Capitolo XII

2767 Parole
Beatrice La luce del sole mi abbagliò svegliandomi dal mio sonno. Due occhi cielo mi guardavano sorridenti. “ Non ti hanno detto che è da pazzi fissare chi dorme?” lui fece un broncio divertito “ Mi hanno detto che bisogna contemplare le opere d’arte” gli lanciai un cuscino sulla testa zittendolo. “ Sei molto irruenta al mattino” mi rilanciò il cuscino che presi al volo sollevandomi dal letto “ Di solito accade, quando mi sveglio accecata da due fari celesti” lui si avvicinò e con un movimento fu su di me “ E dimmi Beatrice, accade spesso?” feci finta di pensarci su poi sfoggiai un sorriso birichino “ Vorrei che accadesse di più” lo guardai intensamente e lui si chinò sulle mie labbra. “ Non farlo” Samuel si sollevò e io tenni gli occhi bassi per l’imbarazzo di incontrare i suoi. La sua mano sollevò il mio volto e mi carezzò una guancia con il dorso della mano. “ Non volevo metterti pressioni, perdonami” la mia gola si seccò spaesata da quei gesti dolci e dal suo tono comprensivo. Stentavo a riconoscere l’uomo che avevo davanti non somigliante a nessuno dei suoi alter ego. “ Non ci capisco più niente Samuel, un giorno litighiamo un altro finiamo a letto insieme e oggi non vuoi mettermi pressioni” coprii il volto con le mani in preda alla frustrazione. Lui in risposta scoprì il mio volto e sfiorò delicatamente le mie labbra. “ Non pensare troppo Bi, tutto accade per una ragione” sbuffai e mi girai su un fianco incrociando il suo sguardo. Mi sembrò di osservare un ragazzino che crede al destino piuttosto che un uomo fatto e finito con un matrimonio fallito e una figlia alle spalle. “ Quanto pensi che dureremo prima di accoltellarci?” vidi i suoi denti mostrarsi in un sorriso adorabile “ considerato che hai un carattere pessimo di cui non sapevo nulla fino a qualche tempo fa direi più o meno ventiquattro ore” alzai gli occhi al cielo “ Al tuo contrario io sono ben a conoscenza del tuo pessimo carattere” lui sorrise e avvicinò le sue labbra alle mie “ Posso rubare la tua anima pia con un bacio ?” “ Fai del tuo peggio mio principe delle tenebre” *** Quel mattino fu strano fare colazione in compagnia di Samuel soprattutto sotto lo sguardo indagatore di Stef che non smetteva di mandare messaggi d’odio mentre beveva il suo caffè. “ Allora Stef, come è andato il tuo ultimo servizio?” spezzai quel silenzio imbarazzante “ Molto bene Bibi ma vorrei sapere cosa ci fa lui seduto lì” indicò Samuel che ebbe un piccolo spasmo, indice del suo nervosismo “Sarebbe gentile se ti rivolgessi direttamente a me “ il suo tono borioso e fuori luogo fece infervorare il mio amico gettando le basi per un odissea. “ Non credo che tu sia la persona adatta a lei ” Samuel si levò in piedi e i due si misero uno davanti all’altro come in un combattimento. “ Non credi che Beatrice sia abbastanza grande da poter scegliere chi frequentare?” “ Sono certo che tu sia uno stronzo e questo basta “ Samuel fece una risata sardonica e si rivolse a me con gesti esagerati “ Tesoro credo che il tuo coinquilino sia geloso!” Stefano prese Samuel per il colletto della camicia e prima che potesse sferrargli un pugno mi alzai urlando “ BASTA!” i due si fermarono e Samuel riuscì a spintonare Stefano scrollandoselo di dosso. “ Vi state comportando come due bambinoni! Siete peggio di mia madre!” Stef sbiancò per le mie parole mentre Samuel non ebbe reazioni. Stefano si avvicinò a me ma io mi scansai. “ Non è il momento Stef” “ Mi dispiace di aver detto quelle cose Bi, non stavo pensando lucidamente, ti prego non…” lo bloccai prima che potesse rivelare qualcosa. “ È tutto ok Stef, sta tranquillo” lo abbracciai mentre Samuel confuso osservava la scena da spettatore. “ Sam è qui perché io voglio che sia qui. E Stefano è la mia famiglia quindi vedete di non farvi a pezzi ogni volta ok?” i