CAPITOLO 9 Alba di un Nuovo Mondo

2332 Parole
Tre mesi dopo L'autunno aveva dipinto Milano di sfumature dorate e cremisi, e dalla finestra della libreria antiquaria, Stefano osservava le foglie che danzavano nel vento di ottobre. Il sole del pomeriggio filtrava attraverso i vetri antichi, creando giochi di luce tra gli scaffali carichi di volumi secolari che aveva raccolto nel corso della sua lunga esistenza. "Stai ancora guardando fuori come se aspettassi che qualcuno arrivi a rovinarci la giornata," disse Lorenzo dalla scrivania di mogano, alzando lo sguardo da un manoscritto medievale che stava catalogando. I lividi intorno alla sua gola erano svaniti da tempo, ma talvolta Stefano vedeva ancora la sua mano sfiorare inconsciamente quel punto, come a ricordarsi di quanto vicino fossero stati alla perdita definitiva. "Abitudine," ammise Stefano, voltandosi verso l'uomo che aveva rivoluzionato la sua esistenza. "Duecentocinquanta anni di paranoia non si cancellano in tre mesi." Lorenzo sorrise, quella curva delle labbra che ancora faceva accelerare il cuore morto di Stefano ogni volta che la vedeva. "Aurelius è morto. I suoi servitori sono dispersi o distrutti. La Chiesa ha archiviato il tuo caso come 'risolto definitivamente'. Siamo liberi, Stefano." Liberi. La parola aveva un sapore dolce e strano sulla lingua di Stefano. Per la prima volta in secoli, non c'era nessuna ombra del passato che lo inseguiva, nessun debito di sangue da pagare, nessuna minaccia che incombeva sul futuro. Era una sensazione vertiginosa, quasi spaventosa nella sua completezza. "Mi ci vorrà ancora un po' per abituarmi," confessò, avvicinandosi alla scrivania dove Lorenzo lavorava. Il cacciatore – ex cacciatore, si corresse mentalmente – aveva dimostrato un talento naturale per la catalogazione di testi antichi, e Stefano aveva scoperto che lavorare insieme rendeva anche i compiti più noiosi un piacere condiviso. "Hai tutto il tempo del mondo," disse Lorenzo dolcemente, posando la penna e alzandosi per incontrare Stefano a metà strada. "Letteralmente." Si abbracciarono nel sole dorato del pomeriggio, e Stefano chiuse gli occhi, respirando il profumo familiare di Lorenzo: sapone, carta antica, e qualcosa di indefinibilmente suo che nessun vampiro avrebbe mai dovuto trovare così irresistibile. Era diventato dipendente da quel profumo, da quella presenza, da quella certezza calda e umana che ogni giorno sceglieva di restare. "Come è andata con Marcus oggi?" chiese Stefano, riferendosi al giovane vampiro che Lorenzo aveva iniziato a.… non si poteva chiamarla caccia. Terapia, forse. Riabilitazione. "Progressi," disse Lorenzo, le mani che scivolarono lungo la schiena di Stefano in una carezza che era diventata naturale come respirare. "Ha accettato di provare il sangue sintetico che hai sviluppato. E non ha ucciso nessuno da due settimane." "È un record personale." "Lo è. Sta iniziando a credere che sia possibile vivere diversamente." Lorenzo si staccò abbastanza da guardare Stefano negli occhi. "Come abbiamo fatto noi." Quello era stato il cambiamento più sorprendente degli ultimi tre mesi. Lorenzo aveva abbandonato completamente la caccia ai vampiri, ma non aveva rinunciato alla sua missione di proteggere gli innocenti. Invece, aveva iniziato a lavorare con Stefano per aiutare i vampiri più giovani a trovare alternative al massacro, a costruire esistenze che non richiedessero morte e sofferenza. Era un lavoro lento, spesso frustrante, ma vedere il modo in cui Lorenzo si dedicava a salvare le stesse creature che una volta cacciava aveva mostrato a Stefano nuove profondità dell'uomo di cui si era innamorato. "Ho una sorpresa per te," disse Stefano, un sorriso misterioso che curvò le sue