Capitolo Dieci

1412 Parole
Khalid si fermo davanti alla porta del pronto soccorso contento di essersi liberato del suo entourage al recinto dei cavalli. Aveva notato gli sguardi interrogativi dei suoi uomini, abituati a Faruq che era troppo pigro per occuparsi di qualcun altro, soprattutto sé si trattava di un dipendente. Di sicuro non sarebbe mai corso personalmente in aiuto di uno stalliere colpito da un cavallo terrorizzato. Non faceva fatica a immaginare le voci su di lui e quel omega australiano bello e coraggioso addetto alle scuderie. Già si era fatto la nomea di essere un governante poco convenzionale, decisamente più serio e impegnato sia di suo padre che del suo fratellastro. Adesso i cortigiani si sarebbero sicuramente chiesti sé, finalmente, anche lui aveva fato mostra del debole tipico degli alfa della famiglia reale per gli omega sexy. Pensassero pure quello che volevano. La verità era che se non fosse intervenuto... Il sangue gli si era gelato nelle vene quando aveva visto Marc in pericolo. Aveva ordinato agli spettatori di sedersi per dargli la possibilità di calmare il cavallo. Ce l’aveva quasi fatta dimostrando di avere un coraggio, inusuale, oltre che una noncuranza per la propria incolumità, che lo avevano riempito di ammirazione oltre che di terrore. Erano trascorse quattro settimane da quando era stato con quell’omega, eppure rivederlo in carne e ossa aveva su di lui un impatto devastante. Più volte si era ripetuto di essersi immaginato quella immensa sensualità tra loro. Forse il forte desiderio che provava per lui era dovuto al fatto che Marc Lewis era stato l’unico omega che se ne era andato senza dire una parola. Khalid Bin Shareef non era un alfa abituato a essere rifiutato. Malgrado avesse ricevuto una educazione moderna, i suoi predecessori erano stati dei leader forti e arroganti abituati a prendere quello che volevano. Con una sorta di febbrile anticipazione bussò alla porta e senza aspettare una risposta entrò. Marc era seduto su una sedia. I capelli castani erano spettinati e più lunghi di un mese prima, co i vestiti in disordine, ma anche così conservava un fascino particolare. Forse perché lui poteva immaginare la sua pelle color crema e i pettorali leggermente scolpiti nascosti dalla camicia. Khalid non voleva più ricordare. Sarebbe stato più facile se avesse potuto guardarlo senza provare niente. Purtroppo gli era bastato vederlo al recinto per riportare in vita la sua libido. Aveva provato una fitta all’inguine quando sul suo volto era apparsa un’espressione sorpresa. Il ricordo della sua innocenza e del suo grido liberatorio nel raggiungere l’apice del piacere popolava tutte le notti e i suoi sogni da quella sera in Australia. “Che cosa ci fai qui?” lo apostrofò Marc, pentendosi subito di quella domanda. Anche l’ultima volta che si erano visti lui era un disastro. Possibile che fosse destinato a essere sempre in una posizione di svantaggio con quell’alfa? Era stanco, sporco, e la prolungata assenza del medico lo rendeva nervoso. “Ciao, Marc, sono contento di rivederti.” Non c’era una goccia di rimprovero nella voce di Khalid. Marc strinse le dita attorno al bordo della sedia. “Ciao, Khalid.” Il solo pronunciare quel nome gli procuro un brivido di piacere. Alzo il mento come sé volesse ripudiare quella reazione. “Cos’ha detto il medico?” Marc si strinse nelle spalle. “Che sto bene e presto potrò tornare alle scuderie.” È notando il suo sguardo interrogatori aggiunse. “Il dottore sta controllando un paio di esami.” Una realtà quando gli aveva detto che aveva avuto dei giramenti di testa il medico l’aveva trattenuto un po' di più. Sicuramente quella sensazione era dovuta alla agitazione per quel suo primo viaggio oltreoceano. “Te ne sei andato dalla villa senza dire una parola.” Disse Khalid all’improvviso. “Perché?” Marc lo fissò angosciato per quel repentino cambio di argomento. Non sapeva come rispondere. Del resto non aveva niente in comune con quell’uomo ricco e potente che aveva avuto pietà di lui. Era meglio dimenticare quella notte, si raddrizzò sulla sedia. “Non avevamo niente da dirci.” Non voleva