Negli ultimi otto anni gli aveva presentato molti omega, ma lui era rimasto sempre impassibile. Il suo cuore aveva smesso di battere insieme a quello del marito e non aveva nessuna intenzione di rivivere quel dolore insostenibile. L’esperienza, inoltre, gli aveva insegnato a riconoscere alla prima occhiata un certo tipo di uomini omega e si rendeva perfettamente conto che Marc Lewis era un articolo genuino. Il suo unico scopo era quello di nascondere la propria debolezza.
Quell’orgoglio e quella determinazione erano qualcosa che conosceva molto bene. Quante volte suo padre lo aveva accusato di essere troppo orgoglioso quando si era rifiutato di vivere in un lusso indolente preferendo invece una vita di duro lavoro che alla fine aveva dato i suoi frutti?
“Sicuramente non ripeterai più lo stesso errore.”
Marc lo fissò negli occhi abbozzando un sorriso.
“Assolutamente no. Non sarò mai più così ingenuo. Ho imparato bene la lezione.”
Khalid osservò la sua espressione determinato trovandolo incredibilmente attraente. La sua intelligenza e la sua forza di carattere lo intrigavano tanto quando Lewis non era bello nel senso tradizionale del termine, ma c’era qualcosa nei suoi tratti e nella sua naturale eleganza che attiravano l’attenzione. Peccato che non l’avesse avuto seduto accanto quella sera durante quell’interminabile cena.
“è un pezzo chiunque egli sia.”
“Figli?” Marc aggrottò la fronte.
“L’uomo che stasera ti ha procurato tutto questo dolore.”
“Come fai a sapere che si trattava di un uomo?” gli chiese lui sinceramente stupito.
Khalid sorrise di fronte alla sua ingenuità. “è il rapporto tra i sensi che di solito provoca le maggiori sofferenze.”
“Non riesco a immaginare che tu possa avere questo genere di problema.” Ribatté Marc. Un momento più tardi la sua espressione mutò in una di sgomento. Stentava a credere di avere pronunciato quelle parole. “Mi spiace.” Sussurrò. “Io…”
“Ricordati che la ricchezza non è affatto una garanzia per la felicità.” Dichiarò Khalid mentre la sua testa si riempiva di tristi ricordi.
Marc osservò il suo bellissimo volto adombrarsi e provò il folle impulso di accarezzarlo per dissolvere il dolore che vi aveva scorto. Riuscì a controllare quel desiderio e cambiò argomento.
“Vieni da Shajehar, giusto?”
Lui annuì. “Sì.”
“Puoi raccontarmi qualcosa? Non ho mai viaggiato e quel paese mi sembra così esotico!”
Khalid lo scrutò con i suoi occhi neri come se fosse alla ricerca di ulteriori motivi. Marc rabbrividì e si strinse il colletto dell’accappatoio. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene. Poco importava che i suoi vestiti non fossero ancora asciutti; si era fermato lì già fin troppo e quello sguardo lo innervosiva. Tuttavia la tempesta e il lungo viaggio fino alla sua fredda casa non erano un’alternativa allettante.
“è un paese di notevole bellezza, caratterizzato da forti contrasti; alcune parti non sono molto diverse dalla vostra Hunter Valley. È una terra molto ricca e non mi sto riferendo solo al petrolio.” Dalla sua espressione si capiva che Khalid amava moltissimo il suo paese. “La gente è forte e orgogliosa delle proprie tradizioni, a ogni modo adesso stanno cercando di conciliare lo stile di vita dei loro padri con gli aspetti migliori della modernità.” Fece una pausa dopodiché gli chiese: “Non hai mai viaggiato?”
“No.” Rispose Marc e di fronte al suo sguardo curioso aggiunse: “Sono cresciuto in una piccola fattoria dove era già difficile sbarcare il lunario per cui viaggiare era considerato di lusso.”
“E quando te ne sei andato da lì?”
“Non mi sono mai allontanato dalla fattoria. Avevo progettato di trasferirmi in città per studiare, ma ci fu una siccità e mio padre non poteva permettersi di fare a meno del mio aiuto.” Il genitore gli aveva ricordato che era suo dovere restare con lui visto che l’aveva tenuto con sé per tutti quegli anni. Peccato che il suo concetto di dovere non prevedesse nemmeno un briciolo di calore o di amore.
“E adesso?”
“Adesso lavoro qua.”
“Aiuti la tua famiglia?”
Marc pensò alla camera da letto di fronte alla sua nella vecchia casa. “C’era soltanto mio padre.” Gli disse. Non aveva avuto più contatti con la madre e la sorella dal giorno in cui se n’erano andate. “è morto alcuni mesi fa.”
“Dovrà mancarti tantissimo.”