labbra. "Oh? Che tipo di sorpresa?" Invece di rispondere, Stefano prese la mano di Lorenzo e lo guidò verso il retro della libreria, attraverso una porta che Lorenzo aveva sempre creduto portasse a un ripostiglio. Invece, rivelò una scala a chiocciola che saliva verso l'alto. "Stefano, cos'è questo posto?" "Pazienza," disse Stefano, salendo i gradini con Lorenzo al seguito. "L'ho tenuto segreto per una ragione." La scala terminava in una porta di legno scuro. Stefano l'aprì, e Lorenzo rimase senza fiato. Era una biblioteca privata che sembrava uscita da un sogno. Le pareti erano coperte di scaffali che si alzavano fino al soffitto a volta, pieni di libri rilegati in pelle che emanavano il profumo dolce della carta antica. Al centro della stanza c'era un camino di marmo dove ardeva un fuoco accogliente, e davanti ad esso, due poltrone di velluto rosso scuro separate da un tavolino di cristallo su cui qualcuno aveva posato una bottiglia di vino e due calici. Ma quello che tolse davvero il fiato a Lorenzo furono i dettagli. Sui tavoli e gli scaffali erano disposti oggetti che riconobbe: una foto di sua sorella Elena che aveva creduto perduta nella distruzione del suo appartamento, alcuni dei suoi libri preferiti, una pianta che aveva sempre tenuto sulla scrivania quando lavorava ancora per la Chiesa. "Come...?" "Ho salvato quello che potevo quando abbiamo dovuto abbandonare il tuo appartamento," spiegò Stefano, un'incertezza insolita nella sua voce. "Ho pensato che forse... se questo deve essere anche casa tua, dovrebbe avere cose che ti appartengono." Lorenzo si girò verso di lui, gli occhi grigi che brillavano di emozione. "Casa mia?" "Se lo vuoi." Stefano deglutì, e Lorenzo si rese conto che il vampiro immortale era nervoso. "So che è presto, so che forse sto presumendo troppo, ma..." Lorenzo lo zittì con un bacio che sapeva di gratitudine e gioia pura. Quando si separarono, entrambi sorridevano. "È perfetta," sussurrò Lorenzo. "E sì, voglio che sia casa mia. Voglio che tu sia casa mia." Si sedettero davanti al fuoco, Lorenzo accoccolato contro il fianco di Stefano nella poltrona che si era rivelata abbastanza grande per entrambi. Stefano aveva versato il vino – un Barolo del 1947, naturalmente – e ora giocava distrattamente con i capelli di Lorenzo mentre guardavano le fiamme danzare nel camino. "Hai mai immaginato che sarebbe finita così?" chiese Lorenzo, la voce sommessa nell'intimità dorata della stanza. "Mai," ammise Stefano. "Quando ti ho incontrato quella prima notte, ero certo che uno di noi due sarebbe morto entro una settimana. Non avrei mai immaginato che..." "Che cosa?" "Che avresti potuto amarmi." Stefano abbassò lo sguardo su Lorenzo, le dita che sfiorarono la sua guancia. "Un mostro come me." "Tu non sei un mostro," disse Lorenzo con fierezza. "Non lo sei mai stato. Un mostro non avrebbe resistito alla sua natura per duecentocinquanta anni. Un mostro non avrebbe rischiato la propria esistenza per salvare uno sconosciuto. Un mostro non si sarebbe sacrificato per amore." "Lorenzo..." "Ascoltami." Lorenzo si girò nella poltrona fino a trovarsi faccia a faccia con Stefano. "Tu sei l'uomo più nobile che abbia mai conosciuto. Vampire o umano che sia, non importa. Il tuo cuore è puro, Stefano Reyes. E io sono onorato di appartenergli." Stefano chiuse gli occhi, sopraffatto dall'intensità dell'amore che vedeva riflesso negli occhi grigi di Lorenzo. Dopo secoli di odio verso sé stesso, dopo decenni di convinzione di essere una creatura dannata e indegna di redenzione, le parole di Lorenzo erano come balsamo su ferite che aveva creduto incurabili. "Ti amo," disse, le parole che uscivano dal profondo della sua anima. "Ti amo più di quanto abbia mai amato la mia