Capitolo 7: La Verità Sul Passato

1336 Parole
Marco si svegliò quella mattina con una sensazione strana, come se qualcosa di importante stesse per accadere. Alessandro non era nel letto accanto a lui, cosa ormai rara, e la villa sembrava immersa in un silenzio più profondo del solito. Lo trovò in biblioteca, seduto davanti al camino spento, con lo sguardo fisso sulle fiamme inesistenti. Alla luce pallida dell'alba che filtrava dalle finestre, Alessandro appariva più traslucido del solito, come se le energie che aveva speso per materializzarsi completamente nelle ultime settimane lo avessero indebolito. "Alessandro?" Marco si avvicinò cautamente, notando qualcosa di diverso nell'atmosfera. "Stai bene?" Il fantasma alzò lentamente gli occhi verso di lui, e Marco vide in essi una profondità di dolore che non aveva mai notato prima. "Devo dirti la verità, Marco. Tutta la verità." "Quale verità?" Marco si sedette sul bracciolo della poltrona, le mani che istintivamente cercarono il contatto con la pelle di Alessandro. "Su come sono morto. Su chi mi ha ucciso." Alessandro prese le mani di Marco tra le sue, e il tocco era freddo, più freddo di quanto fosse mai stato. "Su perché tu sei qui, in questa villa, con me." Marco sentì un brivido di apprensione percorrergli la schiena. "Pensavo che il tuo amante ti avesse tradito e ucciso per paura dello scandalo." "È vero," annuì Alessandro, "ma c'è molto di più. Il mio amante... si chiamava Marco." Il sangue di Marco si gelò nelle vene. "Cosa hai detto?" "Marco Benedetti," continuò Alessandro, la voce che tremava leggermente. "Aveva i tuoi stessi occhi verdi, la stessa curva delle labbra, la stessa fossetta sul mento quando sorrideva. Era sposato con una donna che non amava, aveva due figli che lo adoravano, e una posizione sociale da proteggere." «È... È solo una coincidenza», sussurrò Marco, ma mentre pronunciava quelle parole, sentiva che non era vero. Alessandro si alzò dalla poltrona, iniziando a camminare per la biblioteca con movimenti agitati. "All'inizio anch'io pensavo fosse una coincidenza. Quando ti ho visto per la prima volta, quando ho sentito la tua voce, ho creduto che il destino mi stesse dando una seconda possibilità. Ma poi ho iniziato a notare altri dettagli." "Quali dettagli?" Marco riuscì a malapena a pronunciare le parole. "Il modo in cui dormi, sempre sul lato sinistro con il braccio sotto il cuscino. Il tuo tic di toccarti il collo quando sei nervoso. La piccola cicatrice sulla spalla sinistra." Alessandro si fermò davanti a lui, gli occhi che brillavano di una luce febbrile. "Lui aveva tutti questi dettagli. Identici." Marco si alzò di scatto, la mente che si rifiutava di accettare quello che Alessandro stava insinuando. "Stai dicendo che io sono... che io sono la reincarnazione del tuo assassino?" "Non solo la sua reincarnazione," Alessandro si avvicinò, e per la prima volta da quando si conoscevano, Marco ebbe voglia di allontanarsi. "Sei lui. La stessa anima, lo stesso spirito che duecento anni fa mi promise amore eterno e poi mi pugnalò al cuore in questa stessa villa." "No," Marco scosse la testa violentemente. "No, è impossibile. Io non potrei mai farti del male. Ti amo!" "Anche lui mi amava," la voce di Alessandro si fece amara. "Mi amò con una passione che bruciava come il fuoco, proprio come la tua. Mi sussurrava parole d'amore mentre le sue mani esploravano il mio corpo, proprio come fai tu. E poi..." Alessandro si fermò, chiudendo gli occhi come se stesse rivivendo quel momento terribile. "Una notte mi disse che sua moglie aveva scoperto tutto. Che minacciava di rovinarlo, di portargli via i figli, di distruggere la sua reputazione. Gli dissi che potevamo fuggire insieme, iniziare una nuova vita lontano da qui. Ma lui non poteva abbandonare la sua rispettabilità." Marco sentì le lacrime bruciargli gli occhi. "Alessandro, io non sono lui. Non importa quello che credi di vedere, io sono una persona diversa." "Lo pensavo anch'io," Alessandro aprì gli occhi, e Marco vide in essi un dolore così profondo da togliere il respiro. "Ma tre notti fa, mentre dormivi, hai parlato