Carlos continuava a camminare, le gambe tremanti sotto il peso del corpo di Clarence, ormai privo di forze. Ogni passo sembrava più difficile del precedente, e la spalla che sosteneva il corpo dell'uomo che amava gli doleva intensamente. Non riusciva a pensare a nient’altro che a Clarence, a quell’uomo che stava lentamente perdendo vita e che Carlos non avrebbe mai potuto sopportare di vedere morire. "Resisti, Clarence, ti prego, resisti," mormorava fra sé e sé, con la voce spezzata dalla preoccupazione.
Finalmente, a distanza, scorse una fattoria. Il fumo che usciva dal camino sembrava un segno di speranza, un’ultima possibilità di aiuto. Con tutte le sue forze, si avvicinò, ma quando finalmente riuscì a raggiungere la porta della fattoria, Clarence crollò a terra, svenuto. Il cuore di Carlos balzò nel petto, e si precipitò a controllare se fosse ancora vivo. Con due dita appoggiate delicatamente sotto il naso di Clarence, sentì un debole respiro, ma c’era ancora speranza. Sollevò la testa e corse verso la porta, bussando disperato.
La porta si aprì, rivelando una donna anziana, con i capelli bianchi raccolti in un cappello a fiori e un grembiule colorato che ricordava a Carlos sua nonna Sofia. La donna lo guardò con sorpresa, ma Carlos non si fermò, parlando con voce affannata e preoccupata.
"Mi deve aiutare, signora, il mio compagno è stato ferito!"
La donna guardò rapidamente oltre la spalla di Carlos e vide Clarence, disteso a terra. Con una rapidità sorprendente, si voltò e urlò dentro la casa.
"Ugo, vieni subito! Ci sono delle persone che hanno bisogno di aiuto!"
Un uomo, anch’egli anziano, comparve sulla porta. Non disse una parola, ma si affrettò a correre verso Clarence e a sollevarlo, portandolo dentro con l’aiuto di Carlos. "Stendetelo sul divano," ordinò la signora. L’uomo e Carlos posero delicatamente Clarence sul divano, mentre la donna sistemava dei cuscini sotto la sua testa per confortarlo.
"Vai a chiamare subito il dottore," ordinò la signora, senza perdersi d'animo.
L’uomo uscì di corsa, mentre Carlos si sedeva accanto a Clarence, osservandolo con preoccupazione. Il sudore gli scivolava dalla fronte, ma non poteva distogliere lo sguardo dal suo amore, temendo che ogni minuto fosse un passo più vicino alla fine.
Poco dopo, la porta si aprì di nuovo, e un altro uomo, questa volta con i capelli scuri e una valigetta, entrò. Era il medico. Si avvicinò rapidamente a Clarence, e, dopo aver esaminato la ferita, guardò Carlos con occhi professionali.
"Che cosa è successo?" chiese.
Carlos, senza perdere tempo, rispose con voce afflitta.
"È stato ferito dall'esercito del silenzio. Siamo stati sorpresi in un agguato."
Il medico annuì e si mise subito al lavoro, strappando la maglia di Clarence per vedere la ferita. Dopo un rapido esame, sospirò di sollievo.
"Fortunatamente il proiettile è uscito, ma ci sono dei residui che potrebbero danneggiare gli organi. Dobbiamo portarlo alla mia clinica per trattarlo, ma ci servirà anche del sangue. Non ho molte scorte qui."
Carlos non esitò.
"Io sono un donatore universale. Potete prendere il mio sangue."
Il medico annuì con gratitudine e cominciò a pulire e a bendare la ferita di Clarence, mentre Carlos si preparava per la donazione. Poco dopo, il signore anziano li portò in auto alla clinica del paese, dove il medico e la sua infermiera cominciarono a lavorare sulla ferita di Clarence. Carlos, nel frattempo, aspettava fuori, il cuore stretto dalla paura. Quando il medico finalmente tornò, era stanco ma visibilmente sollevato.
"La ferita è stata chiusa. Ci scusiamo per il ritardo, ma i residui della pallottola ci hanno richiesto più tempo del previsto. Comunque, sta bene. In due giorni, potete riprendere il viaggio."
