I fratelli Carson

Capitolo 20: "Ritorno nel passato"

La presenza di Richard sembrava fuori posto, come un'ombra che si insinua in una stanza illuminata. Jake non riusciva a capire cosa stesse succedendo, come se il tempo stesso si fosse fermato per osservare l'incontro che stava avvenendo davanti a lui. Richard era lì, proprio davanti a lui, come un frammento del passato che tornava a minacciare il suo presente.

Jake si sentì come se fosse stato colto in flagrante, come se qualcuno avesse scoperto un segreto che non era mai stato rivelato. La sua mente cercava di correre in mille direzioni, ma tutto ciò che riusciva a fare era fissare Richard, la sua figura alta e snodato, il suo sorriso enigmatico che non faceva altro che confonderlo. Non sapeva se fosse felice o spaventato, ma sapeva che quella sensazione di inadeguatezza lo stava sopraffacendo.

Richard non sembrò accorgersene. Con il suo sorriso che non tradiva nulla, fece un passo avanti, e la sua voce profonda ruppe finalmente il silenzio. “Ho bisogno di parlare con Sirius,” disse, guardando oltre Jake, come se fosse venuto a trovare un vecchio amico. La sua voce non era fredda, anzi, sembrava quasi familiare, come se non fosse mai passato tanto tempo.

Thomas si fece da parte, probabilmente per dare loro spazio, ma Jake rimase immobile, incapace di staccarsi da quella scena. Richard non era cambiato, o forse lo era, ma Jake non riusciva a capire come. L’unica cosa che sapeva con certezza era che quella presenza lo stava travolgendo.

Sirius stava parlando con il padre di Thomas in quel momento, e Jake si rese conto che forse non avrebbe potuto evitare l’incontro che temeva. Richard, però, non sembrava dargli troppa attenzione. Il suo sguardo si fermò su Thomas per un attimo, ma fu solo un attimo, abbastanza per Jake per capire che la sua presenza aveva un impatto su tutti, non solo su di lui. Richard sembrava capire perfettamente il silenzio che gravava nella stanza, ma non faceva nulla per spezzarlo.

Con un movimento lento, Richard entrò nella casa, lasciando dietro di sé una scia di tensione che non si dissipava. Jake non riusciva a distogliere lo sguardo. La sua mente urlava, chiedendo risposte che non avrebbero mai avuto senso, eppure, nonostante tutto, Jake non si mosse.

“Dai, Jake, andiamo a bere qualcosa. Potresti rilassarti,” disse Thomas con un tono di voce che non riusciva a mascherare la sua preoccupazione. Ma Jake non lo ascoltava. In quel momento, nulla sembrava più importante di quel sentimento che cresceva dentro di lui, di quel mistero che Richard portava con sé, di quella sensazione di non essere mai stato abbastanza.

Il silenzio si estese fra di loro mentre Jake e Thomas si avvicinavano alla porta, ma non fu fino a quando la porta si chiuse dietro di loro che Jake trovò il coraggio di parlare. “Perché è tornato?” chiese, la sua voce più debole di quanto avesse voluto.

Thomas lo guardò, il suo sorriso smorzato dall’incertezza. “Non lo so, Jake. Ma se ti serve parlare, io ci sono.” La sua voce era sincera, ma non sembrava bastare a Jake. Richard era tornato, e con lui un vortice di emozioni che Jake non era pronto a gestire.

Mentre il silenzio ricadeva fra loro, Jake non poté fare a meno di pensare a come tutto fosse cambiato, a come Richard avesse il potere di farlo sentire come un ragazzino smarrito. Ma quella sensazione non era solo un fastidio. C’era anche una bellezza nell’idea che Richard, con il suo sorriso enigmatico, stesse per tornare a far parte della sua vita. Una bellezza dolorosa, come una ferita che non si rimarginava, ma che, in qualche modo, si doveva affrontare.

Lentamente, Jake si girò verso Thomas. "Forse dovremmo entrare anche noi," disse, cercando di trovare una parvenza di normalità in mezzo al caos che si stava facendo strada dentro di lui.

Thomas annuì, ma non disse nulla. I due ragazzi attraversarono il vialetto, ma Jake non riusciva a liberarsi dal pensiero che, nonostante tutto, qualcosa stava cambiando. Richard era tornato, e con lui, Jake sapeva che anche la sua vita stava per essere cambiata per sempre.