“Forza Tally, facciamo questa dimostrazione.”
Il sole caldo di quella tarda mattinata penetrava attraverso la camicia a maniche lunghe di Marc mentre conduceva l’orgoglio di Tallawanta nel recinto. Quel caldo secco e l’odore di cavallo e di stalla lo facevano sentire a suo agio.
Eppure tutto era diverso a Shajehar. Le stalle erano decisamente più lussuose di quelle australiane. Evidentemente lo sceicco spendeva delle fortune per i suoi cavalli.
Peccato che non prestasse la medesima attenzione verso il suo popolo. Da quando era arrivato lì, per accompagnare i cavalli di Tallawanta, aveva potuto notare il divario tra ricchi e poveri.
“Dai che ci siamo, Tally.” Sussurrò alla giumenta che si era fermata annusando degli odori poco famigliari. Il viaggio fino in medio oriente era stato lungo e faticoso per gli animali e avevano dovuto passare numerosi controlli veterinari prima di sfilare davanti allo sceicco per la sua approvazione.
Marc s’irrigidì mentre entravano nel grande recinto e cercò tra la folla di persone l’uomo che lo teneva sveglio tutte le notti.
Khalid.
Il pensiero di lui gli procurò un brivido di eccitazione lungo la schiena anche se era passato ormai un mese da quando erano stati insieme.
Non l’aveva più visto da quella mattina, dopo che avevano fatto l’amore. Marc si era gettato nel lavoro sperando di cancellare il ricordo del suo comportamento. Purtroppo non ci era riuscito.
Aveva trascorso il giorno successivo terrorizzato all’idea di ritrovarsi faccia a faccia con l’alfa che gli aveva fatto scoprire un nuovo Marc. Tuttavia, quando gli avevano riferito che l’inviato dello sceicco era partito quella mattina cambiando i suoi piani aveva provato disappunto e non sollievo.
In fondo, una piccola parte di lui aveva sperato che quella notte di passione avesse significato qualcosa per Khalid… che lui lo volesse rivedere.
Alzò il mento in un gesto d’orgoglio mentre faceva girare la giumenta nel recinto. Probabilmente Khalid si trovava dall’altra parte del mondo in compagnia di qualche bel giovane.
Con la cosa dell’occhio notò l’arrivo di un gruppo di persone. Tra tutti spiccava un uomo alto, che indossava gli abiti tradizionali anche se la stoffa bianca non riusciva a nascondere le spalle ampie e un fisico atletico.
Non poteva essere.
Marc era sicuro di avere intravisto un profilo familiare che gli fece contrarre lo stomaco in una morsa.
Khalid.
Si morse il labbro inferiore. Si sarebbe ricordato di lui o avrebbe fatto finta di non conoscerlo?
Un grido e un nitrito lo distolsero dia suoi pensieri Tally scartò di colpo, ma lui tirò le redini e con professionalità riprese il controllo della situazione.
Lo stesso non poteva dirsi per Diva che continuava a scuotere la testa e a scalciare.
Maledizione, aveva consigliato di non lasciare Diva a uno stalliere inesperto. Diva era un animale troppo irruente e scostante per essere affidato a delle mani inesperte, ma il responsabile delle scuderie aveva insistito e il risultato era lì da vedere.
Rapidamente diede le redini di Tally a uno degli allenatori dopodiché si avvicinò a Diva che mostrava tutti i sintomi di un animale agitato fuori del suo ambiente famigliare.
Marc vide il bianco dei suoi occhi mentre la cavalla scuoteva la testa e scalciava con gli arti posteriori, alla vista di uno stendardo bianco che si muoveva in fondo al recinto.
Gli spettatori si alzarono dai loro posti per guardare meglio la scena.
Lui tenne lo sguardo sempre fisso sull’animale. Conosceva bene il temperamento di Diva e nessuno degli stallieri, alla vista di uno stendardo bianco che si muoveva in fondo al recinto.
Gli spettatori si alzarono dai loro posti per guardare meglio la scena.
Lui tenne lo sguardo sempre fisso sull’animale. Conosceva bene il temperamento di Diva e nessuno degli stallieri osava voltargli la schiena. Si avvicinò lentamente al cavallo parlandogli con un tono di voce basso e rassicurante.
Diva ascoltava il suono familiare di quella voce e muoveva le orecchie avanti e indietro anche se era ancora agitata.
In quell’istante qualcuno diede un ordine perentorio in arabo e gli spettatori tornarono a sedersi al loro posto. Per fortuna qualcuno del pubblico aveva avuto il buon senso di capire che il cavallo era infastidito dal movimento di tutte quelle vesti lunghe.
Marc ormai si era avvicinato abbastanza da poter afferrare le redini. Fece per stringere il cuoio, ma il cavallo all’improvviso s’impennò, quindi si girò e indietreggiò verso la staccionata del recinto. Purtroppo lui non ebbe il tempo di allontanarsi e venne sbattuto contro la struttura di legno provando un dolore fortissimo. Impiegò alcuni secondi a riprendersi. Allungò una mano per riprendere le redini di Diva, che nel frattempo si era calmata, ma scoprì che lo aveva già fatto qualcun altro.