stessa esistenza." "Allora resta con me," sussurrò Lorenzo, le mani che si chiusero intorno al viso di Stefano. "Per sempre. Promettimelo." "Lorenzo, io sono immortale e tu..." "E io sono umano. Lo so." Lorenzo sorrise, ma era un sorriso sereno, privo di paura. "Non mi importa. Che siano cinquant'anni o cinque, voglio passarli tutti con te. E quando il mio tempo sarà finito, avrò vissuto una vita degna di essere vissuta." Stefano sentì il cuore stringersi. L'idea di perdere Lorenzo, di vederlo invecchiare e morire mentre lui rimaneva giovane per l'eternità, era un dolore che preferiva non contemplare. Ma Lorenzo aveva ragione: qualsiasi tempo avessero insieme era infinitamente prezioso. "Te lo prometto," disse, sigillando il voto con un bacio che sapeva di vino e promesse eterne. "Per sempre, fin quando mi vorrai." "Allora sarà davvero per sempre," disse Lorenzo contro le sue labbra. Si baciarono ancora, più profondamente questa volta, il fuoco del camino che proiettava le loro ombre unite sulla parete coperta di libri. Quando si separarono, Lorenzo aveva un'espressione che Stefano imparò a riconoscere: quella che precedeva sempre le sue idee più audaci. "C'è una cosa che ho sempre voluto chiederti," disse Lorenzo, le dita che giocavano con i bottoni della camicia di Stefano. "Qualsiasi cosa." "Tutte quelle notti che abbiamo passato insieme, tutti quei momenti in cui ho sentito che stavi trattenendo una parte di te..." Lorenzo si fermò, mordendosi il labbro in un gesto che Stefano trovava irresistibilmente affascinante. "Voglio vederti. Tutto di te. Senza controllo, senza paura, senza niente che ci separi." Stefano capì immediatamente cosa stava chiedendo. Lorenzo voleva vedere il vampiro in lui, non solo l'uomo che lottava per essere umano. Voleva l'unione completa, senza maschere o barriere. "Sei sicuro?" chiese Stefano, la voce già più profonda mentre la natura vampirica rispondeva alla richiesta del suo amante. "Non sarò... gentile. Non sarò umano." "Non voglio che tu sia gentile," sussurrò Lorenzo, alzandosi dalla poltrona e tendendo la mano a Stefano. "E non voglio che tu sia umano. Voglio che tu sia te stesso. Completamente." Stefano prese la mano offerta, lasciando che Lorenzo lo guidasse verso il tappeto persiano davanti al camino. Il fuoco proiettava una luce dorata e tremula sui loro corpi mentre si spogliavano lentamente, ogni capo che cadeva come una barriera in meno tra loro. Quando furono entrambi nudi, Stefano sentì la trasformazione iniziare. Non la rabbia distruttiva della battaglia, ma qualcosa di più profondo e primitivo. Gli occhi si scurirono fino a diventare pozzi di velluto nero, le zanne si allungarono leggermente, e un'aura di potere soprannaturale iniziò a emanare dalla sua pelle come calore. Lorenzo non indietreggiò. Invece, si avvicinò, le mani che si posarono sul petto di Stefano con reverenza, gli occhi grigi che brillavano di desiderio e amore totale. "Bellissimo," sussurrò. "Sei assolutamente bellissimo." Quello fu il momento in cui l'ultimo controllo di Stefano si spezzò. La prese tra le braccia con una forza sovrumana, adagiandolo sul tappeto morbido mentre le sue labbra trovavano il collo di Lorenzo. I baci erano affamati, quasi disperati, secoli di desiderio represso che finalmente trovavano sfogo. Lorenzo si arcuò, emettendo dei gemiti bassi che echeggiarono nella biblioteca silenziosa. "Stefano..." Il nome uscì dalle labbra di Lorenzo come una preghiera mentre il vampiro esplorava ogni centimetro della sua pelle con una dedizione che confinava con l'adorazione. Non c'era fretta ora, non c'era paura di essere interrotti o scoperti. Avevano tutta la notte, tutte le notti future, per scoprirsi ancora e ancora. Stefano usò tutta la