Il regno degli ibridi.

524 Parole
Mi congedai malvolentieri da lui e ritornai nella mia camera. Feci un bagno caldo e presi dall’armadio una tunica color turchese, osservandomi allo specchio notai quanto mi donasse quel colore. La stoffa della veste era morbidissima, mi scendeva lungo il corpo soffermandosi sulle mie forme evidenziandole. Spazzolai i miei lunghi capelli e scesi in giardino, ad attendermi c’era uno stalliere che teneva per le briglie due splendidi stalloni dal pelo lucidissimo e pezzato da macchie chiare, che risaltavano sul colore principale che era il marrone scuro. L’uomo  disse che Vegard sarebbe arrivato presto, mi venne d’istinto accarezzare l’animale che accettava ben volentieri le mie coccole. Nel frattempo era arrivato Vegard e, guardando quella scena disse che ero in grado di ammaliare anche i cavalli. Si avvicinò a me, mise la mano tra i miei capelli sollevandomi il capo verso il suo viso e mi rivelò che ogni qualvolta era vicino a me aveva un unico pensiero in testa, quello di farmi sua. I suoi occhi ardevano d’amore, gli sussurrai che anche per me era lo stesso e gli tolsi la mano dai capelli, mi avvicinai in modo che potessi essere attaccata a lui il più possibile, gli offrii le mie labbra e la sua bocca se ne impossessò, mi travolse in un bacio pieno di emozioni, trasmettendomi tutto se stesso e lasciandomi letteralmente senza fiato. Quando liberò le mie labbra dalla sua bocca, riuscii a pronunciare: «Ti prego andiamo, altrimenti andrà a finire diversamente e tu hai questo momento libero per condurmi da Valeria…» Era molto preso da me, lo capii dalle gocce di sudore che gli coprivano la fronte e fece uno sforzo enorme per compiacermi. Mi afferrò per la vita mi posizionò sopra la groppa del cavallo ed egli salì sull’altro. Prima di muoverci mi chiese se fossi stata in grado di cavalcare perché il tragitto sarebbe stato abbastanza lungo, risposi che me la cavavo abbastanza bene, tranquillizzato dalle mie parole spronò il cavallo ed io lo seguii. Uscimmo dai giardini e ci trovammo in una grande prateria illuminata dai raggi del sole, ci trovavamo nel sottosuolo e sembrava impossibile che tutto ciò fosse reale, mi chiedevo che mente ingegnosa potesse aver creato tutta quella meraviglia. Arrivammo nei pressi di un boschetto arricchito dai colori del verde e dalle sue molteplici tonalità, lo imboccammo e al nostro passaggio qualche scoiattolo impaurito si arrampicava velocemente sugli alberi. Vegard si rese conto che i cavalli erano stanchi così ci fermammo ad abbeverarli in un ruscello situato ai suoi margini, l’acqua era così trasparente che si riusciva a vedere i piccoli sassi multicolori posizionati sul fondo. Dissi a Vegard: «Questo luogo è meraviglioso... Come può esistere un luogo così nel sottosuolo? » Rispose che tutto ciò si era potuto realizzare grazie ai raggi del sole che venivano proiettati in quel luogo dalle sei torri situate in superficie. Il sole era la materia prima che aveva permesso di creare un luogo così nel sottosuolo. Dopo la breve pausa, riprendemmo il viaggio che terminò nei pressi di una grande fortezza circondata da mura altissime costruite con la pietra, Vegard disse che eravamo arrivati nel Regno degli ibridi.
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