12. RUN AND HIDE (once again)

1502 Parole
«Quindi è successo.» disse il riccio, sembrando più interessato ad una conversazione con sé stesso piuttosto che con William. Quest'ultimo si leccò le labbra per umettarle e guardò il soffitto bofonchiando un «Già.» dettato dalla voglia di dire qualcosa ma di non sapere bene cosa per la paura di rovinare tutto. «Non è stato male, potremmo rifarlo qualche volta.» continuò Edward guardando a sua volta il soffitto incrociando le braccia dietro la testa riccioluta. William annuì e si voltò finalmente verso il ragazzo scrutandone il profilo partendo dalla massa di ricci scompigliati e scendendo sulla fronte, lungo il naso, sulle labbra e soffermandosi su queste, sporgendosi senza neanche accorgersene. Edward rise notandolo e si voltò mettendosi su un fianco, «Già ti manco?» chiese, punzecchiandogli un fianco. William alzò gli occhi al cielo e si voltò dalla parte opposta dandogli le spalle, «Pallone gonfiato.» lo apostrofò, sorridendo comunque. Tanto non poteva comunque vederlo. Edward rise e si fece più vicino abbracciandolo da dietro, «Mi dovrei offendere?» chiese, portando il braccio destro a stringere la vita del ragazzo attirandolo più a sé. William stette in silenzio per qualche momento, dando l'impressione all'altro di stare davvero ragionando sulla risposta da dare, «Di solito ti offendi se qualcuno dice la verità?» rispose alla fine, ridendo quando Edward gli solleticò il fianco facendolo contorcere per le risate. «Sei davvero antipatico, Spencer.» lo rimproverò il riccio, continuando a solleticarlo ma tenendolo comunque stretto a sé beccandosi qualche calcio. «Scusa, scusa.» balbettò tra le risa William, cercando di allontanarsi e scappare da quelle dita malefiche, quando Edward smise di solleticarlo e lo fece voltare in modo da essere faccia a faccia. In un momento, tutta la tranquillità di poco prima sparì ed Edward vide lo sguardo di William spegnersi, così decise di frenare subito i mille dubbi che di certo il suo cervello stava elaborando, «Non siamo Brandon e Lessie, ma William e Edward. Siamo amici, ricordi? Abbiamo bisogno l'uno dell'altro e spero di parlare a nomi di entrambi quando dico che quello che è appena successo non cambia nulla di tutto questo. Potremmo farlo altre volte oppure no ma rimane il fatto che se il nostro rapporto dovesse cambiare a causa di questi…» si fermò sembrando riflettere su come chiamare il quasi essersi saltati addosso di poco prima, «sentimenti, potrebbe solo migliorare a parer mio. Concordi?» disse senza peli sulla lingua. William sgranò gli occhi e le gote gli si colorarono di rosso, così nascose il viso nel petto del riccio che non si oppose. «Non sarà imbarazzante?» chiese poi ed Edward scosse la testa negando, «Per me non lo è, per te?» ribatté, facendo alzare lo sguardo del liscio su di sé ed incrociando nuovamente i suoi occhi quando «No, non credo.» rispose, facendo intendere all'altro che si, aveva intenzione di ripetere l'esperienza e chissà, forse anche qualcosa di più. Edward ghignò soddisfatto, «Fantastico.» esultò, baciando il liscio che ricambiò immediatamente, ma prima che potessero anche solo approfondire il bacio William si scostò e «Dobbiamo fare il progetto ora, però.» disse, nonostante fosse ovvio che non ne avesse la minima voglia. Edward annuì in accordo senza muovere comunque un muscolo, ma giocando con le ciocche castane dell'altro che chiuse gli occhi e neanche si rese conto di essersi addormentato, fino a quando il bussare nuovamente alla porta non lo svegliò facendolo sobbalzare. Alzò la testa dal petto di Edward che sembrava essersi appena svegliato proprio come lui e si mise a sedere, mentre il riccio andò ad aprire la porta. Ne aprì appena uno spiraglio e William distinse solo un «Sei tornato ora?» che lo incuriosì, poi Edward si voltò verso di lui e «La cena sarà pronta tra poco; quindi, se vuoi puoi fare una doccia prima di cena,» indicò la porta all’interno della stanza e gli sorrise, «puoi prendere dei miei vestiti.» aggiunse, prima di uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. William rimase fermo sul letto, interdetto, ma poi si alzò e raggiunse l'armadio davanti a sé cominciando a cercare dei vestiti non troppo grandi, sperando Edward avesse qualcosa di vecchio che gli andasse, a causa della loro notevole differenza di altezza. Fece per prendere una maglia quando le voci che poco prima erano semplici bisbigli nel corridoio diventarono chiare nonostante lui non riuscisse a capire il senso del discorso. «...ti voglio bene e non sopporterei se finisse male. Lo capisci che lo sto facendo per il tuo bene?» chiese la voce che sembrava proprio quella di Michael, seguita da