Beatrice
Il nostro weekend si interruppe il mattino seguente, infatti, data l’imminente udienza, l’avvocato di Sam ci aveva richiesti in città.
“ Ciao cara, spero che possiate tornare qui quando tutto sarà finito” le sorrisi dopo aver lasciato due baci sulle sue gote
“ Grazie per avermi invitata Lucia”
“ Sei la benvenuta qui” Salvatore raggiunse la moglie posando un braccio sulla sua spalla.
“ Fatemi passare!” la vocina stridula di nonna Tina mi fece ridacchiare mentre si dimenava cercando di raggiungermi.
“ È stato un piacere conoscerla signora”
“ Non dire sciocchezze ragazzina! Sei una di famiglia ormai e tu giovanotto vedi di mettere l’anello al dito di questa ragazza prima che schiatti!”
“ NONNA!” urlano tutti in coro facendomi esplodere dalle risate.
“ Signora io..”
“ Nonna Tina!” mi picchiò con il suo bastone e mi corressi subito prima di prenderne ancora
“ D’accordo, allora nonna Tina è stato un piacere conoscerti e spero di rivederti presto” le stampai un bacio sulla gota rugosa guadagnandomi un occhiolino scaltro.
Samuel caricò i bagagli in macchina e sistemò Elisa sui sedili posteriori prima della partenza per Firenze. Guardai con nostalgia le campagne che si allontanavano all’orizzonte e ripensai a quell’unico giorno passato in compagnia della famiglia di Sam. Mi resi conto che di quei momenti non vi era l’ombra nei miei ricordi. Quando pensavo al passato riuscivo a vedere solo orrore con un unico spiraglio di luce, mio padre. Mi misi comoda sul sedile e chiusi gli occhi, immaginando di poter far parte di una vera famiglia un giorno o l’altro.
“ Bea..” mugugnai
“Angelo siamo arrivati” aprii gli occhi e cercai di mettere a fuoco le immagini. La Mercedes era ferma proprio davanti l’edificio di casa mia. Mi stiracchiai allungando le braccia in alto e ronfai come un felino appena sveglio.
Saltai giù dall’auto per dare una mano a Sam con il bagaglio.
“ Ti accompagno” alzai gli occhi al cielo, la storia della sicurezza stava diventando un fardello.
“ C’è Elisa in auto e sta dormendo, non puoi di certo lasciarla sola”
“ La sveglio e ti accompagniamo insieme”
“ È tutto ok Sam, Stefano dovrebbe essere in casa” lui sembrò perplesso, non voleva lasciarmi andare il che era assurdo e maniacale.
“ Ti mando un sms appena entro in casa, va meglio così?” lui annuì rincuorato.
Non appena misi piede in casa assolsi ai miei obblighi in quanto sospettavo che la sua auto non si sarebbe mossa fino al mio messaggio.
“ Come mai sei tornata oggi?!” mi accorsi che il mio coinquilino era mezzo nudo proprio di fronte a me.
“ Oh Dio! Vestiti subito!” le mie urla fecero arrivare una piccola ragazza con una maglia larga che a mala pena le copriva le parti intime.
“ Oh santo cielo, perdonatemi!” mi tappai gli occhi e corsi in camera tirando la porta dietro di me e gettandomi sul letto ridendo a crepapelle.
Pochi minuti dopo fu Stef ad invitarmi in cucina promettendo di essere vestito e pulito.
Vidi seduta al tavolo la piccola ragazza di poco prima ma con dei jeans e i capelli biondi legati.
“ Ehm.. mi dispiace per prima io beh…”
“ Sta tranquilla Bi, lei è Angelica la mia ragazza” i miei occhi si illuminarono di gioia
“ Allora è ufficiale?” la ragazza annuì sorridendo e io mi misi a saltare come una bimba
“ Devi raccontarmi tutto! Come è stato? Romantico? Imbarazzato? Ti ha conquistato con il suo modo di suonare la chitarra vero?”
“ Ohi Bi frena un momento!”
“ Non dirmi di frenarmi Stef, è una vita che aspetto questo momento e non puoi rovinarlo!” lui rise e io con lui.
