Clarence si svegliò lentamente, sentendo l'eco del sonno che ancora lo avvolgeva. Il suo sguardo vagò sulla figura di Carlos, rannicchiato accanto a lui, con il volto sereno come quello di un bambino. Il suo respiro profondo e regolare suggeriva che fosse ancora immerso nel sonno. Clarence sorrise, il calore che proveniva dai capelli neri e morbidi di Carlos gli dava una sensazione di pace che lo avvolgeva completamente. L'odore familiare di lui, che gli era tanto caro, lo fece sentire a casa, in un luogo dove nulla poteva minacciare la loro felicità.
Improvvisamente, Carlos si svegliò e, vedendo gli occhi chiusi di Clarence, gli diede un piccolo schiaffo sulla testa. "Non dovresti fare finta di dormire, si vede lontano un miglio che sei sveglio," disse, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Clarence aprì gli occhi e, senza perdere tempo, afferrò il viso di Carlos con dolcezza e lo baciò con passione, spingendolo delicatamente sul letto. Tuttavia, quando Carlos emise un piccolo gemito di dolore, Clarence si staccò subito da lui, visibilmente preoccupato.
"Scusami, mi ero dimenticato che sei ferito," disse con un tono che tradiva il suo dispiacere.
Carlos sorrise, cercando di tranquillizzarlo, e lo accarezzò con dolcezza. La sua espressione, segnata da un accenno di barba, si illuminò con un affetto profondo. "Non ti preoccupare. Ogni volta che ti vedo, il dolore scompare," rispose, stringendo Clarence in un bacio appassionato.
Ma il silenzio della tenda fu improvvisamente interrotto da un lieve colpo di tosse. Clarence si girò, trovando Riccardo che li guardava con un sorriso divertito.
"Sei in ritardo, Riccardo," disse Clarence, cercando di mascherare il lieve imbarazzo nella sua voce. "Dovresti visitare il paziente e poi lasciare il resto a me."
Riccardo sorrise e annuì. "Certo, è tutto tuo," rispose, uscendo dalla tenda. Clarence si alzò, dando a Carlos un ultimo bacio, prima di uscire.
"Ci vediamo dopo, ragazzino."
"Okay, Cla," rispose Carlos, con una voce morbida.
Fuori dalla tenda, Clarence si ritrovò nel campo dove Jared e Vittorio stavano allenando i soldati. Il cielo era sereno e la luce del giorno cominciava a scaldare l'aria, ma Clarence sentiva un'atmosfera familiare, come se fosse tornato ai giorni dell'accademia. Avanzò verso i due uomini e, con un sorriso, chiese se poteva unirsi all'allenamento.
"Ovviamente," rispose Jared, con entusiasmo. Clarence si mise in posizione di fronte a Vittorio, che si offrì di combattere con lui. Quando Jared diede il via, i due iniziarono a combattere a mani nude. Nonostante la fatica e la debolezza che ancora sentiva a causa delle ferite, Clarence si accorse subito della velocità e della fluidità dei movimenti di Vittorio. In pochi istanti, si ritrovò al tappeto.
"Sei un ottimo combattente, complimenti," disse Vittorio, aiutandolo a rialzarsi. "Sono sicuro che riuscirai a proteggere le persone che ami."
Clarence sorrise, il viso illuminato da una determinazione che non mostrava da tempo. "Per me è importante proteggere Carlos, per il resto della mia vita."
Vittorio sorrise a sua volta, il suo sguardo che tradiva un'affettuosa ammirazione. "Hai chiesto al ragazzo di sposarti?"
"Sí, ieri sera," rispose Clarence, con un sorriso compiaciuto, sentendo il cuore battere più forte al solo pensiero di Carlos.
Vittorio guardò Jared, che stava allenando alcune reclute, con occhi pieni di affetto. "Non lasciartelo scappare, perché per persone come loro vale la pena vivere ogni giorno nel pericolo."
"Non ti preoccupare," disse Clarence, con determinazione. "Farò di tutto per proteggerlo."
In quel momento, Clarence capì che in Vittorio aveva trovato un vero amico. L'uomo lo capiva, come capiva ciò che lui provava per Carlos. Dopo un lungo allenamento, Clarence si sentì finalmente parte di qualcosa di più grande, come se avesse trovato un posto a cui appartenere. E tutto ciò, pensò, era grazie al suo ragazzino, che gli aveva fatto riscoprire la bellezza della vita.
Nel frattempo, Carlos si trovava sotto le attente cure di Riccardo. La fasciatura sul petto gli era stata cambiata, e mentre Riccardo lo sistemava, un sorriso giocoso si formò sulle sue labbra, incuriosendo Carlos.
"Mi spieghi perché stai sorridendo?" chiese Carlos, ancora un po' confuso.
Riccardo continuò a lavorare, ma quando finì si alzò e lo guardò negli occhi, il sorriso ora pieno di affetto. "Sono felice che tu abbia trovato una persona che ti rende felice."
Carlos lo guardò, sorpreso. "Clarence mi ha chiesto di sposarlo, e io ho accettato."
Riccardo lo abbracciò, stringendogli la mano con affetto. "Non pensi che sia troppo presto? Dopotutto, conosci Clarence da appena due settimane."
Carlos sorrise, accarezzando l'anello che ora portava al dito. "Io lo amo, e lui ama me. Teo e tu vi siete amati dalla prima volta che vi siete visti, eppure avete aspettato così tanto per stare insieme. Io non voglio perdere tempo."
Riccardo sorrise, un sorriso che parlava di una comprensione profonda. "Hai ragione. Voi due avete trovato qualcosa di speciale. Non perderlo."
Carlos si perse nei suoi pensieri per un momento, ricordando i giorni in cui lui e Riccardo erano ancora bambini, vivendo insieme una vita che sembrava lontana. Ma all'improvviso, un forte mal di testa lo colpì, facendolo trasalire. Un'immagine nitida si fece strada nella sua mente: una cella di vetro, dove riconobbe Luca, il suo piccolo fratello. In quella cella, Luca non sembrava spaventato, ma solo furioso. La sua rabbia era palpabile, e Carlos capì immediatamente che Luca era in grave pericolo.
"Ho visto Luca... ed è in pericolo," disse, guardando Riccardo con occhi pieni di preoccupazione. "Luca è in una cella di vetro."
Riccardo si alzò di scatto, correndo a cercare Teo, mentre Carlos rimase, ancora sconvolto dalla visione. Luca era in pericolo, e lui non poteva fare nulla per aiutarlo.
Le ore passarono, e Carlos non riusciva a smettere di pensare alla sicurezza del fratello. Ma Riccardo non tornò. Decise allora di alzarsi e andare a cercare Clarence. Uscendo dalla tenda, il campo sembrava irreale, la luce del giorno che stava svanendo rendendo tutto come un sogno.
Ma quando si voltò, la realtà lo colpì come un fulmine: davanti a lui c'era un uomo biondo, con una spada insanguinata. In mano, teneva la testa di Clarence. Carlos urlò con tutta la forza che aveva, gli occhi pieni di lacrime. L'uomo ridacchiava, avvicinandosi lentamente con un sorriso malvagio, simile a quello di un mostro. Carlos non riusciva a credere a ciò che vedeva. L'uomo con la spada era Adam Smith, il fratello maggiore di Jared, e il mostro che stava distruggendo tutto ciò che Carlos aveva amato.