Quel pomeriggio venne a farmi visita Domitia con grande sorpresa vidi che non era sola, era accompagnata da Cassio Aurelio un mio vecchio amico d’infanzia. Erano parecchi anni che ci eravamo persi di vista, egli era sempre fuori Roma alla conquista di nuove regioni, capo della terza legione di Roma che aveva la triste fama di essere la più sanguinaria. Avevo anche sentito parlare della crudeltà del suo comandante, ai suoi uomini non faceva risparmiare neanche un nemico, non voleva prigionieri e comandava loro di compiere terribili razzie nelle terre conquistate. Fui subito distolta da quei pensieri quando sorridendo mi si avvicinò e, prendendomi le mani tra le sue, disse che era molto felice di rivedermi che ero ancora più bella di come si ricordasse. Le sue parole mi misero in imbarazzo così tanto da farmi arrossire, Domitia mi tirò fuori da quella strana situazione dicendo che lo aveva conosciuto due giorni prima a casa del console Patruno e, chiacchierando del più e del meno, venne fuori che era un mio amico d’infanzia così le chiese se poteva accompagnarlo a farmi visita. Sorridendo li invitai in giardino e fummo presto coinvolti in una discussione che ci ricordava i tempi passati. Era divenuto un uomo molto bello, alto e di corporatura atletica con la carnagione chiara e i capelli castano scuro, quando indirizzava lo sguardo verso di me, i suoi occhi penetranti sembrava volessero trasmettermi un’intesa, come se volesse essere mio complice in non so cosa. Chiacchierando emerse una mal celata curiosità nei miei confronti specialmente verso la mia vita privata, io allontanavo il discorso parlando di altro, egli capì che non ne volevo parlare e non mi chiese più nulla. Trascorremmo un bellissimo pomeriggio, scherzando e chiacchierando, i brutti pensieri erano scomparsi ed ero molto rilassata. Quando giunse il momento di congedarsi da noi, Cassio ci invitò a partecipare alla festa che si sarebbe svolta in suo onore per le vittorie conseguite nelle terre del Nord. La festa si sarebbe svolta la sera stessa nella sua casa, dissi di no e trovai delle scuse perché non ne avevo nessuna voglia. Domitia iniziò ad insistere che dovevo accompagnarla perché non voleva andarci da sola dato che non conosceva nessuno. Anche Cassio insistette talmente tanto che mi misero nella condizione di dover accettare per forza. Egli disse che avrebbe mandato uno dei suoi uomini con un calesse a prelevarci, detto questo strinse le mie mani tra le sue e se ne andò. Dal mio ritorno a Roma era la prima volta che uscivo di casa e questo mi metteva in agitazione.