Riccardo si guardava allo specchio, indossando un abito elegante dal candore impeccabile. Il vestito, cucito su misura, esaltava la sua figura slanciata: la giacca dal taglio raffinato ne sottolineava i tratti virili, mentre le linee moderne dell'abito accentuavano la sua postura fiera. Eppure, nonostante l'apparenza impeccabile, Riccardo provava un disgusto profondo. Sapeva che quell'abito era stato scelto dal comandante, l'uomo che ormai chiamava "il pervertito", e, sebbene fosse bello da vedere, gli sembrava simbolo della fine della sua libertà. Non riusciva a immaginare un destino peggiore che quello di passare il resto della sua vita accanto a un uomo che detestava, con la consapevolezza che quella sera avrebbe dovuto cedere a lui, contro la sua stessa volontà.
Improvvisamente, bussano alla porta. Senza girarsi, continuando a scrutarsi allo specchio, Riccardo dice secco:
"Avanti."
La porta si apre e, nel riflesso dello specchio, appare una vecchia conoscenza: Karen, la segretaria di Teo e ex fidanzata. Con un sorriso beffardo, Karen si avvicina e annuncia:
"Sono venuta a conoscere il mio futuro cognato."
Riccardo si gira di scatto, fissandola negli occhi, stupefatto e inorridito, e chiede:
"Che cosa significa 'cognato'? Di cosa stai parlando?"
Con un sorriso di disprezzo, Karen si siede sul letto e risponde:
"Io sono la sorella del comandante Smith."
A quel punto, Riccardo capisce finalmente il motivo del suo odio istintivo per Karen: in lei riconosce la stessa malvagità del fratello, un'ossessione che sembra attraversare tutta la sua famiglia. Si chiede se ci sia qualcuno in quella stirpe che sia davvero normale.
Karen si alza dal letto e si avvicina a Riccardo, afferrandogli i capelli con violenza e tirandoli finché lui non emette un gemito di dolore.
"Presto non sarai più un ostacolo tra me e Teo."
Poi, senza aggiungere altro, si allontana. Ma mentre sta per uscire, Riccardo, con rabbia, le grida:
"Karen, ti sbagli: Teo non ti vorrebbe neanche se non esistessi, perché sei solo una stupida ragazzina viziata e senza cervello!"
Karen, furiosa, si gira di scatto e si avvicina a lui con un'espressione minacciosa, ma non ha il tempo di colpirlo. Subito entra il comandante Smith, la sua presenza come un'ombra che s'insinua nella stanza.
"Che cosa sta succedendo qui? Karen, metti subito giù quella mano! Non ti permetto di colpire il mio futuro sposo!"
Karen abbassa la mano e, mentre si allontana dalla stanza, ricorda, con un sussurro minaccioso:
"Non finisce qui."
Adam, incantato dalla bellezza di Riccardo, si avvicina con un sorriso predatorio, intenzionato a baciarlo. Ma Riccardo fa un passo indietro, cercando di mantenere il controllo.
"Non sarebbe meglio aspettare dopo il matrimonio?" chiede, cercando di mascherare il suo disagio.
Adam, senza esitazione, ribatte:
"Lo sai benissimo che non riuscirò ad aspettare a lungo. Voglio solo baciarti."
E senza altre parole, Adam si lancia sulle labbra di Riccardo. La sensazione che l'uomo provava in quel momento era di totale repulsione: la lingua di Adam entrò con prepotenza tra le sue labbra, ma Riccardo cercò di non cedere alla nausea che lo assaliva. Quando finalmente Adam si staccò, appoggiò la fronte sulla sua e, con un sorriso soddisfatto, disse:
"Non vedo l'ora che sia stasera per consumare la nostra unione."
Con queste parole, Adam uscì dalla stanza. Riccardo, sentì un brivido di repulsione lungo il suo corpo, si pulì la bocca con la mano, sentendosi disperato. Si sedette sul letto, stringendo i pugni, sperando che tutto ciò fosse solo un brutto sogno.
…
Nel frattempo, nella cella, Teo e Carlo stavano seduti sulle brande, quando dei rumori provenienti dall'esterno catturarono la loro attenzione. Si avvicinarono alle sbarre e chiesero a una guardia che passava:
"Ci puoi dire cosa sta succedendo?"
La guardia alzò le spalle, distratta, e rispose:
"Oggi stiamo preparando il matrimonio del comandante Smith."
Teo e Carlo si scambiarono uno sguardo incredulo, quindi chiesero con una voce tremante:
"Con chi si sposa?"
La guardia, senza esitazione, rispose:
"Con Riccardo Salvati."
