Capitolo Dodici

1662 Parole
Marc osservò i due uomini dirigersi alla porta mentre parlavano nella loro lingua ed ebbe l’impressione di essersi perso qualcosa di vitale. Incinto! Bevve l’acqua che Khalid gli aveva portato cercando di raccogliere i pensieri. Non poteva crederci. L’idea di avere un figlio apparteneva ancora a un futuro molto lontano. Venne colto da un attacco di panico. Cosa avrebbe fatto? Non sapeva niente di bambini. Era troppo piccolo quando sua sorella era nata e non aveva nemmeno amici con figli. Aveva sempre condotto una esistenza isolata grazie a suo padre pertanto era solo, senza esperienza e impreparato di fronte a quella situazione. Anche i soldi sarebbero stati un problema tanto che avrebbe dovuto rimandare i suoi piani di studio. Il padre aveva insistito che mettesse tutti i tuoi guadagni nella fattoria piena di debiti. Con la sua morte lui aveva lasciato perdere quella battaglia inutile e aveva cominciato a risparmiare per costruirsi il futuro che aveva sempre desiderato. A ogni modo, malgrado le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare, voleva quel bambino a tutti i costi. Allo shock iniziale stava già subentrando una sorta di eccitazione, di gioia e di determinazione. Avrebbe fatto economia, risparmiato e lavorato duramente, ma alla fine della gravidanza avrebbe avuto una preziosa creatura da amare e curare: suo figlio. Sorrise e terminò di bere la sua acqua. Per quanto folle potesse sembrare era entusiasta. “Sei felice del bambino?” gli chiese lui interrompendo il corso dei suoi pensieri. “è… meraviglioso.” Rispose lui incontrando il suo sguardo. Chissà se il loro bambino avrebbe avuto gli occhi del padre. Il suo battito cardiaco accelerò. Il loro bambino. Era incredibile. Poi si adombrò di colpo e disse: “Hai un ragazzo? Un fidanzato?” “No” ribatté Khalid laconico. “Ho avuto un marito, ma adesso non c’è nessuno nella mia vita.” Aveva avuto un marito… Marc fissò i suoi tratti aristocratici contrarsi in un’espressione di disapprovazione. Evidentemente l’ex marito non era un argomento di discussione. “Perché me lo chiedi? Mi stai facendo una proposta di matrimonio?” “Certo che no!” esclamò Marc scioccato. “Non voglio causare problemi.” Si soffermò a pensare un attimo e poi aggiunse: “Beh, tanto non farebbe differenza visto che non occorre che si venga a sapere.” Marc appoggiò il bicchiere colpito dalla ferocia del suo tono. Si alzò in piedi e scosse la testa. “No come puoi solo pensare una cosa del genere?” Khalid lo fissò intensamente. “Non ti conosco.” Disse alla fine. “Beh, allora sappi che niente e nessuno potrà convincermi a sbarazzarmi di questo bambino.” Marc si posò le mani sul ventre in un gesto protettivo. E di fronte a quel suo attento esame alzò il mento è dichiarò: “è vero, voglio questo figlio.” Khalid non aveva nessun diritto di giudicarlo. “Perché lo vuoi?” volle sapere lui. Sembrava un interrogatorio da parte di un uomo poco convinto e pronto a pensare il peggio. “Io…” Marc non sapeva cosa rispondere. L’unica cosa sicura era che quella creatura faceva parte di lui e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. “Ogni bambino ha il diritto di essere desiderato e amato.” Disse alla fine. Aveva passato tutta la vita sapendo di non essere amato e non voleva che succedesse anche a suo figlio. Lui avrebbe avuto il suo amore assoluto e incondizionato e la certezza di avere un posto speciale nel mondo. “Farò di tutto perché sia così.” “Non è una tua responsabilità.” “Come, scusa?” Marc lo guardò pronto a lottare. “Semmai è una nostra responsabilità.” Nostra? Sua e di Khalid? Marc sospirò di sollievo. Per un momento aveva temuto che Khalid non lo ritenesse all’altezza di crescere loro figlio. “Vuoi avere un ruolo nell’educazione di questo bambino?” “Sì. Voglio impegnarmi in prima persona nella crescita del nostro bambino.” Marc scosse la testa. Le difficoltà di fare il genitore a distanza erano sicuramente maggiori dei benefici. “Vorresti negare i miei diritti di padre?” Khalid avanzò e si fermò proprio di fronte a lui. Il suo profumo invase le narici di Marc che smise si pensare razionalmente. Chiuse gli occhi cercando di controllare i ricordi della loro notte d’amore. “Non funzionerebbe.” Sussurrò alla fine. “Sarebbe troppo difficile da gestire.” Khalid gli sollevò il mento obbligandolo a guardarlo. C’era una nuova emozione nella sua espressione, pensò lui, anche se non riusciva a definirla. Per un momento ebbe l’assurda speranza che provasse qualcosa nei suoi confronti. Qualcosa che andava oltre la compassione. Oh, quanto avrebbe voluto che fosse così. “Non è impossibile, Marc.” Quando lui lo guardava e gli parlava in quel modo Marc riusciva a credere che la realtà potesse trasformarsi in qualcosa di meraviglioso. “Troveremo una maniera per fare funzionare le cose.” Gli disse Khalid. Marc si rendeva conto di quanto quell’uomo fosse pericoloso. Lo faceva sentire come se, senza di lui, non potesse respirare. Doveva resistergli e ricominciare a pensare con la sua testa. C’era troppo in gioco; non solo il suo orgoglio, ma anche una nuova vita innocente. Indietreggiò in modo che lui lasciasse la presa e subito sentì la mancanza del suo tocco. “Non è così semplice.” Dichiarò. Khalid socchiuse gli occhi e con voce gelida disse. “Vorrei tanto che mi spiegassi perché non vuoi che mi faccia carico della responsabilità di mio figlio.” Quindi incrociò le braccia al petto con fare minaccioso. “è perché non sono del tuo paese? Perché sono praticamente uno sconosciuto?” Marc scosse la testa. “No, non si tratta di questo. È solo che…” come poteva spiegargli che erano su due pianeti diversi per quanto riguardava ricchezza, status, esperienza e aspettative senza dare l’impressione che era in cerca di rassicurazioni? “Il fatto è che tu vivi qui mentre io in Australia 2…” “Non necessariamente.” “Scusa?” “Non occorre che viviamo separati. Per il bene di nostro figlio la cosa più intelligente da fare sarebbe quella di stare insieme.” “Insieme?” non poteva essere quello che lui pensava. Insieme non significava necessariamente qualcosa di personale. “è improponibile. Io devo tornare a casa.” Ribatté con il cuore che galoppava. “Forse potrei persuaderti.” Khalid abbozzò un sorriso che minacciò seriamente le facoltà mentali di Marc. “Sarò in Australia.” “Credi che sia la soluzione migliore per nostro figlio? Un genitore in Australia e l’altro a Shajehar?” Marc si arrabbiò. “Pensi di sapere cosa è meglio per il bambino? È così? All’improvviso sei diventato un esperto in materia con tutte le risposte pronte?” era evidente che fosse abituato a prendere decisioni e a fare quello che voleva. Ma si aspettava davvero che lui accettasse le sue decisioni senza protestare? “Non sono un esperto.” Gli disse Khalid con voce bassa e calma. “So solo che nostro figlio merita di essere amato da entrambi i suoi genitori.” Marc sentì riaprirsi dentro di sé una ferita antica e dolorosa. Che cosa ne sapeva lui dell’amore di due genitori visto che nella sua vita ne aveva ricevuto così poco? Per un istante si chiese con terrore se quella sua mancanza d’amore quando era bambino l’avrebbe portato a essere a sua volta un padre anaffettivo. Poteva essere così? No! Aveva sofferto troppo da piccolo proprio per quello, il che significava che avrebbe cercato in tutti i modi di essere un buon padre. “Marc, che cosa ti succede?” Khalid lo stava guardando preoccupato. All’improvviso lui si era sentito mancare l’aria. Quella stanza piccola e la sua presenza dominante lo stavano soffocando. Era abituato a stare all’aperto e sempre in movimento. “Possiamo andare adesso?” chiese brusco. “Possiamo parlare di questo dopo? Se non ti dispiace devo tornare alle scuderie.” Voleva sfuggire a quello sguardo intenso e penetrante. Sicuramente avrebbero potuto rimandare quella conversazione a più tardi. Per allora, forse, sarebbe riuscito a tenere sotto controllo le sue emozioni. Lui, però non si mosse. “Sentì.” Sospirò Marc guardandolo. “Ci sono molte cose di cui dobbiamo discutere, lo so, e non ho nessuna intenzione di evitarti, ma non avrebbe più senso se ne parlassimo più tardi? Magari in un posto tranquillo dove nessuno può interromperci.” Così avrebbe avuto più tempo per abituarsi a quella notizia e raccogliere i suoi pensieri. “Se non torno subito al lavoro il mio capo si infurierà. Mi sono già assentato troppo. Anzi, mi sembra strano che non sia venuto qua ordinandomi di tornare alle scuderie. Ciò di cui dobbiamo discutere è troppo importante e non voglio che qualcuno ci disturbi.” Khalid lo fissò in silenzio. Alla fine chinò la testa. “Hai ragione questo non è il posto migliore per parlare di una cosa così importante. E per quanto riguarda la possibilità di essere interrotti non devi preoccuparti, nessuno oserà farlo.” “Tu non conosci il responsabile delle scuderie. È un…” “Non devi preoccuparti nemmeno di lui.” Lo rassicurò Khalid con un sorriso notando il suo sincero stupore. Marc si sentì mancare il respiro di fronte al suo indescrivibile fascino magnetico. Era senza dubbio l’uomo più attraente che avesse mai visto. Una mano forte lo prese per il gomito e lo condusse alla porta. Il calore di quel tocco gli procurò una scossa elettrica. “Mi rendo conto che non sei a conoscenza delle ultime novità. Sai chi sono?” “Ti chiami Khalid.” Mormorò lui, assalito dal disagio. “E in Australia eri venuto in qualità di inviato dello sceicco.” Lui annuì. “Vero, ma ora la mia posizione è cambiata. Quattro settimane fa sono diventato lo sceicco di Shajehar. Tu sei un gradito ospite nel mio palazzo e nel mio paese.”
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI