Mentre noi ci riscaldavamo gli uomini restavano in disparte seduti sopra gli scogli. Era mai possibile che non avessero freddo? Nel modo in cui si stavano comportando sembrava proprio così. Vegard come promesso ritornò al tramonto e teneva sopra la spalla, legato ad un bastone, un grosso cinghiale appena ucciso che gocciolava sangue; mentre sull’altra spalla teneva poggiate delle pellicce d’animale arrotolate. Mi domandavo come potesse sopportare tutto quel peso. Pose le pelli accanto a me e disse che ci sarebbero servite per ripararci dal freddo della notte; mise il cinghiale a cuocere sul fuoco e ci nutrimmo tutti di quella tenera e squisita carne. La temperatura si era abbassata di molto e faceva ancora più freddo, mi coprii con la pelliccia che mi aveva dato Vegard era molto grande non osavo pensare come fosse morto quel povero animale in così poco tempo scuoiato e portato a noi. La conclusione era sempre la stessa un uomo normale non poteva fare queste cose. Ero molto stanca e provata, scaldata dalla pelliccia e dal tepore del fuoco mi distesi e mi addormentai. Il mattino seguente fui svegliata dallo scoppiettio dei rami secchi che bruciacchiavano, il fuoco era stato alimentato tutta la notte dagli uomini che erano stati di guardia ma non riuscivo a vederli ero sicura che fossero nelle vicinanze di certo non ci avrebbero mai lasciate sole in quel luogo sconosciuto. Claudia si avvicinò avvolta nella pelliccia e disse che era molto preoccupata per la nostra sorte, eravamo lontanissime dal nostro paese se prima sperava in una nostra eventuale fuga, ora era giunta alla conclusione che era letteralmente impossibile ritornare a casa. Non le risposi perché aveva pienamente ragione, fortunatamente quegli uomini erano così gentili e premurosi con noi da renderci il viaggio abbastanza confortevole. Mi chiedevo a cosa ci stessero preservando e mentre stavo pensando questo sbucarono dalla foresta, sembravano finti tanto erano belli. Vegard disse che dovevamo inoltrarci nella foresta e, dato che era molto fitta, ci avevano aperto un varco. Non vedevo attrezzi o asce nelle loro mani e mi venne da pensare che lo avessero fatto a mani nude. La partenza fu immediata ci fecero disporre in fila e ognuna di noi aveva affiancato uno di loro, accanto a me stranamente c’era Svein, Vegard era a capo della fila e ci faceva strada. Ci inoltrammo nella foresta era molto tetra e buia, gli alberi erano altissimi e vicinissimi tra loro, filtrava poca luce del tiepido sole di quel luogo. Mi stava venendo una grande angoscia pensando al caldo sole della mia amata Roma. Chiesi a Svein quanto fosse grande la foresta, disse che non lo era molto e se non ci fossero stati contrattempi ne saremmo usciti prima che facesse buio, all'improvviso un gran trambusto interruppe il nostro dialogo, gli uomini si affiancarono ancora più vicino a noi e sguainarono le loro spade erano tutti pronti a difenderci da qualcosa di molto pericoloso… Un terrificante animale, mai visto prima, spuntò fuori dagli alberi e si stava dirigendo verso di noi, ero la prima della fila e lo vedevo avvicinarsi sempre di più ero impietrita dalla paura e pensavo che mi avrebbe sbranata… Vegard gli corse incontro con un balzo impossibile a qualunque uomo, gli saltò in groppa riuscendo ad arrestarne la corsa, iniziò una lotta cruenta con esso, l’animale molto più alto di lui ai lati del muso aveva delle zanne enormi credevo che per Vegard fosse la fine ed ero terrorizzata al solo pensiero di perderlo. La mia paura era infondata ciò che accadde in seguito me lo confermò perché Vegard con un preciso colpo di spada lo decapitò come se fosse stata la cosa più facile al mondo. Era ansimante ed immobile dinanzi al corpo dell’animale senza neanche un graffio, si mise a scuoiarlo dinanzi a noi che osservavamo la scena allibite. Prese la pelle l’arrotolò e la poggiò sopra la spalla senza mai rivolgere lo sguardo verso di me, poi disse che dovevamo immediatamente riprendere il cammino altrimenti avremmo dovuto pernottare nella foresta e, non sarebbe stato un bene per noi. Velocemente ci mettemmo in marcia, nessuna di noi desiderava passare la notte in quel luogo. Dopo alcune ore di cammino sentii cedere le gambe e caddi a terra sfinita dalla stanchezza, Svein mi sollevò da terra e stava per prendermi in braccio, in un millesimo di secondo arrivò Vegard che gli ordinò di prendere il suo posto davanti la fila dicendo che a me avrebbe pensato lui… Il guerriero eseguì il suo ordine senza ribattere. Sembrava un innamorato geloso della sua donna, ero ben consapevole di non esserlo e mi ponevo questa domanda: “Che cosa sono per lui?”