Detto ciò si congedò dicendo che saremmo rimaste sotto la protezione dei guerrieri poi uscì dalla porta da dove erano giunti Vegard e i suoi. Nel grande salone regnava il silenzio nessuno di noi emetteva un fiato così mi feci coraggio e mi avvicinai a Vegard, sembrava volesse rimanere distaccato da me come se provasse vergogna per ciò che ci era stato rivelato. Forse gli era venuto il dubbio che se avessi saputo chi fosse realmente non lo avrei più amato, ma questo non era possibile e ne ero ben consapevole. Senza pensarci due volte mi avvicinai a lui e lo abbracciai era da tanto che desideravo farlo e lo strinsi a me dolcemente, il mio gesto inaspettato lo sconcertò perché non reagì e rimase immobile, insistetti così tanto da provocarlo che iniziò a stringermi con forza, il suo respiro si faceva sempre più affannoso e stranamente non ebbi paura, iniziai a baciargli il collo delicatamente dicendo di calmarsi perché lo amavo più della mia vita. Nell’udire quelle parole il suo respiro lentamente si regolarizzò e il suo abbraccio divenne più tenero, riprese completamente il controllo di sé. Il tutto era accaduto davanti ai presenti che erano rimasti stupiti in particolar modo per come fossi riuscita a calmarlo. Creola disse che sarei riuscita a dominare la bestia che era in lui perché il nostro amore era più forte. Le ragazze ancora sconvolte da ciò che avevano veduto e da ciò che ci era stato riferito non emettevano un fiato. Vegard ripresosi completamente ruppe il ghiaccio e in tono ironico disse che era assurdo ma ancora non conoscevamo i nostri nomi. Sarebbe stato opportuno presentarci così dicendo si rivolse verso di me che fui la prima a farlo seguita dalle altre. I nomi dei guerrieri erano molto strani conoscevo solo quelli di Svein e Vegard, gli altri erano: Ghearch, Taroch, Fredochie. Terminate le presentazioni Vegard chiese se avevamo bisogno di riposarci che avevamo delle camere a nostra disposizione e non sarebbero state più chiuse a chiave. Eravamo anche libere di gironzolare per il palazzo e di uscire nei giardini, non potevamo avventurarci oltre sarebbe stato molto pericoloso perché i bestraghiani erano sempre in agguato e pronti a rapirci, al solo pensiero rabbrividii. Confermai che eravamo molto stanche e sarebbe stato meglio se fossimo andate a riposare. La nostra accompagnatrice che nel frattempo era rimasta nel salone ci invitò a seguirla. Ci congedammo da loro diedi un bacio sulla guancia a Vegard per salutarlo e non reagì, avevo l’impressione che i miei gesti così inaspettati lo mettessero in difficoltà. Gli dissi bisbigliando in un orecchio: «Non ho paura di te… Sono impaziente di essere tua…» Lo sentii irrigidirsi nell’udire le mie parole poi con un lieve sorriso e rivolgendogli uno sguardo malizioso me ne andai seguendo la donna… Lasciandolo letteralmente di stucco…