Capitolo Undici

644 Parole
“Ma... non è possibile!” esclamò Marc scioccato. “è sicuro?” Khalid conosceva Aziz troppo bene e sapeva che non sbagliava mai. Se aveva detto che era incinto allora Marc Lewis aspettava un bambino. Suo figlio. Scartò subito l’idea che lui fosse stato con un altro alfa. Non riusciva a immaginarlo nelle braccia di qualcuno che non fosse lui. “Sì, ne sono certo, Signor Lewis. Congratulazioni.” Disse il medico. Incinto! Da quando la sua vita era stata distrutta, otto anni prima non aveva mai preso in considerazione la possibilità di una paternità. Dopo la morte di Shahin si era buttato nel lavoro per non affrontare il vuoto doloroso dentro di lui. E ogni volta che si trovava in compagnia di un’uomo si assicurava che la relazione fosse temporanea: niente legami e niente complicazioni. Un bambino… quella sì che era una complicazione. Un figlio significava famiglia, emozioni… amore. Khalid contrasse la mascella. Aveva giurato a sé stesso contrasse la mascella. Aveva giurato a sé stesso di non percorrere mai più quella strada. Aveva trascorso anni a evitare qualunque cosa che avesse a che fare con un rapporto intimo ed emotivo. Non voleva più rischiare di soffrire come aveva sofferto per shahin. Era l’unico modo per sopravvivere. Guardò Marc aggrappato alla sedia. Il volto era pallido e gli occhi nocciola sgranati per lo shock. Aveva bisogno di sostegno. Aveva bisogno di lui. Automaticamente si diresse al lavandino e prese un bicchiere d’acqua. All’improvviso fu sopraffatto dal desiderio di proteggerlo. Incinto. Khalid fu colto dal rimpianto. Oppure dal senso di colpa? Shahin aveva tanto desiderato un figlio e aveva accolto la notizia che non avrebbe potuto averne con uno stoicismo che gli aveva spezzato il cuore. L’unica cosa che il suo amato marito aveva veramente voluto gli era stata negata. Tuttavia, malgrado quei ricordi dolorosi, provava tanta soddisfazione all’idea che il suo seme, suo figlio, stesse crescendo nel grembo di Marc. “Ma… abbiamo preso precauzioni.” Disse lui rivolto al medico. “Nessuna precauzione è sicura al cento per cento, Signor Lewis. La natura, per quanto noi cerchiamo di ostacolarlo, raggiunge sempre i suoi scopi.” Khalid ripensò a quella notte così strana. Avevano fatto l’amore soltanto una volta ed era stato scrupolosamente attento. Aveva usato un preservativo e Marc non aveva mai fatto l’amore prima. Il suo corpo verginale si era dimostrato un potente afrodisiaco e solo la sua inesperienza gli aveva impedito di farlo suo più volte quella notte. Non c’era dubbio che quel bambino volesse venire al mondo con tutte le sue forze. Probabilmente avrebbe condiviso lo spirito indomito del padre. Osservò Marc in preda a una serie di emozioni contrastanti tra cui, però, prevalse un senso di accettazione. Voleva quel figlio. “Per ora voglio che si riposi.” Disse Aziz a Marc. “Il bambino sta bene e monitoreremo i progressi del feto. Discuteremo poi delle cure prenatali.” Aggiunse con un sorriso. “Cure prenatali?” ripeté Marc confuso. Evidentemente quella notizia lo aveva sconvolto. “Naturalmente.” Annuì Aziz. “Tanto per iniziare stabiliremo una dieta.” “Ma io mi fermerò qua soltanto per un breve periodo di tempo, finché i cavalli si saranno ambientati.” Il medico spostò lo sguardo da lui a Khalid cercando di capire che rapporto ci fosse tra i due. La presenza dello sceicco li non aveva precedenti per cui era evidente che quell’omega fosse importante per lui. “Dottor. Aziz, ci vediamo domani.” Disse Khalid intromettendosi nella conversazione. “Sono sicuro che per allora avrai molte domande da porgli.” Aggiunse rivolto a Marc. “Per quanto riguarda la tua permanenza nello Shajehar devi aver capito male: la tua presenza qua è richiesta per un periodo di tempo di lunga durata.” “Ma il mio visto…” “Te ne verrà rilasciato uno nuovo.”
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