I due ragazzi accontentarono la mia voglia di gossip sulla nuova coppia per quasi un ora.
“ E tu Bi, mi spieghi perché sei qui? Ti aspettavo domani” mi rattristai
“ Domani Samuel ha l’udienza per l’affidamento”
“ Merda”
“ Samuel è il tuo ragazzo?” non seppi come rispondere, la situazione era così complicata che una risposta semplice come si o no non poteva bastare.
“ È complicato…”
“ Complicato? Cazzo Bi è il tuo capo, ti ha trattato di merda e ha una figlia, per non parlare di tutta la storia del libro e..”
“ Grazie Stef, molto eloquente direi” sbuffai
“ Scusa Bi ma quel tipo non mi piace”
“ L’amore è cieco Stef”
“ Ne sei innamorata?” Angelica mi guardò con gli occhi sognanti e io mi morsi la lingua
“ É…”
“ Complicato” completò lei la frase per me. in quel momento il mio telefono si illuminò mostrando il nome del mio angelo caduto.
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Sospirai e mi scusai con i ragazzi prima di prendere la borsa e dirigermi verso casa di Samuel.
“ L’hai fatta incazzare Samuel cosa ti aspettavi? Un premio?”
“ Non sei molto d’aiuto amico” i due uomini battibeccavano vivamente quando arrivai.
“ Sto cercando di salvarti il culo”
“ No Riccardo, devi salvare mia figlia!”
“ Ehi” i due uomini si voltarono notando la mia presenza per la prima volta dopo cinque minuti. Sam mi raggiunse baciandomi le labbra e cogliendomi di sorpresa. Non si era mai esposto davanti qualcun altro, i nostri erano incontri fugaci e molto intimi. Credetti che gli eventi lo avessero portato a quel gesto e non volli pensare che forse la nostra relazione stava per diventare reale.
“ Piacere di conoscerti, sono Riccardo Furneri” osservai l’uomo dal portamento elegante. Dall’aspetto sembrava un coetaneo di Samuel o forse uno o due anni in più. Notai i suoi occhi freddi come il ghiaccio ma brillanti come stelle.
“ Sono Beatrice Mancini” l’uomo indugiò lo sguardo facendomi arrossire
“ Basta così Furneri o mi toccherà parlare con tua moglie” lui rise staccando gli occhi da me.
“ Sei geloso De Luca?”
“ Molto, e anche Silvia da quanto so” Sam incrociò le braccia la petto assottigliando lo sguardo.
“ Sissi non ha motivo di essere gelosa”
“ Beh io lo sono e molto” alzai gli occhi al cielo
“ Non hai motivo nemmeno tu Samael” Riccardo ci guardò confuso
“ È il nome biblico di Lucifero” disse Sam con tranquillità mentre la smorfia confusa di Riccardo si acuiva.
“ È una lunga storia, piuttosto perché mi avete chiamata qui?” Riccardo e Samuel mi aggiornarono sulla strategia da seguire e scoprii con felicità che il mio ruolo era semplicemente quello di stare al fianco di Sam.
“ Quindi non sarò chiamata testimoniare o altro?” Riccardo scosse la testa sorridendo
“ No, Beatrice questa non è una causa penale quindi puoi stare tranquilla” tirai un sospiro di sollievo e mi accasciai sul divano godendomi la mia tazza di tè.
Per il resto del pomeriggio mi occupai di Elisa mentre Samuel continuò la conversazione con Riccardo a lungo. Quando a sera finalmente l’avvocato se ne andò anche io mi preparai per tornare a casa.
“ Resta qui stanotte” dal solo sguardo seppi quanto per lui quella notte sarebbe stata difficile così decisi di stare al suo fianco.
Il mattino seguente la sveglia trillò di buon ora e dopo colazione mi avviai verso casa concordando con Samuel l’ora per vederci in tribunale.
Decisi di indossare un tubino semplice color crema, lasciai i ricci sciolti e truccai poco il mio viso. Samuel mi aveva chiesto di essere me stessa ed era proprio ciò che avrei fatto.
