Capitolo Uno

1181 Words
Marc chinò la testa contro la pioggia gelida mentre avanzava faticosamente lungo la strada fangosa.   I vestiti bagnati che gli aderivano alla pelle dove non era coperto dall'impermeabile, e rivoli d'acqua gli scorrevano sulle gambe infilandosi negli stivali. Era vagamente consapevole del freddo. Dopo aver corso nell'oscurità, i suoi passi iniziarono a farsi incerti.   Se solo si fosse soffermato a ragionare con più lucidità avrebbe preso la sua jeep. Purtroppo non gli era venuto in mente. Gli era bastata un'occhiata attraverso la finestra del salotto di Marcos per fargli smettere di pensare in modo coerente.   Era rimasto paralizzato sul posto, incurante della pioggia, e quando il cervello aveva iniziato a focalizzarsi sull'accaduto si era messo semplicemente a correre.   Doveva tornare a casa prima di essere sopraffatto dalle emozioni, pensò singhiozzando disperato.   Tuttavia non sarebbe stato possibile allontanare il ricordo di quello che aveva visto: Marcus nudo tra le braccia del suo amante.   Adesso capiva perché a volte gli raccontava di essere troppo occupato per vederlo, oppure perché aveva nei suoi confronti un atteggiamento distaccato. In realtà non gli aveva mai voluto bene, e l'aveva usato per nascondere la sua relazione con il marito di un geloso allevatori di cavalli.   Marc sentì lo stomaco contrarsi in una morsa. Com'era stato ingenuo!   Stupidamente gli aveva creduto quando lui gli aveva raccontato di volerlo rispettare, di non voler affrettare le cose vista anche la recente perdita di suo padre, e che doveva essere davvero sicuro prima di spingersi più in là nel loro rapporto.   Nella sua ingenuità lui si sentiva sicuro tanto che aveva deciso di dimostrargli che era pronto a considerarlo il suo alfa. Aveva letto numerose riviste per omega per trasformarsi nell'omega perfetto, superando i propri dubbi e le proprie paure.   La sua risata amara venne inghiottita dal vento.   La realtà era che Marcus non lo aveva mai desiderato, e lui era troppo inesperto e affamato di affetto per rendersi conto che lui lo stava usando.   Chinò la testa colto da un attacco di nausea e stranamente riuscì a vedere i suoi pantaloni nuovi e gli stivali bagnati e coperti di fango sotto l'impermeabile. Cercò di concentrarsi sul presente e di allontanare lei immagini dei due amanti abbracciati. Ma… da dove veniva quella luce? “Hai bisogno di aiuto?” gli chiese una voce profonda. Marc sollevò la testa e si trovò a fissare i fari di un potente fuoristrada. Un uomo, che aveva tutta l’aria di essere un alfa, era in piedi davanti alla macchina, le braccia incrociate sul petto. Lo sconosciuto era alto e snello; le sue ampie spalle e i piedi ben piantati a terra lasciavano intendere che fosse una persona in grado di affrontare problemi di ogni tipo. In quel preciso istante avrebbe voluto stringersi a quel corpo forte e cadere nell’oblio. Per fortuna la ragione ebbe la meglio sull’istinto. Non aveva idea di chi fosse e poi aveva appena imparato che la sua capacità di giudizio non era affatto affidabile. Aveva creduto che Marcus rappresentasse tutto quello che cercava in un alfa: un amante, un compagno… Lo sconosciuto si avvicinò abbastanza perché Marc si rendesse conto della sua superiorità sia in statura che in autorevolezza. “Non ti senti bene? Come posso aiutarti?” Questa volta lui percepì un accento straniero. “Chi sei?” “Sono un ospite delle scuderie Tallawanta e sono alloggiato alla casa padronale.” Marc riconobbe il fuoristrada in dotazione agli ospiti della villa. Sapeva che quella