Una voce burbera che parlava in francese gli filtrò nella mente. Poi di nuovo, dissolvendo gli spessi strati dell'incoscienza. "George, svegliatevi!" Una mano gli si abbatté sulla spalla, scrollandolo rudemente. George aveva tentato di dormire. Tenendosi alla larga dalle umidi pareti, si era rannicchiata al centro della cella, portandosi le ginocchia al petto e circondandosi i polpacci con le braccia per tentare di conservare un minimo di calore. E in parte ci era riuscito, piombando in un sonno agitato e intermittente, un sonno popolato da brandelli di sogni, alcuni sconcertanti, alcuni gradevoli. Si destò di soprassalto, come se qualcuno gli avesse sferrato un calcio nella schiena. Per un istante rimase immobile, notando le pareti di pietra e il pavimento nudo, senza riuscire a comprend