Capitolo Tre

956 Words
“Cosa?” Marc spalancò gli occhi bloccandolo. Khalid scoprì che i suoi occhi erano del colore del miele con delle striature verdi. Marc cercò di allontanarlo spingendolo via con le mani e lui restò a osservarlo mentre tentava di restare in piedi. Possibile che quella sera qualcuno avesse approfittato di lui? Il solo pensiero lo fece infuriare. “Devi toglierti questi vestiti.” “Non davanti a te che mi guardi.” Replicò Marc arrossendo. Khalid ammirò affascinato le sue guance che s’imporporavano. Quando era stata l’ultima volta che aveva visto un’omega arrossire in quel modo? “Voglio soltanto accertarmi he tu non abbia un’ipotermia. Non sono interessato al tuo corpo.” Il rossore di lui s’intensificò. Marc si morse il labbro inferiore imbarazzato. “Posso farcela da solo. Non ho bisogno del tuo aiuto.” Davvero? La curiosità di Khalid, così come la sua preoccupazione, era stata stuzzicata. E poi quella sera era finalmente padrone del suo tempo. Lui aveva sempre creduto in due cose nella vita: seguire il suo istinto e fare il suo dovere. Anni prima, nei giorni terribili seguiti alla morte di Shahid, era stato il suo senso del dovere a consentirgli di andare avanti. La responsabilità nei confronti del popolo gli aveva dato la forza di continuare superando il dolore per la perdita del marito. E adesso l’istinto e il dovere gli imponevano di restare. Oltre a qualcos’altro riguardo a Marc Lewis che gli arrivava dritto al cuore in modo del tutto inaspettato. Era tantissimo tempo che non sperimentava niente di simile e quella consapevolezza lo spaventava e affascinava contemporaneamente. “Quindi avrei dovuto lasciarti fuori con questa tempesta?” “Non intendevo questo. Ho apprezzato molto il passaggio, ma forse sarebbe stato più facile accompagnarmi a casa.” Disse Marc osservando il lussuoso bagno in marmo in cui si trovavano. Khalid lasciò lentamente la presa assicurandosi che potesse stare in piedi da solo, poi si tolse la giacca dello smoking e l’appoggiò sul lavandino. Marc lo fissò mentre si levava la giacca. La vista delle sue spalle ampie, il torace muscoloso e la vita stretta gli fece seccare la bocca. Aveva un fisico perfetto- Era ovvio che lui non fosse interessato a vederlo nudo. Era sempre stato goffo e poco attraente. Provò rabbia e umiliazione, ma si riprese in fretta. Da anni sapeva di non essere l’omega che gli alfa desideravano. Quella sera aveva soltanto avuto l’ennesima conferma. Il rumore dell’acqua lo riportò alla realtà, Khalid aveva aperto il rubinetto della doccia. I pantaloni bagnati gli aderivano alle gambe. “Lascia che ti aiuti a togliere l’impermeabile.” Gli disse. Si capiva che era un uomo abituato a essere ubbidito. Infatti, senza attendere una risposta, gli fece scivolare l’impermeabile dalle spalle che cadde sul pavimento. Marc fissava il farfallino nero e più lo guardava più desiderava levarglielo così avrebbe potuto verificare se anche la pelle della scollatura era dello stesso colore del viso. Chiuse gli occhi lottando contro quella tentazione. Non si era mai sentito così disorientato. Scioccato, si rese conto di non avere mai provato niente di simile con Marcus. In quel momento, invece, si sentiva particolarmente agitato, nervoso e sulle spine. Era quello il desiderio? Purtroppo la sua esperienza era molto limitata. Aveva trascorso tutta la sua vita alla fattoria, isolato deliberatamente dal padre autoritario che lo faceva lavorare tantissimo. Forse era stato proprio quello che la sua storia con Marcus gli era sembrata così preziosa. “Adesso tocca agli altri indumenti. Poi vedremo se sei in grado di arrangiarti da solo.” No, Khalid doveva andarsene e prima lo avesse fatto meglio sarebbe stato per entrambi. Era tornato a essere il Marc Lewis pragmatico e ordinario di sempre. Basta voli con la fantasia. Quella sua risposta fisica nei confronti di uno sconosciuto era dovuta allo shock e alla stanchezza. Marc si morse il labbro reagendo istintivamente quando lui gli aprì i primi bottoni della camicia. Gli sembrò che ci impiegasse una infinità di tempo. Khalid non lo toccò, ma era talmente vicino che lui si sentì avvolgere dal suo calore. “Ecco, quasi fatto.” Gli disse con un tono di voce neutro mentre gli toglieva i pantaloni. A giudicare dalla sua reazione indifferente di lui, sicuramente era un etero convinto, sposato con una donna bellissima. Senza sapersi dare una spiegazione per Marcus. Gli occhi gli si riempirono di lacrime che gli offuscarono la vista. Era praticamente nudo, a eccezione dei suoi boxer attillati, e Khalid non l’aveva nemmeno degnato di uno sguardo. Ebbe la terribile sensazione di essere un’omega che non avrebbe mai fatto innamorare un’alfa. Ma chi voleva prendere in giro con questi vestiti nuovi? Era troppo alto, il corpo troppo muscoloso, ed era privo di quelle curve tipiche di ogni omega. Solo quando era al lavoro gli alfa lo notavano. Era un ottimo professionista e sapeva trattare i cavalli anche meglio della classe dominante degli alfa e di tanti beta che li servivano. Una morsa di dolore gli afferrò lo stomaco e si curvò in avanti. “Marc? Ti fa male da qualche parte?” volle sapere lui fissandolo con i suoi occhi neri. “No, però ho bisogno di stare da solo. Esci, per favore.” Khalid strinse le labbra. “Come desideri.” Disse andandosene e lasciandolo in quel magnifico bagno. Marc fu tentato di richiamarlo e chiedergli di tenerlo stretto per allontanare la sua sofferenza, ma alla fine l’orgoglio ebbe la meglio. Khalid era stato più che felice di andarsene, inoltre lui era abituato a cavarsela da solo. Entrò nella doccia senza prendersi la briga di chiudere la porta a chiave per garantirsi la sua privacy. Non ce n’era bisogno. Chissà perché quella constatazione lo riempì di una profonda amarezza.
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