Non ero mai entrata in un tribunale prima e la possenza della struttura mi affascinò. Riccardo e Samuel si trovavano all’ingresso dell’aula e io li raggiunsi a passo lento ammirando con parsimonia tutto ciò che mi circondava.
“ Buongiorno” Sam mi stampò un bacio in guancia mentre Riccardo mi fece solo un cenno professionale. L’uomo gentile che avevo incontrato la sera precedente sembrava scomparso, la sua austerità si intonava bene con l’ambiente ricco di uomini e donne in giacca con fascicoli tra le mani.
L’avvocato ci fece cenno di entrare e ci accomodammo in prima fila. L’espressione impassibile di Samuel rivelava i suoi timori interiori e io gli strinsi la mano infondendogli coraggio.
Mariavittoria fece il suo ingresso come una modella che si rispetti. Vestita di nero come una vedova, mi lanciava sguardi velenosi da lontano.
Quando tutti furono ai loro posti il giudice cominciò l’udienza. Furono minuti che durarono ore, non capii quasi nulla delle argomentazioni di Riccardo. La sua retorica così arzigogolata mi fece uscire dai gangheri. L’avvocato di Mariavittoria era una donna e a giudicare dalla sua espressione anche lei doveva essere una vera stronza.
“ la seduta e tolta” le parole del giudice mi destarono dai miei pensieri e guardai Sam per capire cosa mi fossi persa.
“ Quindi?” lui mi guardò sconsolato
“ Ci sarà un'altra udienza la prossima settimana e poi vedremo cosa succederà” rispose Riccardo al posto di Sam
“ ma è andata bene no?”
“ Mariavittoria non ha speranze, l’unica possibilità sarebbe apportare una prova che dimostri l’irresponsabilità di Samuel” sospirai, Samuel era un uomo difficile ma di certo un buon padre.
“ Hai sentito Sam? Andrà tutto bene “ mi gettai tra le sue braccia speranzosa e lui fece fatica a ricambiare.
Tornare al lavoro dopo quel weekend altalenante fu strano ma terribilmente confortante. Non avrei mai immaginato che quella scrivania mi sarebbe mancata così tanto. Samuel fu silenzioso per tutto il tragitto dal tribunale fino all’ufficio e nonostante Riccardo avesse detto che le probabilità di vincita erano alte l’atteggiamento del mio demone mi preoccupava.
“ Finalmente sei qui!” alzai il capo dal manoscritto e incrociai la mia collega Liliana.
“ è stata una settimana complicata” lei annuì sospettosa
“ Allora è vero!” la guardai confusa non sapevo a cosa si stesse riferendo
“ a cosa ti riferisci?”
“ Tu e il capo… si insomma…” arrossii di colpo affogandomi con la saliva.
“ Santo cielo Liliana sei impazzita? Abbassa quella voce!”
“ Bea qui dentro è una settimana che girano voci su te e il grande capo” mi alzai in piedi nervosa
“ con De Luca non c’è assolutamente nulla!” adottai la strategia del negazionismo sperando che alla fine la mia tesi avrebbe avuto la meglio sui gossip.
“ Ho sentito il mio nome?” Samuel si avvicinò cingendo la mia vita e posando le sue labbra sulle mie in un casto bacio. Vidi il mio piano tappa gossip svanire senza possibilità di recupero.
“ Stavo giusto chiedendo a Bea se le voci tra voi due fossero vere” Liliana guardò Sam con gli occhi brillanti per il succulento scoop appena rivelatole
“ Hai sentito Bi? Girano delle voci su di noi” lo guardai truce
“ Si e di certo tu non sei d’aiuto per fermarle” lui alzò gli occhi al cielo
“ Tu sei Liliana vero? Risorse umane?” lei vibrò per le attenzioni di Samuel
“ Oh si! Volevo dire… Sì signor De Luca” lui scoppiò in una risata sardonica guadagnandosi una gomitata sulle costole. Non avrebbe guadagnato punti prendendo in giro l’unica mia amica in editoria.
“ Non preoccuparti Liliana, puoi chiamarmi Samuel credo che queste formalità stiano diventando piuttosto strette”
“ Oh.. beh allora io torno a lavoro ! Buona giornata Samuel e tu vedi di non sparire più senza avvertire!”