nel sonno. Hai detto delle cose... cose che solo lui poteva sapere." "Cosa ho detto?" chiese Marco, anche se una parte di lui non voleva saperlo. "Hai detto 'Perdonami, Alessandro. Non avevo scelta. I bambini... dovevo pensare ai bambini.' Sono le stesse identiche parole che mi disse mentre il pugnale affondava nel mio petto." Marco indietreggiò, le gambe che minacciavano di cedere sotto di lui. "Io non ricordo di aver sognato niente del genere." "Perché i ricordi sono sepolti nel profondo della tua anima," Alessandro si avvicinò di nuovo, gli occhi che ora brillavano di una luce che sembrava pericolosa. "Ma stanno riemergendo. È per questo che sei stato attirato da questa villa, è per questo che mi hai trovato. La tua anima cerca espiazione per quello che hai fatto." "E se fosse vero?" Marco si sentì improvvisamente esausto, come se il peso di due secoli di colpa si fosse abbattuto sulle sue spalle. "Se davvero io fossi lui... cosa significa?" Alessandro sorrise, ma era un sorriso che non raggiunse i suoi occhi. "Significa che finalmente posso avere la mia vendetta. Significa che posso fare a te quello che tu hai fatto a me." "Vuoi uccidermi?" sussurrò Marco, il cuore che batteva così forte da fargli male. "Oh no, mio caro Marco," Alessandro scosse la testa, avvicinandosi fino a poter sussurrare all'orecchio di Marco. "La morte sarebbe troppo semplice, troppo misericordiosa. Voglio qualcosa di molto più raffinato." "Cosa?" Marco riuscì a malapena a pronunciare la parola. "Voglio la tua anima," Alessandro si allontanò, camminando verso le finestre dove la luce del mattino lo faceva sembrare quasi trasparente. "Voglio che tu diventi come me. Intrappolato tra due mondi, né vivo né morto, condannato a vagare in questa villa per l'eternità." Marco sentì il terrore puro scorrergli nelle vene. "Alessandro, ti prego. Se mi ami davvero..." "Ti amo," lo interruppe Alessandro, girandosi verso di lui. "Ti amo con la stessa intensità con cui ho amato lui. È proprio per questo che non posso lasciarti andare. È proprio per questo che devi pagare per quello che hai fatto." "Ma io non ho fatto niente!" gridò Marco, la disperazione che lo faceva tremare. "Non importa quello che ero in una vita passata, ora sono una persona diversa!" "Sei tu," Alessandro si materializzò improvvisamente davanti a lui, così vicino che Marco poteva sentire il freddo emanare dal suo corpo. "Sei sempre stato tu. E ora finalmente posso completare quello che il destino ha iniziato duecento anni fa." "Cosa intendi?" Marco tentò di allontanarsi, ma sentì una forza invisibile che lo tratteneva al suo posto. "Intendo che il cerchio deve chiudersi," Alessandro alzò una mano, e Marco vide che teneva qualcosa. Era un pugnale antico, con il manico d'argento inciso, identico a quello che aveva visto nelle visioni. "Tu hai usato questo per uccidermi. Ora io lo userò per liberare la tua anima dal peso della carne mortale." "Alessandro, no!" Marco lottò contro la forza invisibile che lo immobilizzava, ma era inutile. "Ti prego, se c'è ancora un briciolo d'amore in te..." "È proprio perché ti amo che devo farlo," sussurrò Alessandro, la lama che brillava nella luce del mattino. "Solo così potremo stare insieme per sempre. Solo così l'amore potrà vincere sulla morte, sulla separazione, sul tradimento." Marco chiuse gli occhi, preparandosi al dolore che sarebbe arrivato. Ma invece della lama fredda del pugnale, sentì le labbra calde di Alessandro posarsi sulle sue, in un bacio che sapeva di addio e di eternità. Quando riaprì gli occhi, Alessandro era scomparso, e il pugnale era caduto sul pavimento con un suono metallico che risuonò nell'aria come una campana a morto. Ma Marco sapeva che non era finita. Era solo l'inizio della resa dei conti finale, il momento in cui avrebbe dovuto scegliere tra la fuga e l'accettazione del suo destino. E nel profondo del cuore, una voce che riconosceva e che allo stesso tempo lo terrorizzava, sussurrava che forse, in fondo, Alessandro aveva ragione. Forse era davvero tempo di pagare per i peccati del passato.
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