Teo rimase paralizzato, incapace di credere alle sue parole. Non poteva credere che l'uomo che amava stesse per sposarsi con un altro, e peggio ancora con il loro peggior nemico. Sentiva che doveva esserci un errore, un malinteso. Riccardo era in pericolo, e doveva fare qualcosa per salvarlo.
Deciso, si alzò, frugò nella tasca dei pantaloni e, fortunatamente, trovò ancora gli arnesi da scassinatore che Luca gli aveva dato. Iniziò a armeggiare con la serratura, mentre Carlo lo osservava con un'espressione di incredulità.
…
Nel frattempo, davanti alla caserma dell'esercito del Silenzio, Jared si trovava a fissare l'ingresso. I ricordi dolorosi affollavano la sua mente. Per anni aveva dovuto fuggire con sua madre, che era morta anni prima. Ma la sua sofferenza non era mai finita, soprattutto per il rapporto contorto con suo padre, che l'aveva maltrattata e poi abbandonata. Quando incontrò Vittorio Crescentini, però, iniziò a capire cosa significasse davvero l'amore, e il loro legame divenne sempre più forte con il passare del tempo.
"Jared, mi senti?" chiese Vittorio, notando che Jared sembrava distratto.
"Scusa," rispose Jared, riprendendosi, "è che questo posto mi riporta in mente tanti ricordi."
Vittorio sorrise. "Anche a me, ma non tutti sono dolorosi. Dopotutto, è qui che ti ho conosciuto."
Jared sorrise e lo baciò, ma il momento venne interrotto da una tosse. Si girarono e videro Sofia che li osservava divertita.
"Vedo che non mi ero sbagliata su di voi," disse Sofia, ridendo. Poi, rivolgendosi a Vittorio, aggiunse:
"Sai, anche tua madre ha capito che c'è qualcosa tra voi due."
Entrambi gli uomini arrossirono come ragazzini, mentre Sofia, con un sorriso affettuoso, disse:
"Adesso non pensiamo alla nostra vita personale. Dobbiamo salvare delle persone."
Tutti e tre annuirono e si prepararono ad entrare.
…
Riccardo camminava lungo la navata, diretto verso il comandante Smith, che lo attendeva all'altro capo. I suoi passi erano lenti e incerti, mentre il suo sguardo cercava, invano, uno sguardo di solidarietà. Ma tutti attorno a lui erano soltanto figure indifferenti, pronte a seguire il comandante per paura o fedeltà.
Arrivato accanto al comandante, quest'ultimo lo prese per mano, guardandolo con occhi pieni di desiderio. Riccardo rabbrividì: l'idea che quella sera avrebbe dovuto cedere a quell'uomo lo terrorizzava. Non voleva che la sua prima volta fosse con qualcuno che gli suscitava solo disgusto.
Il cerimoniere iniziò il rito, e quando arrivò alla fatidica frase:
"Chi non è d'accordo con quest'unione, parli ora o taci per sempre,"
la porta si spalancò, e Teo irruppe, seguito da altri due uomini, uno bruno e l'altro biondo.
"Io mi oppongo a quest'unione," gridò Teo.
Riccardo, il cuore che batteva all'impazzata, guardò Teo, l'uomo che aveva sempre amato, e il suo viso si illuminò di un sorriso. Teo gli ricambiò il sorriso e si avvicinò per prenderlo per un braccio e baciarlo. Gli ospiti e il cerimoniere erano sbalorditi.
Dal fondo della sala, Karen urlò:
"Teo è mio! Se non posso averlo io, nessuno lo avrà!"
Un colpo di pistola esplose nell'aria, ma non colpì Teo: fu Carlo, che era arrivato grazie a uno dei portali creati da Sofia, a essere colpito. Crollò ai piedi di Teo, che lo strinse tra le braccia.
Carlo, con le ultime forze, disse:
"Sono felice che tu stia bene, ti voglio bene, figlio mio. Ma ora è il momento di dirti la verità: io non sono il tuo vero padre... il tuo vero padre è il primo fidanzato di tua madre."
Con un ultimo respiro, Carlo chiuse gli occhi, lasciando Teo distrutto dal dolore.
Furioso, Riccardo si scagliò contro Karen, determinato a fargliela pagare. I suoi occhi, solitamente scuri, si accendevano con colori incandescenti, e il suo corpo si avvolgeva in fiamme. La terra tremava sotto i suoi piedi, e il panico serpeggiava tra la folla.
Con un urlo di rabbia, afferrò Karen per il collo, la avvolse nelle sue fiamme e la ridusse in cenere, mentre il resto della sala urlava terrorizzato. Riccardo, esausto, si guardò attorno, il pensiero che lo tormentava: "Ho ucciso, ho ucciso una persona. Sono un mostro." Poi, svenne.