due si guardarono in cagnesco ma accettarono il segno di pace. Sospirai e andai in camera a cambiarmi per il lavoro. Samuel mi aveva avvertita che ci sarebbe stata un'altra apparizione di Emilia, in realtà si trattava di un brunch a cui la portentosa scrittrice era stata invitata. Indossai un pantalone in lino e una canotta semplice, cercai anche una giacca per proteggermi dalle intemperie del clima d’autunno. *** Samuel Seguii con lo sguardo la figura longilinea del mio Angelo allontanarsi lasciandomi in compagnia di quella palla al piede che cercava di marcare il territorio come fosse un cane. Mi rivolsi a lui mostrando tutto il mio disappunto sui suoi modi ma non sembrò nemmeno accorgersi della mia stizza. “ Adesso che siamo soli ti dirò due cose” io alzai un sopracciglio divertito di come quel ragazzino ,che scommisi avesse la stessa età di Beatrice stava, per minacciarmi. Incrociai le braccia al petto e lo fissai per qualche secondo. “ Fammi indovinare, stai per dirmi che non la merito e che dovrei lasciarla in pace” la mia strafottenza lo fece indisporre di più di quanto già non fosse e io sogghignai. “ Voglio solo dirti che lei ha già sofferto troppo per avere uno stronzo come te al suo fianco” “ Quindi cosa vorresti? Che ci fossi tu al suo fianco?” lo guardai irato dal solo pensiero che il mio angelo potesse vivere con uno stronzo pronto ad infilarsi nel suo letto. La sua reazione mi sorprese, Stefano scoppiò in una grossa risata confondendo le mie idee. “ No, stronzo non sono io che dovrebbe essere al suo fianco” scossi la testa ormai stanco di quella farsa. “ Vuoi dirmi che cazzo di problemi hai?” il mio linguaggio sbroccato fece incupire i suoi mentre si avvicinò a me con fare minaccioso. “ Non farla soffrire De Luca, perché ogni singolo dolore che lei patirà te lo ritorcerò contro” per quanto le sue parole fossero oscure dovetti ammettere che il suo intento ero solo quello di proteggere Beatrice. Ad ogni modo non avevo intenzione di farla soffrire mai più, lei sarebbe stata al sicuro con me e finalmente avrei avuto quello che desideravo. “ Non hai bisogno di minacciarmi, lei non corre nessun pericolo. Ti prometto che non soffrirà per causa mia e se mai qualcuno dovesse solo provare a sfiorarla non avrò la minima pietà” Stefano si sciolse e la tensione si dileguò quando mi tese una mano per siglare quella promessa. Beatrice Raggiunsi i due uomini che rimasero in cucina e mi stupii nel vederli parlare con tranquillità. Fino a pochi minuti prima si sarebbero scannati e pochi minuti dopo discutevano come non fosse successo nulla. Immaginai due donne al loro posto e l’unica immagine che riuscii a vedere nella mia testa fu sangue e coltelli. “ Sembro una giovane scrittrice all’apice della sua carriera?” feci un giravolta e sorrisi “ Sei incantevole” gli occhi del mio carnefice bruciavano di ardore e il mio cuore palpitò per l’eccitazione. Lui mi raggiunse e mi intrappolò nella sua morsa poggiando le sue dolci labbra sulle mie in un bacio casto. “ Vi preferisco quando litigate” ci voltammo verso Stefano che disgustato si defilò *** Al brunch ebbi modo di conoscere scrittori ed editori. Samuel mi stava sempre accanto e non perdeva occasione per rivelarmi quali fossero i suoi desideri facendomi arrossire e accaldare. “ Devi smetterla subito Samael!” “ Mi diverte corrompere gli angeli” gli diedi una gomitata facendolo zittire mentre un uomo di cui non conoscevo il nome mi salutò complimentandosi per la mia opera. Quando finalmente fui libera di andare mi avviai verso il guardaroba per prendere la giacca, e fu lì che il leone braccò la preda. Successe tutto in pochi secondi e d’improvviso non riuscii a comprendere dove finisse il mio corpo e iniziasse quello di Samuel. “ Oh mio dio!” una voce stridula ci fece staccare e ancora ansimanti guardammo sconcertati