Edward che «Tu hai deciso di farmi fare questo ed è successo proprio ciò per cui mamma non voleva che mi immischiassi nella tua vita al di fuori di questa casa! Non posso buttare tutto nel cesso ora, è importante per me nonostante tu non possa capirlo.» ribatté con voce dura e furiosa, alzando il tono. William aggrottò le sopracciglia prendendo la maglietta e i pantaloni, dopo averne trovati alcuni, mentre «Devi capire che c'è un limite a tutto, tu hai superato il tuo! Non vorrei mai importi una cosa simile, ma devo Edward.» disse con tono che non ammetteva repliche Michael, prima che il tutto si concludesse con i passi che si allontanavano nel corridoio. William corse velocemente in bagno e appena cominciò a spogliarsi dopo aver chiuso a chiave la porta, Edward bussò a quest'ultima: «Will? Tutto bene?» gli chiese aspettando risposta. «Si, tranquillo!» disse entrando nel box e aprendo l'acqua mentre Edward gli diceva che sarebbe andato nel bagno lungo il corridoio per lavarsi a sua volta e spariva subito dopo. William tirò un sospiro di sollievo non sapendo neanche lui il motivo principale per cui lo avesse fatto e si lavò velocemente per evitare di perdersi e cominciare a pensare troppo agli ultimi avvenimenti, quindi uscì dalla doccia, si asciugò e mise i vestiti del riccio, facendo dei risvolti ai pantaloni un po' troppo lunghi. Uscì dal bagno proprio nel momento in cui Edward entrò in camera infilando una maglia a maniche corte. «La cena è pronta.» gli disse il riccio, sembrando leggermente distaccato, come se gli stesse parlando solo per pura cortesia. Ogni traccia di divertimento o dolcezza completamente sparita dal suo tono. William si limitò ad annuire e seguire il ragazzo in sala da pranzo dove sembrava calato il silenzio. Michael era seduto a capotavola mentre Caroline serviva la cena, Rachel giocava col telefono in attesa che il piatto le venisse riempito. «Buonasera, Michael.» salutò cortesemente William, attirando tutti gli sguardi su di sé. Il silenzio sembro inghiottirlo completamente. Si sentiva decisamente di troppo e non era frutto delle sue paranoie, non quella volta. L'uomo alzò lo sguardo e finse un sorriso. Ancora. «Ciao William. Hai usato bene il tuo giorno libero?» chiese con una punta di acidità che non sfuggì a nessuno, tanto che Edward si sedette spostando la sedia trascinandola creando un rumore sordo. William si sedette ed annuì cercando di ignorare il nodo allo stomaco, «Si. Come è andato l'inventario?» chiese, tanto per far continuare quella strana conversazione. Non sapeva cosa fosse meglio, se venire avvolti dal silenzio o intraprendere una discussione con una persona che non sembrava volerlo lì. Rifletté mentre aspettava la risposta di Michael, e si chiese se il problema fosse il fatto che lui ed Edward avevano pomiciato poco prima. Eppure Caroline e Rachel non sembravano arrabbiate quando la ragazza aveva ricordato la scopata di qualche giorno prima con la moretta tutto pepe. Che fosse per il fatto che era un maschio? Poco probabile anche quello, dal momento che Edward non si metteva problemi per la sua sessualità ma era, anzi, molto tranquillo su questo aspetto. «Bene.» rispose lapidario Michael. William annuì e lasciò perdere il voler apparire cordiale, mangiando in silenzio e complimentandosi alla fine della cena con Caroline. Inutile dire che evitò gentilmente il dolce a causa dello stomaco chiuso e appena gli altri conclusero di mangiare andò nella stanza di Edward e indossò nuovamente i propri vestiti. «Vai via?» chiese il riccio, affacciandosi nella camera ed entrando chiudendo poi la porta. William annuì mettendo il giubbotto. «Pensavo saresti rimasto a dormire.» disse Edward, squadrandolo attentamente mentre si metteva lo zaino in spalla. «No, devo tornare da mia madre, si starà chiedendo che fine ho fatto.» mentì, perché di certo Nadine non stava pensando a lui, ma gli serviva una scusa. «D'accordo. Ti accompagno.» Edward fece per prendere il giubbotto ma William aprì la porta della camera e «Va bene così, non vivo molto lontano,» menzogne, ancora, ed entrambi ora sapevano che stava mentendo, «grazie per la serata.» concluse accennando un sorriso ed uscendo poi dalla stanza fermandosi quando sentì nuovamente sussurri. O erano singhiozzi? Passò per il soggiorno notando Rachel stringere la madre mentre questa piangeva. Michael teneva lo sguardo su di loro senza fare nulla per fermare il pianto disperato della moglie. William fece per avvicinarsi ma poi scosse la testa ed uscì dalla casa in silenzio, sperando di non venire notato. Se prima era confuso, tutto ora era peggiorato. E le incertezze, quelle erano tornate.
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