Il grosso lupo.

746 Parole
Il mattino seguente scesi di buon ora e incontrai Trudi: -Salve signor Trudi, ieri sera ho fatto uno strano incontro fuori la porta della mia camera ho avuto il piacere di fare la conoscenza di Damian, il nipote del signor Mancini- Trudi sbiancò in volto, si rivolse a me molto arrabbiato dicendo: -LE AVEVO DETTO, CHE LA SERA , PER NESSUN MOTIVO, SAREBBE DOVUTA USCIRE DALLA SUA CAMERA-  -Stia calmo signor Trudi, cosa sono una prigioniera?...Lei mi aveva avvertito di non recarmi nell'ala Est non di non uscire dalla mia camera-  Feci fatica nel pronunciare quelle parole, avevo un nodo in gola non avevo più voglia di essere aggredita neanche verbalmente. Ne avevo sopportate troppe nel corso della mia vita. Stavo per scoppiare a piangere, a stento trattenevo le lacrime quando una strana voce alle mie spalle mi fece voltare. Era il signor Mancini, appoggiato sul suo bastone fermo sotto l'arco della porta e dotato di un piccolo macchinario attaccato al collo che gli permetteva di parlare, con un suono di voce metallico si rivolse a Trudi in malo modo: -Basta! Trudi, falla finita...Non vedi che stai spaventando la signorina Cristina, cerca di calmarti non è poi accaduto nulla- -Perché che cosa sarebbe dovuto accadere?...- Chiesi incuriosita -Ma...Nulla signorina, posso chiamarla Cristina?...--Certamente, si figuri nessun problema- Risposi, ed egli continuò: -Deve scusare il signor Trudi è molto apprensivo nei suoi confronti Cristina, lei è molto giovane ed è anche l'unica donna in casa, lo perdoni, le garantisco che non ci sarà nessun problema se lei la sera vorrà uscire dalla sua camera purché rimanga nell'ala abitata del castello- Pronunciò quella frase accompagnandola con un sorriso smagliante che mise in mostra una dentatura bianca e perfetta. Il suo modo di parlare così gentile e tranquillizzante mi fece calmare, continuò dicendo: - Ho deciso di cambiare programma sempre se a lei fa piacere staremo fuori più del previsto, dato che è una magnifica giornata ho deciso di pranzare giù al lago. Il signor Trudi ci preparerà qualcosa al sacco-  -Per me non c'è nessun problema> Gli porsi il braccio e ci avviammo all'uscita, lasciando il signor Trudi lì impalato ancora in preda ai nervi senza neanche salutarlo. Percorremmo il sentiero che conduceva al lago molto lentamente. Il signo Mancini mi chiese di cantare qualcosa e così feci, mi accorsi che ogni tanto posava il suo sguardo sul mio viso e lo osservava, ne sembrava colpito come se lo stesse contemplando. Passeggiammo lungo la riva del lago per parecchio tempo chiacchierando tranquillamente. -Mi parli di lei Cristina, mi parli della sua vita prima che venisse a stare da me- Me lo chiese molto interessato dicendo che voleva conoscermi meglio. Era molto difficile per me ritornare al passato, feci uno sforzo enorme nel raccontargli la mia vita dalla morte dei miei genitori in poi. Credo che la mia storia lo avesse colpito, aggrottò le sopracciglia e sembrava molto arrabbiato nel dire: -I tuoi zii non meritano nessuna compassione per ciò che ti hanno fatto- -E' acqua passata...Se non le dispiace non vorrei mai più ritornare sull'argomento- Dissi dirigendo i miei occhi lucidi sui suoi. Continuò a sostenere il mio sguardo ancora per qualche secondo, poi: -Lo prometto Cristina, non ne parleremo mai più- La giornata continuò tranquillamente, ritornammo al castello nel tardo pomeriggio accompagnai il signor Mancini nella sua camera e mi ritirai nella mia. Ero talmente stanca che mi sdraiai sul letto addormentandomi  profondamente. Fui svegliata a notte fonda da uno strano rumore sembrava più che altro un verso di animale, più lo ascoltavo e più mi sembrava l'ululato di un lupo. -UN LUPO?...COM'E' POSSIBILE?...- L'ululato proveniva da fuori, mi affacciai alla finestra e mi resi conto che avevo ragione, un grosso lupo nero con il muso rivolto verso l'alto stava guardando proprio me. Il suo ululato si fece ancora più acuto, ero letteralmente sconvolta. Anche Damian si era affacciato attirato dal gran fracasso che faceva l'animale e, con le mani appoggiate sul davanzale della finestra, mi urlò contro  -CHIUDI IMMEDIATAMENTE QUELLA DANNATA FINESTRA!-  Non feci nulla, continuavo a restare immobile e guardavo quella spaventosa bestia letteralmente impietrita dalla paura. -MUOVITI- Rivolgendosi al grosso lupo gli urlò contro: -ASCHEROY, ASCHEROY, ASCHER- Erano parole incomprensibili per me, ma fecero effetto sull'animale che se ne andò via  inoltrandosi nella foresta. -Chiudi quella fottutissima finestra e rientra in camera che sto venendo da te, devo parlarti- Disse in tono autoritario, era molto arrabbiato con me e non riuscivo a capirne il perché.
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