la donna dalle fauci spalancate. “ Cazzo” l’impreco di Samuel fece scoppiare in una fragorosa risata la donna “ Sapevo che voi due faceste scintille, ma con questo hai superato il limite Sam” Sophia continuò a ridere mentre il mio colorito arrossiva sempre più. “ Chiudi quella bocca Soph! Ti rode solo che non hai più possibilità con lei” Sam mise il broncio come un bambino. “ Oh sta zitto! Bea tesoro è un peccato che tu abbia scelto lui” “ Ti piacciono le donne?” la guardai basita. “ Le piacciono le donne a cui punto io” precisò Samuel guadagnandosi un occhiataccia da me e da Sophia. Il solo pensiero della gelosia che provai vedendola, quel giorno, appesa al braccio di Samuel mi fece sorridere. A quanto pareva ero completamente fuori strada. “ Sei il solito egocentrico Samael” lo derisi “ Usi il nome del demonio?” Sophia mi guardò compiaciuta “ È uno dei suoi tanti appellativi” “ Ho già detto quanto mi piace questa donna?” le parole di Sophia mi fecero scoppiare a ridere e anche lei mi seguì. “ Se avete finito di prendervi gioco di me, dovrei andare in ufficio e Beatrice viene con me” lui mi trascinò via e urlai un saluto a Sophia ancora divertita “ Chiamami!” “ Lo farò!” mi lasciai trasportare via, dall’uomo più suscettibile del pianeta. Una settimana dopo mi ritrovai sul divano di casa di Samuel con un computer sulle gambe e la testa sul braccio di lui. Ero stata molte volte in casa sua per le inutili e assurde commissioni che mi affidava e mai mi potei immaginare che dopo tre anni mi sarei trovata sul sofà del suo salotto a scrivere il mio primo vero romanzo. Samuel viveva in una piccola villa rustica appena fuori Firenze. Nonostante il suo carattere burbero la sua casa non appariva affatto come lui. Le dimensioni non eccessive la rendevano a portata d’uomo e i toni caldi, accogliente. Il vero tesoro era il giardino, ricoperto di rose di vari colori e curato al minimo dettaglio. “ Hai ancora molto da scrivere?” mi stampò un bacio tra i capelli facendomi sorridere per quel gesto dolce. Non ero ancora abituata a quella nuova condizione. Samuel non era mai stato gentile o interessato a quello che facessi o pensassi ma in pochi giorni aveva dimostrato la sua umanità. Non sapevo ancora cosa stesse nascendo tra noi ma cercavo di non pensare all’avvenire per godere di ogni momento in sua compagnia. “ Non molto, vorrei completare questo capitolo” lui annuì e tornò a scrivere. Anche Samuel aveva deciso di iniziare il capitolo finale delle >. Le lettrici facevano continue richieste del sequel e questo non faceva che mettere pressioni. Un ora più tardi chiusi il computer e mi accoccolai al suo fianco “ Mi dirai mai cosa stai scrivendo?” non gli avevo ancora rivelato nulla, forse per paura di essere giudicata. Lui era scrittore ed editore e il suo giudizio critico mi metteva terrore. “ Potresti rubarmi l’idea” lui mi guardò fingendo indignazione per poi attaccarmi con le sue dita solleticanti “ Ti prego smettila!” quasi non respiravo, alternando risa e singhiozzi “ Non finché non mi dirai cosa scrivi!” mi cucii la bocca pronta a morire sotto le sue dita. Il suono del suo telefono mi salvò dal martirio facendomi nuovamente respirare. “ Pronto?” la sua voce da divertita divenne seria “ Arrivo subito” lo guardai accigliata “ Va tutto bene?” “ Elisa è in ospedale” Samuel guidò spericolato verso l’ospedale. Più volte cercai di calmarlo ma le sue urla di panico mi fecero tacere per il resto del tragitto. L’infermiera ci condusse in sala d’aspetto, appena fuori dalla sala operatoria ma nessuno voleva dire nulla su cosa fosse successo a quella povera bambina. D’un tratto una Mariavittoria dagli occhi gonfi fece la sua comparsa dal corridoio principale. Samuel le corse contro cominciando ad urlare come un forsennato. “ Cosa hai fatto?!”la donna scuoteva la testa senza