Verso l'ignoto.

491 Parole
Questi uomini ci avevano trasportato volando era inverosimile ma ero più che consapevole che Valeria avesse detto la verità. Guardai la schiena di Vegard per cercare delle ali nascoste, forse erano sotto le sue vesti e le tirava fuori al momento opportuno ma non vidi nulla così cercai di affrontarlo e gli chiesi: «Ti prego dimmi chi siete!...Se riuscite a fare queste cose non potete essere di natura umana ed io inizio ad avere paura…» Dal suo sguardo capii che voleva liberarsi da qualcosa che lo angosciava ed ero sicura che stava per dirmi la verità, pendevo letteralmente dalle sue labbra finalmente avrei saputo tutto. Ma evidentemente si rese conto che le mie parole lo avevano reso vulnerabile e, per difendersi da questo mi sorprese con un gesto inaspettato, mi accostò a lui avvolgendomi in un caloroso abbraccio carezzando i miei capelli mi sussurrò all'orecchio con la voce rotta dall’emozione <Non devi avere paura non permetterò a nessuno di farti del male darei la mia vita per te. Presto saprai la verità ma non è ancora giunto il momento…» Mi avrebbe detto tutto, comunque qualcosa sapevo non era un semplice uomo, un uomo normale non poteva certo volare. Le sue parole mi colpirono ed ero finalmente certa che anche lui nutriva dei sentimenti profondi nei miei confronti, forse più intensi dei miei, dato che avrebbe dato la sua vita per me; io non sapevo se avrei fatto lo stesso per lui. Mi allontanò delicatamente da sé disse di sederci perché dovevamo raggiungere la terra ferma, si posizionò accanto a me rimanendo in silenzio ed era visibile dal suo modo di comportarsi che una sofferenza terribile lo attanagliava. Le altre si erano sedute in silenzio mentre due degli uomini remavano. La terra ferma si stava avvicinando sempre più erano mesi che non toccavo terra e mi chiedevo In che luogo saremmo approdati. Stavo andando verso l’ignoto ed ero molto inquieta per questo. Vegard continuava ad essere assorto nei suoi tristi pensieri ma il solo averlo accanto mi faceva sentire al sicuro. Quando raggiungemmo la riva gli uomini ci aiutarono a scendere prendendoci in braccio per non farci bagnare. Mi resi conto che la sabbia era stranamente ricoperta da un sottile strato di neve e, finalmente a terra, ci coprimmo con i cappucci per ripararci dal freddo pungente. La spiaggia confinava con una fitta foresta, i suoi alberi erano altissimi e molto vicini tra loro mi dava la strana impressione che toccassero il cielo, non avevo mai visto niente di simile e ne rimasi affascinata. Vegard si rivolse ad uno dei suoi uomini chiamandolo Svein, ordinò che andasse a procurare della legna per accendere il fuoco, poi rivolgendosi a me disse che si allontanava per poco tempo e che sarebbe tornato prima dell’imbrunire. Lo vidi scomparire nella foresta nel frattempo Svein aveva acceso un bel fuoco e ci riunimmo intorno ad esso, era piacevolissimo il tepore che emanava finalmente non sentivamo più freddo.
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