Marc era sporco e accaldato. Era ancora sconvolto dalle rivelazioni del giorno prima. Non riusciva a credere che sarebbe diventato padre, ma la sua istintiva felicità era turbata da una quantità di emozioni confuse e contrastanti.
Il suo umore non era migliorato molto quella mattina quando era tornato a lavorare e aveva scoperto che gli avevano affidato incarichi meno pesanti.
“Andiamo, Tally.” Disse conducendo la giumenta verso la vasca dei cavalli.
“Marc!”
Marc si fermò nell’udire la voce imperiosa di Khalid il suo cuore inizio a battere forte sapendo che lui era lì e lo stava osservando.
Lentamente si volto. Khalid era fermo in mezzo al cancello illuminato dai raggi di sole di quel tardo pomeriggio. Lo fissò affascinato provando un brivido di anticipazione. Poco importava che fosse arrabbiato. Anzi il suo disappunto accresceva il suo aspetto autoritario.
Non gli era mai passato nella mente che un giorno avrebbe trovato il suo alfa predestinato, soprattutto perché suo padre gli aveva sempre detto che non avrebbe mai trovato un’alfa per lui. Khalid però aveva smentito quello che aveva detto sempre il suo genitore.
“Ciao, Khalid.” Lo saluto quasi senza voce. Non si aspettava di vederlo di persona.
Lui avanzò. “Ti avevo chiesto di venire da me.” Gli disse secco.
Marc si sentì avvampare, tuttavia cercò di mantenere un atteggiamento indifferente.
“Davvero? Strano, il messaggio che ho ricevuto non sembrava tanto un invito. Assomigliava di più a un decreto reale.” Replicò imponendosi di guardarlo in faccia.
Dopo una notte insonne era ancora confuso e in ansia. Non sapeva cosa fare. Aveva aspettato tutto il girono Khalid, ma lui se n’era stato alla larga. Non aveva dubbi che avesse questioni più importanti da trattare rispetto la sua gravidanza.
“Però non sei venuto da me lo stesso. “la voce di lui era fredda e lui si rese conto che era arrabbiato.
Tally doveva avere percepito la sua agitazione perché iniziò a tirare verso la rampa che portava alla vasca. Marc ebbe il suo bel da fare a trattenerla.
“Guarda che non sono una marionetta, non ubbidisco immediatamente a ogni tuo comando.”
“Però sei un mio dipendete.” Ribatté Khalid dopo un lungo silenzio. “Oppure questo fatto non ha importanza?”
Marc vacillò rendendosi conto che aveva scelto di usare la sua posizione lì per richiamarlo all’ordine. “Ti chiedo scusa, capo, non avevo capito he volevi discutere del mio lavoro.”
Khalid sollevò una mano per massaggiarsi la nuca cercando di allentare la tensione. “Mi spiace, Marc, quello che ho detto era fuori luogo.” Sembrava così a disagio che lui ebbe un moto di tenerezza. Possibile che fosse anche lui imbarazzato per quella situazione? Era ovvio che fosse abituato a dare ordini che gli altri si affrettavano a eseguire, soprattutto gli omega. Probabilmente questi ultimi erano soltanto felici di assecondare le richiese dello sceicco, di qualunque natura esse fossero.
“Scuse accettate. Sarei venuto da te non appena finito qua.” Disse evitando il suo sguardo. “Sono un professionista che prende molto sul serio il proprio lavoro.”
“Credi che ciò di cui abbiamo bisogno di vedermi urgentemente dal momento che hai aspettato tutta la giornata per farmi chiamare.”
“Ah. Devo chiederti nuovamente perdono, Marc.” Si scusò lui dopo un lungo silenzio. “avevo un incontro per negoziare un trattato multilaterale per il commercio e la creazione di infrastrutture interregionali. Purtroppo, questo incontro era stato organizzato già da mesi per cui mi è stato impossibile vederti prima.”
Dopo quelle parole lui si sentì più piccolo e insignificante che mai. Khalid aveva avuto validi motivi per non vederlo e sarebbe stato stupido prendersela per quella sua mancanza di attenzioni.
“Ti dispiace se portò Tally nella vasca?” gli chiese di colpo indicando il profondo canale d’acqua. “Ama moltissimo nuotare.”
“Dopodiché considera la tua giornata conclusa.” Dichiarò lui ritenendo chiuso l’argomento. “Prego, continua. Io ti seguo.”
Marc fece entrare la giumenta in acqua, che iniziò subito a calciare forte per stare a galla.
“Il matrimonio è la soluzione migliore e lo sai anche tu.”
