La partenza

509 Words
Finalmente ho in mano il diploma, sono operatrice socio sanitaria e posso andarmene da questo luogo così colmo di tristi ricordi. I miei genitori sono morti a causa di un incidente stradale, avvenuto quando avevo la tenera età di cinque anni. Da allora vivo con degli zii paterni di secondo grado e mi hanno fatto capire fin da subito che sono un peso per loro. Mi trattano con freddezza e cattiveria, non hanno mai dimostrato una briciola d'amore nei miei confronti. Mi tengono sempre chiusa in casa, dopo la scuola e i compiti devo sbrigare le faccende domestiche che mia zia lascia svolgere esclusivamente a me. Logicamente non ho una vita sociale e neanche un'amica sono cresciuta completamente sola. Tutto questo sta per terminare perché una nuova vita mi attende, il mio insegnante di matematica venuto al corrente della mia tragica situazione, ha provato compassione per me e si è impegnato tramite un suo amico a trovarmi un lavoro. Una famiglia che vive in un paesino ai confini con l'Austria cerca una persona qualificata per assistere un loro familiare anziano. Avrei accettato qualsiasi lavoro, anche fare le pulizie, purché mi permettesse di andarmene dalla casa dei miei zii che si trova a Ragusa nella splendida Sicilia. Il mio nome è Cristina i miei zii dicono che ho un aspetto scialbo ed insignificante, queste parole me le hanno ripetute tutti i giorni rendendomi così insicura di me stessa che ho una paura tremenda di vivere fuori nel mondo. Sono consapevole che devo trovare la forza per poter andarmene ed ho una tremenda ansia per il viaggio in treno che dovrò affrontare, sarà abbastanza lungo ed io non sono mai uscita da Ragusa. Devo andarmene a tutti i costi ed il coraggio mi arriverà. Quella mattina mi alzai all'alba e frettolosamente indossai jeans e maglia con sopra la giacca rossa l'unica che avevo. Pettinai i boccoli che scendevano lungo i miei capelli castani, presi la valigia che conteneva i pochi stracci che possedevo; feci un respiro profondo per calmare l'ansia che mi attanagliava e me ne andai. Non avevo detto nulla ai miei zii per paura che potessero impedirmi di partire, approfittai del fatto che ancora stessero dormendo e lasciai quella casa. Giunsi alla stazione correndo, dista dalla casa dei miei zii circa un chilometro e, miracolosamente, feci appena in tempo a salire sul treno che era in procinto di partire. Mi sedetti accanto al finestrino con il fiatone, guardavo fuori e vedevo allontanarsi sempre più il bellissimo paesaggio dove avevo vissuto per molti anni lasciando dietro tristi ricordi... Ero più che mai decisa di non farvi mai più ritorno. Avevo in tasca solo venti euro sarebbero stati sufficienti per arrivare a destinazione, il viaggio lo aveva pagato il mio insegnante con l'accordo che gli avrei restituito i soldi appena percepivo il primo stipendio. Mi rendevo conto che stavo dirigendomi verso una vita nuova, colma di incognite e paure ero consapevole di non avere altre alternative. Peggio di come avevo vissuto fino a quel momento ero sicura che non sarebbe stato.
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