Carlos annuì, sollevato, e subito chiese.
"Posso vederlo?"
Il medico sorrise e gli fece un cenno di sì.
"Non è ancora sveglio, ma può entrare."
Carlos corse verso la stanza dove Clarence giaceva, addormentato e vulnerabile. Si fermò accanto al letto, osservandolo con una dolcezza infinita. Sospirò, si avvicinò e gli diede un bacio delicato sulle labbra.
"Spero che ti svegli presto, amore mio," sussurrò.
Il tempo sembrava scorrere lento e inesorabile, e mentre Carlos fissava il volto di Clarence, la sera calò senza che se ne accorgesse. Ma, improvvisamente, una mano lo afferrò. Con un sobbalzo, Carlos abbassò lo sguardo e vide che Clarence, finalmente, aveva aperto gli occhi. Un sorriso stanco ma sereno gli illuminò il volto, e una lacrima solitaria scivolò giù per la guancia di Carlos. Clarence alzò il braccio sano e asciugò la lacrima con il pollice.
"Perché piangi, ragazzino? Non ti libererai tanto facilmente di me," disse, con un sorriso affettuoso.
Carlos, sopraffatto dalla felicità, sorrise mentre rispondeva.
"Non voglio per niente liberarmi di te, per tutta la mia vita."
Clarence lo tirò verso di sé con il braccio sano e lo baciò con passione, la sua lingua che sfiorava le labbra di Carlos. Il bacio divenne intenso, e quando il loro respiro si fece più affannato, qualcuno bussò alla porta.
"Vedo che si è svegliato," disse una voce. Un uomo anziano entrò nella stanza con un sorriso.
"Comunque, io sono il dottor Samuel, il medico di questo villaggio."
Carlos si alzò dalla sedia e si avvicinò al medico, grato.
"La ringrazio dottore per aver salvato Clarence."
Il medico annuì. "Ho solo fatto il mio dovere. Ora, però, dovrà rimanere a riposo. In due giorni potrete riprendere il viaggio. C'è una pensione accanto alla clinica, dove potrete stare mentre Clarence si riprende. Vi porterò là."
Carlos e Clarence annuirono, e poco dopo il medico se ne andò.
"Presto tornerò con le sue dimissioni e qualcuno che vi porti alla pensione," disse prima di uscire.
La stanza divenne tranquilla di nuovo, e Carlos non parlò per un po’. Voleva solo stare con Clarence, tenendogli la mano, mentre l’uomo che amava lo accarezzava dolcemente. In quel momento, Carlos sentiva che non c’era altro che il presente, il futuro e il passato non avevano più importanza. Era felice di essere lì con lui.
Non molto tempo dopo, una leggera bussata alla porta interruppe il loro momento di intimità. Una giovane infermiera entrò e sorrise.
"Siete proprio carini insieme."
Poi, con un sorriso che trasmetteva gentilezza, disse.
"Comunque, sono venuta per le dimissioni di Clarence e per accompagnarvi alla pensione."
Li condusse attraverso un lungo corridoio, fino a una piccola casa dall’aspetto accogliente e decorata con colori tenui. All’ingresso, una giovane donna li accolse con un sorriso e li portò alla loro stanza. L’atmosfera era calda e familiare, diversa dalle fredde e impersonali stanze degli ospedali. Il letto per i convalescenti e quello per i cari erano separati, ma l’ambiente tutto sembrava un rifugio perfetto per i due.
Clarence fu aiutato a coricarsi, e Carlos, dopo aver guardato la stanza con una sensazione di pace, si avvicinò a lui. Clarence lo invitò con un gesto a sedersi vicino. E quando Carlos si avvicinò, Clarence lo prese con il braccio sano e lo tirò a sé. I due si baciarono, la passione che li legava travolgendoli.
Carlos cercò di fermarlo.
"Clarence, sei ancora in convalescenza, non possiamo farlo," disse, ma Clarence lo guardò con un sorriso malizioso.
"Non sono mica tanto grave, ragazzino."
Carlos, sorridendo, si avvicinò e lo baciò delicatamente. Quella notte, tra dolcezza e passione, si addormentarono abbracciati, dimenticando tutto ciò che non fosse il loro amore.