Nessun preliminare e nessuna esitazione; possibile che Khalid fosse sempre così sicuro di sé stesso? Ma non si rendeva conto di quanto era assurda quella proposta? Com’era possibile che un ragazzo che lavorava alle scuderie potesse sposare il sovrano di uno stato?
“Non dal mio punto di vista.” Borbottò senza perdere d’occhio la giumenta.
“Il mio manager non ti ha ancora parlato dei miei progetti per le scuderie, vero?”
Marc si voltò verso di lui che gli stava camminando accanto.
“Quali progetti?” domandò con una certa ansia.
“Il tuo lavoro a Tallawanta finirà presto.”
A marc si seccò la bocca. “Cosa vuoi dire?”
“Che sto vedendo la scuderia. Con tutto quello che c’è da fare qua a Shajehar non ho lo stomaco per mantenere certi lussi anche se hanno successo. Il che significa che il tuo lavoro in Australia non ci sarà. I nuovi proprietari della scuderia potranno decidere di tenerti, oppure di fare affidamento solo sul loro staff.”
Marc si sentì venire meno al pensiero di perdere il lavoro. Cercò di concentrarsi sul cavallo, ma i suoi pensieri non riuscivano a staccarsi da quella notizia. Aveva bisogno di quel lavoro per mantenere il bambino e lui non aveva qualifiche per altri impieghi. Che lo aveva fatto per forzargli la mano?
“Avevo già deciso di vendere la scuderia prima che ci conoscessimo.” Gli disse Khalid come se gli avesse letto nel pensiero.
“Ma io ho bisogno di quel lavoro; non so per il bambino, ma anche per studiare un giorno veterinaria.”
“C’è un’ottima università a Shajehar e veterinaria è una delle facoltà migliori.”
E come avrebbe fatto a frequentarla se non parlava nemmeno la lingua?
“Quindi dovrei restare qui perché sarebbe più facile che trovarsi un lavoro, giusto?”
Disse senza riuscire a trattenere l’amarezza. Fece avanzare la giumenta anche se in realtà avrebbe voluto starsene da solo a digerire quella notizia. Ma la solitudine era un lusso che non si sarebbe potuto permettere. Che lo volesse o meno, Khalid era determinato a essere coinvolto nel suo futuro.
Anzi nel futuro del loro bambino, me le due cose era inscindibili. Si sentì mancare il respiro.
Tally risalì la rampa della vasca e si scrollò l’acqua di dosso.
“Marc?” Khalid gli si mise di fronte. “Avrai un nuovo lavoro che ti piaccia o no. Fare il papà sarà un’occupazione a tempo pieno.”
Marc scosse la testa. “E credi che per me sarà più facile se mi trasferisco nello Shajehar, legato a un alfa che non conosco, per di più entrando a fare parte della famiglia reale?”
“Non saresti da solo.” Il tono di lui era paziente, caldo e rassicurante.
Se avesse ceduto Marc avrebbe perso quel poco che aveva ottenuto per sé stesso: la sua indipendenza e i suoi progetti per il futuro. Ma forse tutto ciò era inevitabile: il suo futuro, ormai, non gli apparteneva più.
“Non mi sento a mio agio nel tuo mondo.” Disse con un gesto noncurante della mano. Aveva gli stivali impolverati e i pantaloni macchiati. “Sono un’omega normale che deve lavorare per vivere.”
“Anch’io.” Rispose Khalid fissandolo negli occhi intensamente.
Marc si pentì delle sue parole. Aveva già capito quanto lui prendesse sul serio le sue responsabilità.
“Mi spiace, Khalid, so che è così, ma le circostanze sono un po' diverse.” Replicò mentre iniziava ad asciugare la giumenta. Quel lavoro gli offriva un’ottima scusa per non doverlo guardare. “E tu hai bisogno di sposare qualcuno che sappia ricoprire il ruolo di marito dello sceicco.”
“Tu sarai perfetto.” Gli disse lui avvicinandosi. “E io sarò accanto a te.” Gli sussurrò procurandogli un brivido di piacere.
Marc scosse la testa. Come poteva sposare un uomo che considerava il matrimonio il mio migliore per affrontare quella situazione? Un uomo che non lo amava e che non lo avrebbe mai amato? Doveva essere un pazzo per accettare un simile accordo.
“Voglio dire… si aspetteranno che sposi un’omega docile e maneabile.” Disse ingoiando l’orgoglio. “Adatto e pronto a ricoprire questo posto. Sicuramente un giovane di ottima famiglia.”