sua grazia soprannaturale per portare Lorenzo sull'orlo del piacere ripetutamente, fino a quando il cacciatore non fu ridotto a un essere tremante di desiderio puro. "Per favore," gemette Lorenzo, le unghie che graffiavano la schiena di Stefano. "Ho bisogno di te. Ora." Stefano non lo fece aspettare oltre. Quando si unirono, fu con un'intensità che li lasciò entrambi senza fiato, due anime che si fondevano in una sola. I movimenti di Stefano erano quelli di un predatore, potenti e controllati, mentre Lorenzo si abbandonava completamente al piacere che solo il suo vampiro poteva dargli. Il fuoco del camino proiettava le loro ombre sulla parete, creando un balletto erotico di luce e oscurità mentre si muovevano insieme in un ritmo antico come il tempo stesso. Lorenzo gridò il nome di Stefano quando raggiunse l'apice, il suono che si perse tra i libri secolari che erano testimoni silenziosi del loro amore. Stefano lo seguì poco dopo, il controllo vampirico che si frantumò in mille pezzi mentre si versava nell'uomo che amava più della sua stessa esistenza immortale. Rimasero abbracciati sul tappeto persiano mentre il fuoco crepitava dolcemente nel camino, i corpi ancora uniti, i respiri che lentamente tornavano normali. Stefano era tornato alla sua forma umana, ma Lorenzo poteva ancora sentire l'eco del potere soprannaturale nella tensione dei suoi muscoli, nel modo in cui i suoi occhi brillavano nella luce dorata. "Come ti senti?" chiese Stefano, le dita che tracciavano pigri cerchi sulla pelle nuda di Lorenzo. "Completo," disse Lorenzo, girandosi tra le sue braccia per guardarlo negli occhi. "Per la prima volta in vita mia, mi sento completo." Stefano sorrise, e fu il sorriso più puro e felice che Lorenzo avesse mai visto sul suo viso. "Anch'io." Si baciarono ancora, dolcemente questa volta, un sigillo d'amore su tutto quello che avevano condiviso. Quando si separarono, Lorenzo si accoccolò contro il petto di Stefano, la testa appoggiata sopra il cuore silenzioso del vampiro. "Stefano?" "Mmh?" "Cosa succederà ora? Voglio dire, abbiamo sconfitto i cattivi, salvato il mondo, trovato l'amore eterno..." Lorenzo rise dolcemente. "Sembra quasi troppo perfetto per essere vero." Stefano considerò la domanda, le dita che continuavano a giocare con i capelli di Lorenzo. "Forse è così semplice," disse alla fine. "Forse dopo secoli di complicazioni, meritiamo qualcosa di semplice e bello." "E cosa sarebbe?" "Una vita insieme. Giorni passati in questa libreria, a catalogare libri e aiutare vampiri perduti a trovare la loro strada. Notti passate tra le tue braccia, a scoprire nuovi modi di amarti. Forse viaggeremo, ti mostrerò tutti i posti che ho visto nei miei secoli di esistenza. Forse rimarremo qui, a costruire qualcosa di nuovo e bello in questa città che abbiamo imparato ad amare." Lorenzo alzò la testa per guardarlo. "Sembra perfetto." "Lo sarà," promise Stefano, suggellando il voto con un bacio sulla fronte di Lorenzo. "Perché lo costruiremo insieme." Fuori, Milano dormiva sotto un cielo stellato, ignara del fatto che nei piani alti di una libreria antiquaria, due anime che non avrebbero mai dovuto incontrarsi avevano trovato qualcosa di più prezioso di qualsiasi tesoro: l'amore che trascende la morte, che trasforma i mostri in uomini, che rende possibile l'impossibile. E mentre il fuoco si spegneva lentamente nel camino, Stefano Reyes e Lorenzo De Angelis dormirono abbracciati sul tappeto persiano, circondati da libri che contenevano la saggezza di millenni, sicuri nell'amore che avevano trovato l'uno nell'altro. Per la prima volta in tre secoli, Stefano non sognò di sangue e morte. Sognò di un futuro pieno di luce.
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