La violenza di Barek.

697 Parole
Entrammo nella fortezza e stranamente non c’era nessuno ad accoglierci, attraversammo il cortile giungemmo all’ingresso del palazzo ma non incontrammo anima viva. Vegard scese da cavallo poi aiutò me a farlo e, con tono di voce preoccupato mi disse di stargli accanto perché c’era qualcosa che non andava che non era possibile che non vi fosse nessuno. Legò i cavalli e proseguimmo percorrendo un lungo corridoio, mi teneva per mano per avermi il più possibile accanto a sé, giungemmo in un grande porticato e ciò che vidi era allucinante. Molti corpi di ibridi massacrati ed accatastati e il corpo esamine di una giovane donna che somigliava a Valeria era abbracciato a quello di un ibrido. Lasciai la mano di Vegard e corsi per vedere se fosse lei, in un lampo Vegard fu accanto a me. Erano proprio loro Valeria e Fredochie ed erano morti, a quella vista persi i sensi. Fui risvegliata dall’acqua con cui Vegard mi bagnava delicatamente il viso, mi aggrappai a lui piangendo urlandogli addosso chi mai avesse potuto compiere una strage così orribile, tenendomi stretta a sé cercando di calmarmi rispose che solamente i bestraghiani potevano compiere una simile atrocità. Continuò dicendo che Fredochie aveva acquisito molta forza dall’unione con Valeria ma non avrebbe mai potuto competere con Barek. Era rimasto solo perché gli altri guerrieri proteggevano gli elitiani dal presunto imminente attacco da parte dei bestraghiani. Ogni tanto smetteva di parlare e mi baciava le guance bagnate dalle lacrime, disse preoccupato che dovevamo andarcene perché i bestraghiani potevano essere ancora in zona. «Magari lo fossero, così li uccidi tutti…» pronunciai quelle parole completamente sconvolta dal dolore per la perdita di Valeria. Sostenendo il mio sguardo con quegli occhi meravigliosi mi spiegò che era pericoloso perché mentre lui combatteva non poteva badare a me che sarei stata un bersaglio facile per qualcuno di loro. Era anche all’oscuro di quanta forza Barek avesse potuto acquisire con la seconda unione, continuai a piangere dicendo che non potevamo lasciare Valeria così. Si rese conto che ero veramente sconvolta e mi assicurò che avrebbe mandato qualcuno per seppellire i corpi, ma dovevamo andarcene al più presto. Raggiungemmo i cavalli ma, spuntato dal nulla ci trovammo dinanzi Barek. Vegard visibilmente preoccupato mi disse di rimanere accanto a lui e Barek senza mezzi termini gli comunicò che voleva me. Vegard sguainò la spada e disse che prima avrebbe dovuto ucciderlo. In sua risposta Barek con un sorriso sarcastico lo minacciò dicendo che lo avrebbe fatto perché giorno e notte pensava a me, e non poteva più vivere senza possedere il mio corpo. Vegard nell’udire quelle parole gli si avventò contro ed  iniziò tra i due un combattimento cruento, mi feci da parte terrorizzata. Quando mi resi conto che qualcuno era alle mie spalle non feci in tempo a voltarmi che mi immobilizzò, mise qualcosa sulle mie labbra che mi fece perdere conoscenza. Mi risvegliò la voce roca di Barek che soddisfatto mi stava dicendo di essere la sua migliore arma per ricattare Vegard, disse di averlo costretto al ritiro con la minaccia che si sarebbero divertiti ad effettuare le più crudeli torture su di me. Si rese conto che mi guardavo intorno per capire dove fossimo e disse che eravamo ancora nel palazzo degli ibridi perché prima di andare doveva fare una cosa. Venne vicino a me e mi sollevò da terra mi spinse verso la parete di roccia con il viso rivolto verso di essa. Mi strappò il vestito, ansimava più del solito sembrava un animale, capii cosa voleva farmi e mi misi ad urlare come una forsennata ma nessuno veniva in mio soccorso. Mi prese con la forza con una brutalità disumana che mi sembrava di morire tanto era il dolore. Quando ancora era dentro di me con la bocca poggiata sul mio orecchio pronunciò delle parole terribili: «Questo ti serva da lezione, se ritenterai di nuovo di scappare da me sarò ancora più brutale da farti desiderare la morte» Poi si allontanò da me si tolse il mantello e mi coprì, non riuscivo a reggermi in piedi dal dolore e caddi in ginocchio, mi prese tra le sue braccia dicendo che ce ne tornavamo a casa.
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