che lui pensasse che era uno di quelli che aspirava a ciò che non poteva avere. Il suo orgoglio gli permise di mantenere un certo controllo. “Nemmeno che eri vergine prima di accogliermi dentro il tuo corpo?” Marc sussultò. “come fai a saperlo?” beh, era ovviò che i suoi goffi abbracci erano stati una prova eloquente della sua mancanza di esperienza. Era inutile che lui glielo ricordasse a voce alta. Khalid si avvicinò e l’aria tra loro si caricò di elettricità. “Eri intatto. Me lo ha detto il tuo corpo.” Lui si morse il labbro e arrossì. Almeno gli aveva risparmiato il paragone con i suoi altri amanti. “E allora?” ribatté Marc con fare leggermente belligerante. Sempre meglio che essere patetico. “Non credi che volessi sapere se stavi bene? _” “Certo che stavo bene. Dopotutto si è trattato di sesso, no?” replicò lui arrossendo ancora di più. “Solo sesso…” Khalid socchiuse gli occhi come se lo vedesse per la prima volta. Poi scosse la testa. “Sappiamo entrambi che è stato molto di più. Quanti anni hai?” “Ancora vergine a ventitré anni. Non è una cosa molto comune al giorno d’oggi. Soprattutto per un omega- “ Marc aprì la bocca per rispondere, ma si rese conto che sicuramente lui ne sapeva parecchio sull’argomento. Con il suo fascino e quell’aria autoritaria doveva avere mietuto innumerevoli vittime tra gli omega e beta. Khalid sorrise procurandogli una fitta di desiderio e quando lo guardò meglio negli occhi sentì i pantaloni che sti stavano stringendo sul cavallo dei pantaloni, per fortuna aveva una camicia lunga che avrebbe nascosto il fatto. “Avevi conservato la tua innocenza fino a quella notte.” Gli sussurrò lui con voce profonda. Marc si strinse nelle spalle. “Anche se fosse non ha più importanza. L’alfa che credevo quello predestino, non lo era affatto. Almeno, quella notte che aveva passato con Khalid gli aveva fatto capire quanto poco aveva significato Marcus per lui. Si era innamorato dell’idea dell’amore e non di lui. Khalid aveva dissolto ogni sua illusione e la vecchia e ingenuo Marc era scomparso per sempre, sicuramente adesso non si sarebbe mai più crogiolato in stupide fantasie. “Sei ancora innamorato di lui?” Marc scosse la testa e punto lo sguardo fuori dalla finestra verso il cielo limpido. “Credo di non esserlo mai stato.” Il rumore della porta che si apriva lo costrinse a girare la testa. Grazie a Dio era il dottore così almeno le domande personali sarebbero cessate. E con il medico presente avrebbe evitato di guardare Khalid negli occhi; ogni volta che lo faceva sentire lo stomaco contrarsi in una morsa. “Sire.” Il medico si bloccò sulla porta. “Devo tornare più tardi?” “No.” Khalid gli fece cenno di entrare. “Sono sicuro che Il signor Lewis desidera conoscere l’esito degli esami.” Marc aggrottò la fronte. Avrebbe voluto chiedere perché tutti si rivolgevano a Khalid in quel modo così formale, ma non voleva prolungare ulteriormente la sua presenza in quella stanza. “Naturalmente.” L’uomo si avvicinò con espressione seria. Marc si agitò sulla sedia; era impossibile che avesse scoperto qualcosa che non andava. Aveva una salute di ferro eppure non poté fare a meno di provare una certa ansia. “C’è qualcosa che non va?” “No.” Lo rassicurò il dottore lanciando un’occhiata alle sue spalle in direzione di Khalid. “Vi lasciò soli” si affrettò a dire lui. “No!” Due paia di occhi stupiti si fissarono su Marc. Lui non era mai stato un codardo e aveva sempre affrontato la vita a testa alta. A ogni modo, un caso di brutte notizie, avrebbe preferito che Khalid gli fosse accanto. Si trovava in un paese straniero e lui era una presenza familiare. “Per favore, resta.” Disse curvando le labbra in un sorriso. Il medico a quel punto sembrava veramente a disagio. “Va bene così.” Aggiunse Marc rassicurando il dottore. Qualunque fosse la notizia voleva saperla subito. “Mi dica di cosa si tratta?” L’uomo annuì e si schiarì la gola. “Lei è in perfetta forma, Signor Lewis. A parte qualche livido sta benissimo. Tuttavia…” fece una pausa e Marc si sentì morire. “Sapeva di aspettare un bambino?”
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