“ Ti informerò del mio eventuale rapimento alieno” le sorrisi e si allontanò sculettando su i suoi tacchi.
Mi voltai verso il mio angelo caduto il cui umore di tristezza era curiosamente mutato in malizia.
“ sei di buon umore” mi prese tra le braccia stringendomi con forza e mi sorrise in modo ammiccante
“ sono di ottimo umore signorina Mancini e mi domandavo se anche il suo fosse sulla mia lunghezza d’onda…” sfiorò il mio collo con la punta del naso mandando in tilt la mia mente. Il suo profumo forte e mascolino mi eccitava più di quanto io potessi prevedere e il mio corpo anelava il suo come il polo di una calamita.
“ Mmh”
“ Si, Beatrice anche tu mi desideri” il desiderio non eguagliava un briciolo di ciò che provassi.
“ Siamo a lavoro” le sue mani incontrollate mi tastavano il corpo in defibrillazione
“ Credi che il tuo capo possa beccarti?” sorrisi alle sue insinuazioni e mi permise di rispondere al gioco.
“ Credo che il mio capo sia un tipo un po’ irruento, non so mai come potrebbe reagire” la sua bocca mi sfiorò il lobo dell’orecchio facendomi trasalire
“ Io credo che il tuo capo vorrebbe prenderti proprio qui, sulla tua scrivania” mi staccai da lui bruscamente
“ Ti piace proprio fare sesso sulle scrivanie eh?” dopo qualche secondo di confusione riuscì a comprendere il mio cambiamento di umore repentino
“ Bi ti prego quella volta…”
“ Non una parola Samael, perfavore” la sua espressione sconfitta mi ferì ma non di certo quanto riprovare il dolore di quella notte. Sentire i gemiti di quella donna e immaginare come stesse profittando delle prodezze del mio demonio mi fece salire la nausea.
Andai in saletta per un caffè e prendere una pausa da tutte quelle emozioni contrastanti. Mi chiesi perché la mia vita avesse preso una piega così sconsiderata. Un mese prima la noia dominava e il mese dopo mi ritrovai nel bel mezzo di un tornado. Sbuffai avvilita. Pensai di aver dovuto mettere a freno gli impulsi ma la gelosia mi colpì alla sopravvista facendomi fuggire. Non ero mai stata brava ad esprimere i miei sentimenti o parlare di essi, ma ero sempre stata brava a cercare via di fuga. Fuggivo da qualunque aspetto doloroso della mia vita in primis mia madre. Mi ricordai improvvisamente del compleanno della donna e cercai nelle tasche il telefono.
“ Dannazione dove l’ho messo?” tastai tutto il mio corpo ma non ne trovai traccia. Ritornai alla mia scrivania e per mia fortuna il telefono si trovava lì con un dettaglio che non sfuggì ai miei occhi.
“ Certo signora ci saremo senz’altro, a domani” tolsi dalle mani di Sam l’apparecchio e notai che la chiamata appena interrotta era con mia madre.
“ Cosa ti ha detto?” il mio stomaco si stringeva in una morsa
“ Perché non mi hai detto della festa?” mi morsi il labbro per l’imbarazzo. Decisi di essere sincera fino in fondo.
“ Perché non volevo dirtelo” il suo guardo deluso mi colpì in pieno facendo affiorare ogni mio minimo senso di colpa.
“ Capisco “ scossi la testa e lo fermai prima che fuggisse da me
“ No! Ti prego tu non capisci! Il mio rapporto con mia madre è molto complicato e io non so ancora che cosa ci sia tra noi due e non volevo portarti nella tana del lupo” lui bloccò il mio flusso irrequieto prendendo il mio viso tra le mani.
“ Ehi, ehi, angelo calmati. Va tutto bene” lo strinsi a me quasi avessi paura che sparisse
“ Perdonami io volevo dirtelo è solo che…”
“ Lo capisco Beatrice. So che tra te e tua madre non scorre buon sangue e va bene se non vuoi che io venga domani, ma ti prego di smetterla con questa storia del dubbio” sospirai guardandolo negli occhi.