settimana era prevista la presenza di una persona importante: lo sceicco di Shajehar, che possedeva quell’enorme allevamento di cavalli, aveva mandato il suo invito a fare un giro di ispezione. Ecco spiegato quell’accento leggermente straniero. “Hai intenzione di tenere entrambi qua fuori sotto l’acqua finché non saremo bagnati fradici?” Marc sobbalzò. Cosa c’era che non andava in lui? Non riusciva a concentrarsi e solo in quel momento si rese conto che lo sconosciuto non aveva addosso niente che lo riparasse dalla pioggia. “Mi spiace. Io non…” “Hai avuto un incidente?” gli chiese lui con calma. “No, nessun incidente. Potresti darmi un passaggio, per favore?” Adesso che aveva saputo che si trattava del dignitario dello sceicco lui non ebbe timore a chiedergli di accompagnarlo a casa. Erano all’interno di una proprietà privata e nessun estraneo si sarebbe spinto fin lì da fuori con quel tempo. “Naturalmente.” L’uomo chinò la testa e lo precedette al fuoristrada aprendogli la portiera dalla parte del passeggero. “Grazie.” Disse Marc quando lui lo prese per un gomito aiutandolo a salire in auto. Poi sprofondò nel sedile. La portiera si richiuse e lui assaporò il caldo confortevole all’interno dell’abitacolo dopo il vento e la pioggia incessante che ancora gli ronzavano nelle orecchie. Quello era il paradiso. Marc chiuse gli occhi lasciandosi avvolgere da quella pace. “Ecco, prendi questo.” Una voce profonda filtrò attraverso la sua semi incoscienza. Riluttante, lui sollevò le palpebre e si voltò verso il posto del guidatore ritrovandosi a fissare gli occhi più neri che avesse mai visto. Sussultò alla vista del suo soccorritore illuminato dalla pallida luce dell’abitacolo. “Mi… mi dispiace. Sono sotto shock.” Marc aveva problemi a coordinare le labbra e la lingua. “Tra poco andrà… meglio.” “Sei stato fuori nella tempesta troppo a lungo.” Lo sconosciuto gli tolse la coperta dalle mani e gliela avvolse attorno alle spalle. “Da dove vieni? Quanto sei stato sotto la pioggia?” Le labbra di lui si curvarono in un debole sorriso. Abbassò le palpebre e pensò che amava molto quell’accento. Trovava l’intonazione molto seducente. Immaginò come sarebbe stato bello addormentarsi al suono di quella voce. “Qualcuno ti ha fatto del male?” gli domandò lui con una certa apprensione. “No! Sto bene.” Marc si sentiva veramente confuso. “Ho bi…bisogno di tornare a casa. Per fa… favore.” L’uomo annuì e si chinò ad allacciargli la cintura di sicurezza. Il calore di quel corpo lo scaldò più di qualsiasi coperta. “Dove?” gli chiese raddrizzandosi e mettendo in moto il fuoristrada. L’abitacolo cadde nell’oscurità. Marc studiò il suo profilo e l’istinto gli disse che poteva fidarsi completamente di lui. “Se… sei chilometri più avanti e p… poi a destra. Da lì… ti in…indicherò io la strada.” Lo sconosciuto parti. Continuava a piovere e la strada era piena di fango. Marc osservò il fuoristrada lussuoso e i suoi stivali. “Mi spiace, i miei stivali sono tutti sporchi.” Sussurrò. “Siamo su un fuoristrada per cui non dovrebbero esserci problemi per un po' di fango.” “Chi sei?” gli chiese nuovamente lui. “Il mio nome è Khalid. E il tuo?” “Marc.” Rispose lui avvolgendosi di più nella coperta. “Marc Lewis.” Fortunatamente i suoi denti avevano smesso di sbattere. “Piacere di conoscerti, Marc.” Gli disse lui formale. Marc si chiese curioso come trascorresse il suo tempo quell’uomo quando non doveva supervisionare scuderie australiane oppure soccorrere omega in difficoltà in mezzo a strade deserte.
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