scesi al piano inferiore per cercare il mio angelo caduto. Oltrepassai l’armadio con lo specchio e notai che indossavo ancora la maglia larga che Samuel mi aveva messo il giorno precedente. Cercai invano di domare i capelli arruffati e poi mi avviai. Brividi di gelo mi percorsero il corpo e i piedi nudi a contatto con il freddo pavimento in marmo non mi era di aiuto.
Samuel era in cucina intento a spadellare qualcosa dall’odore appetibile. Gli andai in contro in silenzio e lo colsi di sorpresa abbracciandolo da dietro.
“ Avresti dovuto dormire un po’ di più, mi hai rovinato la sorpresa” mi scostai e vidi a cosa si riferiva. Samuel De Luca aveva deciso di prepararmi una colazione a base di pancake. Il suo umore era tornato solare e quel cambiamento repentino mi fece insospettire. Gli anni di terapia mi avevano insegnato ad affrontare il mio dolore mentre lui non aveva fatto altro che nasconderlo. decisi di non prendere nessun discorso inquieto e di assecondare il suo buon umore.
“ Mmh ho una fame da lupi!” lui mi guardò si sbieco con un sorrisetto ammiccante
“ Smettila di guardarmi in quel modo Samael!” lui ridacchiò e torno alla sua opera culinaria
Pochi istanti dopo ci ritrovammo a bere caffè e mangiare pancake come una qualunque coppia normale.
“ Ti piacciono?”
“ Mmh.. Sono deliziosi”
“ Smettila di fare quei versi, sei ancora convalescente e non posso approfittarmi di te” alzai un sopracciglio e lo guardai con saccenza
“ Pensi davvero che verrei a letto con te Samael?”
“ Non ho dubbi in proposito Beatrice” ingoiai il boccone prendendo il mio tempo e solo dopo risposi
“ Dovresti averne, perché non ho nessuna intenzione di farlo” lui divenne serio
“ Dici sul serio? ieri hai fatto la tua scelta credevo avessimo finito di giocare al gatto e al topo”
“ Credi che basti? Credi che raccontarmi di..” mi bloccai alla vista del suo volto cupo. Scossi la testa e continuai
“ Sei stato crudele Samuel e senza una ragione valida. Non puoi pretendere che io ti perdoni così su due piedi”
“ Allora ieri? Mi hai preso in giro?” lui si avvicinò alla mia sedia calandosi sul mio volto
“ Ti ho chiesto di scegliere me Sherazad” chiusi gli occhi per il torpore che la sua vicinanza mi provocava e per il tumulto del mio cuore che si sarebbe aperto a lui.
“ E io l’ho fatto Akbar ma questo non vuol dire che ti abbia perdonato” lui sbuffò e si tirò indietro
“ D’accordo allora! Faremo a modo tuo ,ma solo se oggi vieni con me” lo guardai stranita
“ Venire con te dove?” incrociai le braccia la petto attendendo la risposta
“ I miei genitori ci hanno invitati per un weekend” sgranai gli occhi stupita
“ Hanno invitato noi?”
“ Io mia figlia e te” presi un momento per riflettere. Quell’invito sarebbe stato un passo in una direzione precisa e da quel che avevamo trascorso io e Samuel non avevamo nemmeno capito quale strada fare.
“ Non credo sia una buona idea, insomma cosa credi che penseranno se io venissi con te e tua figlia?” lui mi guardò con un sorrisetto
“ Che presto avrai un anello al dito” mi strozzai con l’ultima goccia di caffè.
“Tesoro per quanto mi piaccia scioccarti vorrei che non morissi” bevvi un po’ d’acqua guardandolo in malo modo
“ Molto divertente Samael e non chiamarmi tesoro!”
“ Ti dispiace che io lo faccia? Tesoro?”
“ Sì, dato che chiamavi tutti i tuoi appuntamenti >”
“ Mi lusinga la tua gelosia Beatrice ma i miei appuntamenti erano solo di lavoro quindi la tua paura è infondata” lo derisi
“ Oh che moralità Signor De Luca, mi sorprende questa rivelazione”
“ Non dovrebbe. Te l’ho già detto non vado a letto con chiunque” si avvicinò nuovamente ma questa volta quasi a sfiorare le mie labbra.
“ Hai ragione e a quanto ho capito non ci andrai per molto, molto tempo” sorrisi in modo maligno facendolo rabbrividire.
“ Che cosa?!” risi e mi scostai da lui avviandomi verso le scale
“ Vado a svegliare Elisa” salii al piano di sopra non curandomi delle sue urla amareggiate dalla imminente astinenza.
Presi la borsa e la valigia e in tutta fretta mi avviai alla porta di casa.
“ Nemmeno un saluto?” mi voltai verso Stef che si era appena svegliato.
“ Non volevo svegliarti” lui mi sorrise e mi abbracciò
“ Se hai bisogno di me chiama e non andare fuori di testa per quel tipo hai capito Bi?” lo guardai rassegnata. L’episodio della settimana precedente ancora lo tormentava e nonostante capissi il suo punto di vista io sapevo che non sarebbe più capitato e che non avevo bisogno della dottoressa.
“ Ti voglio bene Stef “ gli lasciai un bacio sulla guancia
“ Anche io Bi” uscii sul pianerottolo ma qualcosa di estremamente importante mi venne in mente
“ Stef!” il ragazzo aprì la porta incuriosito del motivo per cui avessi bussato con ferocia dopo essere andata via di fretta
“ Hai dimenticato qualcosa?”
“ Volevo ricordarti del compleanno di mia madre” Stefano alzò gli occhi al cielo sbuffando
“ Posso declinare l’invito?” gli colpii la spalla
“ Sarà una tortura Stef ma devi esserci”
“ Ci sarà il tuo bel demonio?” sgranai gli occhi
“ Come fai a sapere che lo chiamo così?” lui alzò le spalle in modo innocente
“ Ho letto il tuo libro”
“Stefano accidenti a te!”
“ Non ti incazzare ok? Mi serviva il tuo pc e hai lasciato la pagina aperta, ho solo dato un occhiata nulla di più” sbuffai ma in fondo era Stefano e non avrei tenuto il broncio per molto
“ D’accordo, comunque non credo sia il caso di dirglielo, mi sembra troppo presto”
“ Oh certo, infatti non sei diretta a casa De Luca per un weekend con tutta la famigliola felice”
“Cazzo Stef lo so ok? Ma sai come è mia madre e se dovesse..”
“ Ho capito, lui non sa niente di te vero?” scossi la testa.
“ Dovresti farlo Bi. Deve sapere cosa succede quando fa lo stronzo” la sua rabbia la comprendevo ma io stavo bene e di certo non avrei mai voluto che Samuel si comportasse in modo diverso per paura che la mia mente fosse troppo debole.
Vidi lo schermo del telefono illuminarsi segno che Samuel mi stesse appettando. “ Devo andare Stef, solo promettimi che verrai con me” lui sospirò e annuì.