dire nulla e acuendo l’ira di Samuel. “ Cosa cazzo è successo?!” in quel momento il dottore chiamò il nome di De Luca che si precipitò. “ Dottore come sta, cosa è successo?” il dottore gli posò una mano sulla spalla per farlo calmare “ Stia tranquillo signor De Luca, sua figlia sta bene ha solo avuto un attacco di appendicite” Samuel regolarizzò il suo respiro. “ Abbiamo dovuto toglierla d’urgenza ma l’intervento è andato bene e adesso dovrà solo riposare” Mi avvicinai a Sam cercandone un contatto e lui in risposta mi abbracciò sotto lo sguardo inquisitore della sua ex moglie. “ Se scopro che sei stata tu a fare questo alla bambina io…” “ Samuel, i bambini mangiano così tante schifezze che è impossibile controllarli” lui mi fissò incerto su come comportarsi dato che stavo difendendo colei che avrebbe dovuto apparire come mia nemica. Potemmo vedere Elisa non appena i dottori la svegliarono. Samuel e Mariavittoria si precipitarono dentro la stanza lasciando me fuori. Li ammiravo dall’uscio della camera d’ospedale intenti a consolare la loro bambina. Mi sentii di troppo, come un estranea capitata lì per caso. Il vuoto che mi attanagliava lo stomaco lo conoscevo bene ma mantenni la calma e cercai di respingere i miei impulsi più oscuri. Pensai che se Samuel mi aveva portata con lui era solo perché voleva fossi lì. “ Ehi” Sam si avvicinò destandomi dalla mia trance. “ Come sta?” lui sorrise “ Sta bene, dovrà mangiare solo liquidi per un po’ ma starà meglio in qualche giorno” gli strinsi la mano “ Sono felice che quella peste stia bene” lui mi prese per mano e mi avvicinò al letto su cui giaceva la piccola bambina dagli occhi smeraldo “ Bibi!” gracchiò con la voce ancora impastata “ Hai mangiato troppe loops non è vero?” “ Le ho mangiate tutte!” risi e le presi la manina “ Lo sai cosa significa questo?” “ che il Signor Talpa mi verrà a cercare” disse lei in tono triste “ sei pronta per affrontare il Signor Talpa scricciolo?” il suo sorriso tornò e fece sì con la testa. Mi voltai e vidi Mariavittoria guardarmi con sconcerto mentre gli occhi del mio carnefice brillavano come mai prima d’ora. “ Ma di che diavolo state parlando?” io alzai le spalle in modo innocente e feci l’occhiolino alla mia piccola complice. Dopo aver parlato con i dottori io e Samuel andammo a prendere qualcosa da mangiare per pranzo. “ Non preoccuparti per il lavoro, potrò gestire tutto da sola e potrei inviarti i documenti qui in ospedale per la tua firma” “ Mi spieghi di cosa parlavi con mia figlia?” gli mostrai il mio sorriso da stregatto “ è la storia della formica e del Signor Talpa” lui mi guardò confuso e io sbuffai per la sua ignoranza “ È una storia per bambini, quando ho visto Elisa rubare i biscotti dalla sala relax ho deciso di raccontarle una fiaba” lui alzò un sopracciglio, scettico dei miei metodi di insegnamento “ Dovresti rimproverare un bambino che ruba e non raccontarle una favola” incrociai le braccia la petto arrabbiata per la sua arroganza “ Per tua informazione Elisa non ha più rubato un solo biscotto” “ Magari te l’ha fatta sotto al naso e nemmeno te ne sei accorta” “ Almeno non sono troppo impegnata per accorgermi di lei” mi tappai la bocca mentre gli occhi di Samuel divennero scuri e pieni di odio. Ingoiai il magone cosciente di aver dato voce alla rabbia. “ Non sei tu a dovertene occupare Beatrice. Non sei sua madre, sei la mia assistente quindi sta al tuo posto” strinsi i pugni e mi infervorai. “ Se è davvero ciò che pensi non vedo cosa ci faccia io qui” lui mi fissò impassibile poi mi diede il colpo di grazia “ Allora vattene” una voragine si aprì nel mio petto e il vuoto rischiava di risucchiarmi dentro. “ Non abbiamo mai avuto possibilità noi due, siamo solo due illusi” lo guardai un ultima volta e me ne andai.
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