Khalid si aspettava una reazione da parte di Marc. Sapeva che nel suo mondo la gente si sposava per amore e che i bambini nascevano all’interno di una coppia felice.
In fondo non era quello che aveva fatto lui?
La morte prematura di Shahin lo aveva distrutto tanto che aveva giurato a sé stesso di non sposarsi mai più; tuttavia, l’orrore che aveva colto negli occhi di lui lo aveva irritato. Eppure, non lo aveva trovato così ripugnante quando gli offrì sé stesso qualche settimana prima. La maggior parte degli omega sarebbe stati più che felici di accettare quella proposta.
“Parli sul… serio?” la voce di Marc era roca.
Khalid cercò di controllare la rabbia.
“Mi sembra la soluzione più appropriata.”
“La più appropriata…” ripeté lui facendo una smorfia. Che cosa si aspettava? Che lui voltasse le spalle alle proprie responsabilità? Sicuramente non una dichiarazione di amore eterno.
“Marc, pensaci. Nostro figlio nascerà all’interno di una famiglia: avrà due genitori che lo amano, crescerà in un ambiente stabile, ricco di opportunità, e protetto senza dover essere costretto ad attraversare continenti e culture diviso tra due genitori lontani. E tu avrai ricchezza, uno status e sicurezza.”
“E se non fossi interessato a denaro e stato sociale?”
Khalid era consapevole che, se lo fosse stato, quella situazione sarebbe stata diversa. Invece sapeva che Marc Lewis non era un cacciatore di dote. Anche l’investigatore che lo aveva localizzato gli aveva riferito che era povero ma un grande lavoratore onesto e affidabile.
“Pensa a cosa significherà questo per il nostro bambino. Non è forse la cosa più importante? Mi hai raccontato che tuo padre ti ha cresciuto e che proprio per questo la tua infanzia è stata infelice. Non credi che sarebbe meglio per il nostro bambino avere entrambi i genitori che si prendono cura di lui e di lei?”
“Ma non abbiamo nessuna garanzia che la cosa funzionerà. E se poi dovessimo divorziare?”
Khalid gli prese una mano e gliela accarezzò. Il fatto che lui non la ritrasse la considerò una piccola vittoria.
“Marc, hai la mia parola che non ti chiederò mai di andartene. Ti prometto che mi impegnerò a costruire un ambiente caldo e accogliente per questo bambino e dal momento che non ci sposiamo per amore il nostro rapporto non sarà rovinato da sentimenti ed emozioni. Sarà difficile che ci faremo del male.” Più ci pensava e più quella soluzione gli sembrava perfetta; eppure, lui aveva ancora dei dubbi.
“Cosa succederà se ti innamori di qualcun altro?” Marc scosse la testa. “No, il matrimonio è la ricetta per il disastro.”
Strano, pensò lui che non fosse lui a prendere in considerazione l’eventualità di provare interesse per un altro. Non che la cosa lo preoccupasse dato che sapeva bene come soddisfare e rendere felice una persona.
“Non sono il tipo di uomo che perde facilmente la testa e il cuore.”
“Perché vuoi sposarti?” gli chiese lui non ancora soddisfatto. “Lo fai perché così avrai un erede leggitimo?”
“Credi che sia sbagliato dare a nostro figlio la sicurezza di due genitori e la protezione del mio nome?” Khalid iniziava ad arrabbiarsi. Possibile che non si rendesse conto della sua offerta? Non c’era niente di vergognoso in quella proposta.
“Certo che no.”
“Bene perché non permetterò mai che mio figlio nasca illegittimo.” Ribatté lui che conosceva bene le sgradevoli implicazioni di una simile eventualità. Se suo zio Hussein fosse stato un figlio legittimo, al posto che il frutto di una breve relazione tra suo nonno e una ballerina, adesso sarebbe stato lui lo sceicco. Onesto, serio, lavoratore… sarebbe stato un fantastico sovrano. Invece la corona era passata al fratello più giovane, suo padre, un uomo superficiale ossessionato dal potere e dalla gratificazione personale. Il risultato era che Shajehar ne aveva risentito per moltissimi anni.
“Quindi vuoi un erede.” Disse Marc con disapprovazione.
Khalid si strinse tra le spalle.
“Se non avrò figli il trono passerà a un altro membro ella famiglia, ma un bambino c’è, o meglio ci sarà.” A quel punto abbassò lo sguardo sul ventre e fu sopraffatto da una forte sensazione di possesso e protezione. In quel ventre stava crescendo suo figlio e Marc Lewis, anche se non lo sapeva ancora, era il suo omega. Era impossibile negare la forte attrazione che, come alfa, aveva provato fin dal loro primo incontro.
“Vorresti negargli la possibilità di conoscere la cultura di suo padre? Impedirgli di prendere il suo posto qua?”
“Dai per scontato che si tratterà di un maschio alfa.”
“Non è vero.” Khalid gli lasciò la mano e si alzò in piedi. “Amerò questo bambino sia che si tratti di un alfa o un omega, che sia maschio o femmina. Non mi importa se avrà la pelle chiara o scura, i capelli biondi o neri; ciò che conta è che è nostro figlio e che faremo del nostro meglio per lui.”
Marc teneva stretta in mano la sua tazza di tè. Dal suo sguardo si capiva che non aveva ancora superato lo shock della rivelazione di Aziz.
Khalid lo stava osservando e imprecò silenziosamente contro la sua tendenza a passare subito all’azione. Quando vedeva una soluzione a un problema si attivava senza ulteriori indugi; forse questa volta, però, avrebbe dovuto frenarsi e dargli il tempo di assorbire le implicazioni di quella inaspettata gravidanza.
Gli si avvicinò e gli prese la tazza. “Vieni, Marc. Parleremo di questo più tardi. Adesso devi riposarti.”