I bestraghiani.

738 Parole
Il mattino seguente fui io la prima ad aprire gli occhi, anche se li avevo chiusi da poco. Osservavo Vegard mentre dormiva il suo bellissimo viso era disteso e rilassato, di una cosa ero sempre più convinta quella di amarlo follemente. Era la prima volta che mi univo ad un uomo e non avrei mai immaginato che sarebbe stato così ero letteralmente spossata, mi chiedevo se il motivo fosse che egli non era un semplice uomo ma bensì due uomini in uno. La caviglia mi faceva ancora male, mi sedetti sul letto stirandomi le braccia, la sua mano delicata mi prese per la vita e mi trascinò a sé, mi poggiò sopra di lui, il mio viso era sopra il suo e mi diede un piccolo bacio chiedendomi se stessi bene. Gli risposi che a parte il dolore alla caviglia, non ero mai stata meglio in vita mia. La sua espressione fu di grande felicità non riusciva a credere che fossi sana e salva, mentre diceva quelle parole un’ombra oscurò il suo viso. Gli chiesi che cosa lo turbasse così tanto, rispose che lo preoccupava la sorte delle ragazze. “Sicuramente sono morte” lo pensai senza dire nulla, si accorse del mio dolore e per non rattristarmi cambiò argomento. Mi chiese preoccupato se quando era avvenuta l’unione avevo sofferto, dato che era stata la bestia a farlo per prima, attendeva la mia risposta con ansia, lo tranquillizzai dicendo che non avevo conosciuto uomo prima di lui quindi la prima unione era stata abbastanza dolorosa… In seguito meravigliosa. Mi chiese della bestia risposi che era stata meravigliosa quanto lui. Mi strinse ancora di più a sé, i battiti del suo cuore stranamente erano regolari, solitamente quando si avvicinava a me erano velocissimi e anche lui notò questo cambiamento. Il nostro momento magico fu interrotto da una guardia che bussò alla porta e, disse a Vegard che lo stava attendendo il sovrano perché doveva comunicargli una cosa della massima importanza. Mi diede un bacio sulla fronte e si alzò, mentre si stava vestendo si rese conto che i suoi pettorali si erano induriti talmente tanto da sembrare metallo, lo stesso era per le braccia e le gambe. Era consapevole di ciò che gli stava accadendo, la profezia si stava avverando, stava trasformandosi nell’invincibile guerriero di cui aveva parlato la sacerdotessa. Era sempre molto bello anche con un’armatura naturale addosso e, non osavo pensare, di quanta forza potesse essere dotato. Mi sollevò dal letto e mi condusse nella mia camera, disse che avrebbe mandato una donna per curarmi la caviglia munita di un infuso in grado di curare qualsiasi tipo di distorsione. Mi baciò appassionatamente e si congedò da me, sussurrandomi all’orecchio di riposare perché avevo bisogno di essere in forma, dato che la notte successiva sarebbe venuto a farmi visita, gli sorrisi e lo salutai. Ero sola e molto felice ma avvolta in mille pensieri. Mi chiedevo se mio padre fosse ancora vivo e se l’avrei più rivisto. Sarei più ritornata nella mia amatissima Roma?...Di una cosa ero certa, il resto della mia vita volevo passarlo con Vegard in qualsiasi luogo purché fossi accanto a lui. Avevo dormito poco, e nell’attesa che arrivasse la donna, chiusi gli occhi per riposare e mi addormentai profondamente. Il mio risveglio fu brusco, avevo una mano sulla bocca che mi impediva di emettere un qualsiasi fiato, ero terrorizzata, un uomo mi sollevò dal letto tenendomi stretta alla vita sempre con la mano premuta sulla mia bocca, c’erano altri due uomini nella stanza cercavo di divincolarmi ma non riuscivo a liberarmi da quella presa. Il mio istinto mi fece pensare che fossero bestraghiani, mi condussero fuori della stanza passando dalla finestra, l’uomo che mi teneva fece il salto tenendomi stretta a lui e gli altri lo seguirono. Correvano velocissimi e non come uomini normali. Percorremmo un sentiero che ci condusse ad una caverna che attraversammo, all’uscita c’erano ad attenderci tre uomini rivestiti con un’armatura scura che li copriva fino alle ginocchia. Colui che mi trasportava finalmente mi poggiò a terra ma, il lancinante dolore che mi provocava la distorsione alla caviglia mi fece urlare dal dolore e caddi. Uno degli uomini con l’armatura senza pronunciare una sola parola mi sollevò da terra e, portandomi tra le sue braccia imboccò un sentiero innevato. Faceva molto freddo, eravamo in superficie e ci stavamo avvicinando alle grandi montagne di ghiaccio dove era situato il regno dei bestraghiani.
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI