Occhi di mare.

358 Parole
 Finalmente sole, il silenzio che regnava nella stanza venne interrotto dai singhiozzi di Valeria che, seduta e con i gomiti appoggiati sul tavolo si teneva la testa tra le mani letteralmente disperata. Mi sedetti accanto a lei e l’abbracciai cercando di consolarla, ma non riuscivo a calmarla. Pianse per parecchio tempo, quando finalmente smise credo avesse esaurito tutte le lacrime. Creola disse di avere molta sete avrebbe bevuto l’acqua e, se non le fosse accaduto nulla avremmo potuto bere anche noi. Feci un cenno con la mano per fermarla, mi tranquillizzò dicendo di non preoccuparmi, nel caso ci fosse stato qualche infuso si sarebbe solamente addormentata; era più che certa che i nostri compratori avevano pagato un ingente riscatto non certo per vederci morte. Nel mentreu n grosso scossone ci fece traballare. La nave si stava muovendo, guardai fuori dall’oblò vidi la terra ferma allontanarsi sempre di più, il nostro viaggio verso l’ignoto stava iniziando. Stremata da tutti gli eventi della giornata mi sdraiai sopra una delle pelli che erano a terra, era molto morbida e confortevole, presi la coperta che vi era accanto coprendomi fin sopra la testa per proteggermi da non so cosa e mi addormentai. Dormii tutta la notte, il mattino seguente mi svegliarono i primi raggi del sole che filtravano dall’oblò. Mi alzai mentre le altre stavano ancora dormendo, guardai fuori e vidi solo mare, non c’era più alcuna traccia della terra ferma. Ritornai sul mio giaciglio coprendomi di nuovo fin sopra la testa e mi riaddormentai. Fui svegliata da alcuni bisbigli, sentivo parlare a bassa voce e non capivo nulla di ciò che udivo, tirai giù lentamente la coperta fino a scoprirmi gli occhi; vidi un uomo che poggiava delicatamente un vassoio con del cibo sopra il tavolo. Un altro uomo era dinanzi a me, la sua statura era imponente, incrociai i suoi occhi, era lui, OCCHI DI MARE. Mi era venuto in mente di chiamarlo così, perché non ero a conoscenza del suo nome. Frettolosamente mi tirai di nuovo su la coperta coprendomi il viso, non volevo più avere niente a che fare con quegli occhi magnetici che mi trasmettevano strane sensazioni.
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