Gli mancava davvero il suo costante atteggiamento di disapprovazione e la sua mancanza di affetto?
“Io… non era un uomo facile con cui vivere.” Purtroppo niente di quello che faceva o pensava andava mai bene al padre, nemmeno quando le sue entrate avevano salvato al fattoria del disastro. “Avrebbe dovuto avere un figlio alfa e un’omega.”
“Mi spiace Marc.” Gli mormorò Khalid comprensivo. “Alcuni di noi non sono fortunati con i genitori.”
“Anche tu?”
Khalid si bloccò colpito da quella domanda così personale.
“Mio padre non aveva tempo per la famiglia.” Disse alla fine. “E nemmeno per i suoi figli. Aveva… altri interessi.” A giudicare dal suo tono si capiva che approvava quel genere di interessi. “Era un genitore assente, stava raramente a casa e quando c’era non aveva nessuna pazienza con i bambini piccoli.”
Marc riusciva a capire molto bene le sue sofferenze. “Mi spiace.” La sua voce era roca. “Tutti noi maschi sia che sia omega o alfa, abbiamo bisogno di una figura paterna.”
“Questo è vero.”
I suoi pensieri lo avevano preso, si rendeva conto che era vero, negli anni in cui sua madre lo aveva abbandonato, lui si era aggrappato a suo padre, voleva sempre renderlo fiero di lui anche se non era un alfa.
“Marc.” Khalid doveva avere notato il suo sconvolgimento tanto che gli si avvicinò, lo strinse a sé facendogli appoggiare la testa alla spalla e iniziò a massaggiargli la schiena con piccoli movimenti circolari.
Marc cercò di riprendere il controllo. “Sembra quasi che tu abbia già fatto qualcosa del genere. Hai dei fratelli omega per caso?”
“No.”
“Un marito?”
Khalid fece una pausa prima di rispondere. “No, nessun marito.” Seguì un attimo di silenzio poi aggiunse: “Stringimi, Marc.”
Marc lo strinse consapevole che poi avrebbe provato un forte imbarazzo. In quel momento, però, il suo bisogno di conforto andava ben oltre la sua abituale diffidenza.
Il suo profumo speziato gli invase le narici, così come poteva percepire chiaramente il suo battito cardiaco. Attraverso la seta sottile della camicia sentiva il calore del suo corpo invitante. Respirò a fondo ispirando il suo odore e si rese conto che il cuore di Khalid aveva iniziato a battere più velocemente. Sollevò una mano per sfiorargli il torace.
Khalid smise di accarezzargli la schiena e all’improvviso quell’abbraccio innocente si trasformò in qualcosa di pericoloso.
Marc capiva di avere bisogno di lui. Con Marcus non aveva mai sperimentato nulla di simile, mentre quello che stava provando in quell’istante era elementare e inconfondibile anche per un’omega inesperto come lui.
“è meglio se ti sposti.” Gli disse Khalid.
Marc arrossì violentemente. Che cosa si era messo in testa? Khalid gli aveva offerto semplicemente del conforto e il fatto che Marc fosse eccitato non significava che la cosa fosse reciproca. Possibile che non avesse imparato niente da quella sera?
“Marc devi rimetterti seduto. Non vorrai fare qualcosa di cui poi potresti pentirti, giusto?”
Marc aggrottò la fronte. “Cosa vuoi dire?” sussurrò alla fine.
Due braccia forti lo scostarono e un paio di occhi neri fissarono i suoi.
“Sei sconvolto ed è arrivato il momento di mettere fine a questa situazione. Non credo che tu voglia giocare col fuoco.”
“Fuoco?”
Khalid abbassò lo sguardo sulla sua scollatura. “Sono un alfa, Marc, se non ci fermiamo subito tutto questo si trasformerà in qualcosa di molto più intimo.”
Quelle parole, invece di scioccarlo, ebbero su di lui l’effetto contrario. Marc era sempre stato una persona attenta e riservata, ma qualcosa quella sera era cambiata. Per la prima volta nella sua vita aveva capito cosa significava desiderare un alfa con tutto sé stesso. A quel punto aveva due scelte: fingere che tutto quello non era reale e sopprimere quel potente desiderio, oppure cedere al bisogno più impellente che avesse mai sperimentato.
Aveva vissuto un’esistenza di sacrifici e che cosa aveva ottenuto?
“E tu non lo vuoi?” gli chiese con una voce che a stentò lui stesso riconosceva.
Khalid lo fissò a lungo e Marc ebbe la certezza che lo avrebbe rifiutato.
Alla fine lui si passò nervoso una mano tra i capelli e disse: “Non dovrei, ma… sì. Lo voglio e che Dio ci aiuti.”