Capitolo Cinque

759 Parole
Khalid fissò le fiamme nel camino. Le spalle erano rigide per la tensione e un senso di aspettativa gli appesantiva gli arti. Marc era seduto accanto a lui con i piedi raccolti sotto le gambe. Era consapevole di ogni sua mossa eppure non lo toccava. Lottò contro la reazione istintiva di stringerlo tra le braccia per confrontarlo, ma alla fine aveva fatto prevalere la ragione. Già il fatto di essere seduto li era un test per la sua forza di volontà e il suo onore. Forse, dopotutto, portare li quel omega non era stata una mossa saggia. Ma non erano stati gli occhi ad attirare la sua attenzione, bensì il suo corpo solcato da dei pettorali leggermente scolpiti, la vita stretta e i fianchi stretti, ma anche flessuosi come quelli di tutti gli omega. Era stato colto da un desiderio così improvviso da obbligarlo a uscire dal bagno prima di commettere qualcosa di imperdonabile. Gli era sembrato così perfetto e così puro che per un attimo aveva persino pensato che fosse intatto. Chissà perché aveva immaginato le sue mani scure su quel corpo incontaminato? Eppure prendere un omega vergine non aveva mai fatto parte delle sue fantasie. La sua esperienza in quel campo risaliva a moltissimi anni prima. La sua mente si rifiutò di rimportare a galla vecchi ricordi. C’erano stati altri uomini, anche se più beta che omega, dopo Shanin: Uomini belli, intelligenti, accomodanti, che gli avevano dato la soddisfazione fisica che cercava senza alcun coinvolgimento emotivo o mentale. Ed era quello che voleva: brevi relazioni, basate esclusivamente sul piacere erotico, che lasciassero fuori il cuore. Così era stato da quando era morto suo marito ed era precisamente così che intendeva continuare. A ogni modo dovette riconoscere che quella notte, con Marc Lewis, c’era qualcosa di diverso, qualcosa di più complesso di un semplice desiderio sessuale. Sentiva che, oltre alla sua libido, stavano entrando in gioco contro la sua volontà altri tipi di emozioni cui non riusciva a dare un nome. “Vuoi parlarne?” gli chiese malgrado la sua determinazione a non farsi coinvolgere. La verità era che quel omega così innocente sdraiato sul suo divano lo intrigava e incuriosiva allo stesso tempo. Si strofinò la mascella. Non ricordava di avere condiviso niente di altrettanto innocente con un uomo da quando era mancato Shahin. “Qualcuno ti ha fatto del male?” “è stata colpa mia.” Rispose Marc abbassando lo sguardo. Khalid si sentì gelare il sangue nelle vene. “Non dirlo nemmeno per scherzo.” “Purtroppo è così. Ero in quello che aveva delle aspettative.” “Non è colpa tua se un uomo ha cercato di imporsi dopo che hai cambiato idea.” Marc lo fissò con i suoi grandi occhi alla debole luce del fuoco nel camino. “No, non hai capito. Nessuno mi ha forzato a fare niente se è questo che pensi.” Disse con voce ferma sistemandosi meglio sul divano senza accorgersi che, così facendo, gli si era aperta la scollatura dell’accappatoio. Khalid si affrettò a spostare lo sguardo, non prima di aver scorto i suoi pettorali. Fissò il fuoco ignorando la fitta all’inguine. “Non ti devi preoccupare. Mai raggiunto dalla mano di un’alfa. Questo sono io.” Mormorò lui amareggiato. “Come hai detto, scusa?” per un momento lui restò basito ricordando le sue fantasie di poco prima, quando risvegliava quel corpo intatto con le sue carezze. Poi si rese conto che non era possibile. Evidentemente Marc si stava riferendo a quella sera. Si voltò incapace di resistere alla tentazione. Marc sembrava diverso: più vivo, più vibrante. Gli occhi erano luminosi e le guance avevano ripreso colore. Era rimasto colpito da quel omega quando lo aveva visto pallido e fragile e ora che aveva recuperato le sue energie gli sembrava ancora più irresistibile. “Non è successo niente questa sera.” Gli disse Marc con un gesto noncurante della mano. Khalid sapeva che era una bugia. Qualcosa doveva pur essere successa anche se non si era trattato di una violenza fisica. “Mi hai detto di avere subito uno shock.” Marc si strinse nelle spalle. “Hai mai commesso un errore di valutazione?” gli domandò alla fine. “Naturalmente. Capita a tutti.” “Questo mi fa piacere.” Marc fece una pausa. “Beh, ne ho appena fatto uno enorme. Stasera ho scoperto quanto sono stato stupido.” Le sue erano parole cariche di sfida e di orgoglio, eppure Khalid l’aveva visto distrutto soltanto un’ora prima. Sapeva che era stato ferito duramente.
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