La grande nave.

757 Parole
Ad ognuna di noi era stata assegnata una bellissima camera, arredata con gusto e raffinatezza, appena arrivai nella mia salutai le altre e mi coricai perché ero stanchissima. Quella notte dormii profondamente e il mattino mi svegliai di buon umore, feci un bagno caldo dato che qualcuno mentre dormivo aveva riempito il grande catino che avevo in camera con dell’acqua calda. Stavo godendomi quel piacevole bagno… Pensavo a Vegard e a tutte le novità che mi erano state riferite. Feci uno sforzo enorme per uscire dall’acqua ma non potevo certo restare tutta la mattinata a bagno anche se l’avrei fatto molto volentieri. Indossai una veste rosa presa dall’armadio e me ne andai fuori, ero curiosa di vedere l’interno del palazzo avevo una gran voglia di ispezionare il luogo. In fondo al corridoio c’era una porta molto bella intarsiata con minuscoli pezzetti di legno dai diversi colori, dato che avevo il permesso di andare dove volevo, l’aprii. Entrai in un grande salone arredato con mobili decorati con il colore dell’oro, al centro della stanza si trovava un tavolo contornato da sedie con una spalliera stranamente alta, dalle finestre entrava la luce del sole che rendeva la stanza bella ed accogliente, tutto quello che vedevo era una novità per me a Roma questo tipo di arredamento così bello e raffinato non esisteva. Varcai una porta che conduceva al giardino dove si respirava un gradevole profumo di fiori, Imboccai un piccolo sentiero e continuai la mia esplorazione, giunsi nei pressi di una grotta con due uomini di guardia al suo ingresso. Non fecero nulla per fermarmi, quindi proseguii tranquillamente, attraversai un lungo corridoio e, alla fine di esso, mi trovai davanti una cosa enorme fatta di metallo, era grande quasi come un anfiteatro. La osservavo sbalordita intorno ad essa vi erano dei cerchi enormi composti da un materiale lucido di due colori rosso e blu, un ponte era posto davanti all’apertura che conduceva al suo interno. Entrai dentro ero troppo curiosa e volevo capire che cosa fosse. Il suo interno era enorme, delle luci gialle provenivano da una specie di quadro e davanti ad esso vi erano posizionate delle strane sedie. C’erano molti altri ingressi al suo interno che conducevano ad altre stanze. Mentre stavo dirigendomi verso uno di loro vidi Vegard venirmi incontro che, sorpreso dalla mia presenza, mi chiese cosa facessi lì. Dissi che la mia curiosità mi aveva condotta in quel luogo e gli omandai che cosa fosse quella cosa. Mi rispose in tono compiaciuto e colmo d’orgoglio: «Ti presento la grande nave con cui abbiamo raggiunto questo mondo.» Dunque era questa la famosa nave di cui mi aveva parlato il sovrano, era incredibile quello che stavo vivendo, un’avventura straordinaria. Mi trovavo dentro una nave che era in grado di viaggiare nello spazio, se lo avessi raccontato a qualcuno di Roma mi avrebbe presa per pazza. Vegard mi chiese se andava tutto bene, gli dissi di sì, ma le novità che stavo vivendo erano troppo vicine tra loro e non riuscivo a capacitarmene. Gli domandai chi potesse condurre una nave così complicata, rispose che lui era uno dei pochi. Mi fece visitare tutta la nave che era veramente magnifica e fornita di tutto, tanto da sembrare una piccola città. Completata la visita uscimmo fuori nei giardini, appena soli e lontani da sguardi indiscreti mi attirò a sé e mi baciò… L'emozione che mi provocò quel bacio era talmente forte da farmi girare la testa, in quel contatto riuscivo a percepire tutta la passione che nutriva nei miei confronti e mi resi conto che tava superando il limite, il suo respiro si era fatto più veloce, cercai di calmarlo e anche questa volta ci riuscii. Si staccò da me poi disse che desiderava ardentemente farmi sua, ma aveva molta paura, sarebbe morto di dolore se mi fosse capitato qualcosa di brutto. Anch’io lo desideravo ardentemente ed ero sicura che la bestia che era in lui sarebbe stata sconfitta dall’amore che egli nutriva per me. Il nostro momento magico fu interrotto dall’arrivo di una guardia che chiamò Vegard dicendo che avevano bisogno di lui; anche se pur malvolentieri dovette congedarsi da me. Me ne ritornai a palazzo correndo ed ero impaziente di informare le altre su ciò che avevo visto, stranamente le porte delle loro camere erano spalancate e di loro non vi era nessuna traccia. Chiesi ad una guardia se era a conoscenza di dove fossero andate, la sua risposta mi fece venire un colpo, mi informò che i guerrieri erano venuti a prelevarle perché l’unione potesse avvenire…
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