“ Io e te siamo qui. È reale e vorrei che la vivessi fino in fondo” i suoi occhi cielo si immersero nei miei.
“ È troppo veloce Sam io non so se ce la faccio”
“ Faremo tutto con i tuoi tempi Beatrice, so che la situazione mi è sfuggita di mano con l’affidamento e tutto il resto ma ho desiderato questo momento per tanto tempo, ti prego non buttare tutto all’aria” non compresi l’ultima frase, ma la sua sincerità mi spiazzò.
“ Vorrei che venissi con me alla festa domani” lui scosse la testa ma io lo fermai
“ Ti prego, avrò bisogno di te domani” lui non ne conosceva le ragioni ma comprese il mio bisogno.
“ Se è questo che vuoi ci sarò” gli sorrisi e in punta di piedi gli stampai un bacio a fior di labbra.
Il resto della giornata passò in tranquillità tra manoscritti e autori. Samuel aveva insistito per accompagnarmi a casa ma avevo delle commissioni da sbrigare quindi preferii andare da sola.
Fare la spesa non era particolarmente piacevole ma i miei bisogni vitali e quelli del mio coinquilino ci costringevano a cibarci, di conseguenza quel tour settimanale era necessario.
Ci vollero due ore per tornare a casa ma di certo il frigorifero sorrise al vedersi nuovamente pieno. Il brontolio del mio stomaco mi avvisò della sua vuotezza e mi accorsi solo in quel momento che fosse già ora di cena. Decisi di cibarmi di sola frutta dato che la mia dolce madre aveva deciso di mandarmi un abito di una taglia più piccola. Non l’avevo neppure sgridata forse perché assuefatta dal suo modo di essere crudele.
Sbucciai la mela verde e il luccichio della lama del coltello destò la mia attenzione. Da molti anni essa non rappresentava più un pericolo eppure ammirare la sua lucentezza mi suscitava tumulti. Non credetti possibile una ricaduta fino a qualche giorno prima. In quell’istante pensai davvero al sollievo che avrebbe lenito il mio dolore ma la mia forza d’animo mi aveva bloccata dall’oscurità.
Dopo anni di terapia non ero mai riuscita a ricolmare quel vuoto della mente. La mia realtà è sempre stata offuscata da pensieri confusi sulla mia infanzia e nonostante la dottoressa Rosa lo reputasse normale io non le credetti mai.
Due presenze di cui avevo coscienza avevano dirottato la mia vita, la luce di mio padre e l’odio di mia madre il resto era un lungo buio.
Il telefono interruppe la contemplazione e anche i mei pensieri tornarono alla realtà.
Da: Emilia fossari @Email .it
A: Bportinari@GMXemail. it
Cara dolce Beatrice,
Mi dispiace non aver ricevuto più tue notizie. Sarò a Firenze la prossima settimana e mi piacerebbe incontrarti. Non è necessario che tu mi risponda, se deciderai di venire mi troverai all’ingresso della Galleria degli uffizi Giovedì alle dieci.
Con affetto
Tua Emilia
Il mio cuore perse un battito. Pensai immediatamente a Sophia ma la logica di contattarmi con quell’email non la trovai. Sam mi aveva detto che era lei che curava la corrispondenza per cui non persi tempo e la chiamai. La donna rispose al terzo squillo
“ Beatrice Mancini!” sorrisi per il suo entusiasmo
“ Ciao Sophia…”
“ Tutto bene Bi?” temevo di essere troppo diretta ma non seppi come aggirare la questione
“ Hai ancora tu il controllo delle email di Emilia?”
“ Tesoro non pensavo nemmeno ci fosse una email di Emilia” sbiancai, Sophia non aveva mai letto le mie mail.
“ Tesoro perdonami ma ho un appuntamento, devo lasciarti ma tieniti libera per un caffè, baci!” riattaccò lasciandomi in balia degli eventi.
Se Sophia non era coinvolta l’unico a poterlo essere era Samuel anche se le ragioni di quel misterioso messaggio non mi erano chiare. L’unico modo per sapere quale fosse la realtà era presentarsi all’appuntamento e di certo lo avrei fatto se fossi sopravvissuta alla festa di mia madre.