L'avevano scambiato per un prostituto! La bocca gli divenne arida, e George si umettò le labbra, tentando di ritrovare la voce, il cuore che gli martellava nel petto per il terrore.
"Toglimi le tue sudicie mani di dosso!" proruppe indignato.
"William..." un giovane si fece avanti, la bocca distorta in una smorfia disgustata. "Sei uscito di senno? Guardalo! Guarda il suo collo! Qualcuno si è già occupato di lui, e in modo drastico. Perché vuoi portarti a letto un simile orrore?"
L'alfa osservò la cicatrice, la linea di pelle raggrinzita che gli solcava il collo da dietro l'orecchio dino a una distanza infinitesimale dalla trachea.
"Cristo!" imprecò. Ritirò la mano, lasciando che la spilla e il copricapo gli scivolassero dalle dita. "Non mi stupisce che tu sia fuori tutto solo, ragazzo. Nessuno ti toccherà, ridotto come sei." Distogliendo lo sguardo, sputò per terra. "Andiamocene, ragazzi, prima che ci faccia il malocchio." Gli uomini proseguirono, sghignazzando e spintonandosi a vicenda.
George ascoltò il suono delle loro risate, dei loro bisbigli, mentre si allontanavano barcollando. Le lacrime gli salirono agli occhi, la ben nota umiliazione lo assalì.
La sua pelle palpitava per la vergogna mentre piegava le ginocchia per raccogliere la spilla e il copricapo. Perché era così stupido? Ciò che era appena accaduto era esattamente il motivo per cui si avvolgeva il lembo del copricapo intorno al collo.
Aveva già udito simili espressioni di disgusto, in passato, parole di alfa piene di ripugnanza. Perché avrebbe dovuto esporsi alla derisione più di quanto fosse strettamente necessario? Sapeva di essere brutto, che non si sarebbe mai sposato, né mai avrebbe avuto figli a causa di ciò che gli era accaduto.
Emergendo dal vicolo, portò lo sguardo al di là della piazza, al di là delle facce sorridenti dei sassoni e danesi, dei cavalli legati, il lastrico in cerca di avanzi di cibo. Malgrado la fresca brezza, l'aria era impregnata dall'odore della birra e del sidro, della carne che stava arrostendo.
Grandi fuochi ardevano sotto gli spiedi, sprigionando miriadi di scintille che si riflettevano sulle piastre di metallo degli usberghi, sulle else ingioiellate delle spade. La piccola città sassone aveva fatto del proprio meglio per dare il benvenuto ai guerrieri danesi.
George esitò. Trasse un profondo respiro, le membra ancora tremanti a causa dell'incontro coi giovani sassoni. Dov'era finito il suo coraggio? Benché gli occorresse più che mai, al momento, quegli uomini lo avevano fatto defluire da lui, con le loro occhiate sprezzanti e le loro parole di scherno.
Dimentica, si ordinò risolutamente. Dimenticati di loro. Tuo padre ha bisogno di te.
Nondimeno, mentre fissava la locanda all'altra estremità della piazza, l'insegna di un angelo dorato che oscillava al di sopra dell'ingresso, si sentì tremare le vene ai polsi. Intendeva davvero aprirsi un varco con la forza fra quella moltitudine, raggiungere la locanda e condurre fuori suo padre?
A un tratto, l'unica cosa che avrebbe potuto fare era girare sui tacchi e correre da Marc. In fondo, non era da escludere che suo padre vincesse una grossa somma e tornasse a casa incolume.