In mezzo all’odore di segatura ne percepì un altro, l’odore di un’alfa… Diva si mosse e lui si bloccò alla vista dell’alfa che era entrato nel recinto a bloccare la giumenta.
“Khalid!” esclamò con il cuore in gola. Era così bello.
L’espressione di lui era dura e le labbra serrate. Gli occhi erano socchiusi e respirava come se avesse bisogno di ossigeno. Con il copricapo che enfatizzava la sua pelle scura era l’epitome di qualunque fantasia esotica.
Khalid teneva Diva con la competenza e l’esperienza di un provetto cavaliere e infatti la giumenta si era calmata.
Alla luce del sole lui era ancora più bello di come lo ricordava.
“Marc, cosa fai in piedi? Dovresti stare seduto e riprendere fiato.” Gli disse secco Khalid.
“Sto bene.” Rispose automaticamente Marc.
Khalid lo fissò con un’intensità da fargli saltare il cuore in fola. Che cosa stava pensando? Si chiese Marc. Si ricordava ancora della loro notte di passione?
“Questo è tutto da vedere.” Gli disse lui facendo un cenno al capo stalliere. Gli ordinò qualcosa in arabo e l’uomo annuì portando via Diva.
“Sono perfettamente capace di…” Marc non riuscì a finire la frase perché Khalid aveva alzato una mano accarezzandogli il collo e le spalle. Quel semplice tocco gli scatenò una serie di sensazioni inebrianti, le stesse che aveva scoperto la prima volta che si erano conosciuti. “Sto bene.” Disse ancora cercando di scostarsi, ma lui continuava a tenerlo per un braccio.
“Dobbiamo accertarcene.” Il tono di Khalid era perentorio.
Marc, cresciuto secondo la massima di suo padre niente lacrime e niente lamentele; alzati e continua, stentava a credere alla felicità con cui stava cedendo alla determinazione di quell’uomo. Evidentemente era abituato a dare ordini e a essere ubbidito.
Stentava ancora a credere che fosse lì.
“è tua abitudine salvare gli omega sconosciuti?” gli chiese con voce roca.
Khalid curvò la bocca in una specie di sorriso. “Tu sei il primo.” Gli disse fissandolo con una tale intensità da fargli seccare la bocca.
Per un istante lui tornò con la mente i Australia, a letto con lui mentre facevano l’amore. Poi, però, percepì dei rumori e si ricordò che non erano soli. Questa volta, quando cercò di scostarsi, Khalid non glielo impedì. Alle sue spalle c’era una folla di persone che li stava guardando incuriositi. Si sentì le guance in fiamme.
“Che cosa ci fai qua?”
“Sono venuto a vedere i cavalli.”
Naturalmente. La sua presenza non aveva niente a che fare con lui. Probabilmente avrebbe preferito essere da qualsiasi altra parte tranne che lì. in fondo, quando era a Tallawanta si n’era andato senza nemmeno cercare di contattarlo.
“Ti faremo visitare da un medico.” Gli disse lui con un’espressione indecifrabile.
“Non occorre sto bene.” Lanciò un’occhiata al recinto e si accorse che i cavalli erano spariti.” Hanno bisogno di me alle scuderie.”
“Sarebbe meglio se ti facessi visitare.”
“Ma…”
“Soprattutto dal momento che sei un ospite qua e noi prendiamo molto sul serio la responsabilità nei confronti dei nostri visitatori. Per fare il tuo lavoro devi essere in forma.”
“Sire.” Disse un uomo avvicinandosi. “Il medico è qui come ha richiesto.”
Marc aggrottò al fronte.
Sire?
“Non ho bisogno di un medico!” sbottò.
“Lasciamogli fare il suo lavoro.” Gli disse Khalid a bassa voce in modo che nessun altro potesse sentirli. “A meno che tu non preferisca fare una scenata.”
Lui scosse la testa. Se accettare di farsi vedere da un medico significava sottrarsi a quegli sguardi curiosi, allora lo avrebbe fatto.
“Bene. Sei un ragazzo ragionevole.”
Osservando Khalid, Marc si rese conto di trovarsi di fronte uno sconosciuto malgrado quello che avevano condiviso. La sua espressione era impenetrabile, però l’atteggiamento era autoritario. Notò anche che gli altri spettatori, benché curiosi, stavano indietro di qualche passo.
Il medico arrivò distraendolo dai suoi pensieri e si inchinò davanti a Khalid prima di controllare se avesse riportato delle ferite. Poi gli annunciò che sarebbe stato opportuno fare ulteriori accertamenti.
Ottimo. Prima si fosse allontanato da quella folla e meglio sarebbe stato. Era mortificato per quello che era successo.
Se il destino fosse stato benevolo nei suoi confronti non lo avrebbe più rivisto. Allora avrebbe potuto fingere che quella sua reazione era dovuta allo shock e non, come temeva, e qualsiasi di più profondo.