III

649 Words
Passò qualche giorno prima che potesse trovarsi di nuovo da sola con Harry. Ron non accennò alla faccenda del primo giorno di scuola, e Ginny nemmeno. La cosa la sollevò, facendola sentire più leggera nel non vederli preoccupati per lei. Ma si sentì anche molto sola, come se nessuno la capisse. Era una ragazza brillante, e dunque conscia del fatto che fosse stata colpa sua: non li biasimava, come avrebbe potuto? Sapeva che si era chiusa in sé stessa, che aveva finto che tutto andasse bene, ma in cuor suo avrebbe voluto che almeno Ron capisse che c'era qualcosa che non andava. Il suo teatrino era stato talmente credibile da convincere anche lei, ma ora, purtroppo, le stava crollando addosso. L'unico ad aver accennato alla questione era proprio il suo migliore amico, con cui si stava dirigendo ai Tre Manici di Scopa.  "È per i tuoi? Se vuoi possiamo andare a cercarli, te l'ho già detto." indagò Harry. "No, non è per loro. So bene che prima o poi dovrò affrontare anche quella questione, ma non è questo il momento." rispose Hermione. Sapeva che la ricerca sarebbe stata dura, e che non aveva garanzie che sarebbe andata bene, quindi aveva preferito rimandare la cosa alla fine dei suoi studi, per potersi concentrare sui suoi obiettivi. Aveva paura di soffrire ancora. "E allora per cosa?" lui si fermò in mezzo alla strada. "Io- provò a dire Hermione, prima di venire interrotta da Ginny. "Ragazzi! Vi abbiamo cercati dappertutto!" esclamò. "Dove stavate andando?" chiese Ron. "A bere qualcosa." rispose il suo amico.  "Vi unite a noi?" aggiunse Hermione per non destare sospetto. "Sicuro. Mi va proprio una burrobirra." replicò Ron, cingendo le spalle di Hermione con un braccio. Il pomeriggio passò rapidamente, e le sembrò quasi di essere tornata alla Tana: nessun problema, nessun pensiero, nessuna domanda e nessuna responsabilità.  Peccato che la sensazione svanì rapidamente, e durante il ritorno al castello capì che tutti i suoi problemi erano ancora lì, ad aspettarla. Era ormai sera inoltrata quando raggiunsero la sala comune e decisero di ritirarsi nelle proprie stanze. Ron si propose di accompagnare Hermione alla sua. Si voltò appena raggiunse la soglia: "Allora ci vediamo domani..." disse con un sorriso. "Certo." rispose lui. Si avvicinò a lei, dandole un morbido bacio sulle labbra. La guardò per qualche istante, prima di baciarla di nuovo, aprendo la bocca quasi a chiederle il passaggio. Lei glielo concesse, lasciando che le loro lingue si scontrassero. Lui la spinse un po' all'indietro, abbastanza da poter entrare nella sua stanza, e chiuse la porta dietro di sé, senza mai staccarle le labbra di dosso. Hermione rispondeva a quel bacio quasi magico, come fosse in estasi, come se non capisse nemmeno cosa stesse succedendo. Lui iniziò a toccarle il collo, per poi passare sui suoi fianchi, fino ad afferrare il suo sedere. Spostò poi la bocca dalla sua, per baciare il suo collo, mentre con la mano libera sollevava la sua maglietta, toccando la sua pelle nuda e dirigendosi sempre più in alto, verso il suo seno. Fu lì che lei lo fermò: "No senti Ron, è solo che... Non mi va sta sera." riuscì a pronunciare, in preda all'imbarazzo. "Tranquilla. Anzi, scusa se ti sono saltato addosso, non vorrei mai che tu pensassi che io-" disse lui, iniziando ad arrossire visibilmente. "No. Lo so. È solo che proprio..."  "Lo so, lo so, non fa niente. Non ti devi giustificare." Lei rimase in silenzio, e così fece lui. "Allora io vado..." disse di nuovo, toccandosi il collo con la mano destra, chiaramente imbarazzato. "Va bene." disse lei. "Buonanotte." "Buonanotte." replicò lui, prima di lasciare la stanza. Si sentì quasi sollevata. Non le andava di farlo con Ron, non così. Voleva essere spensierata, pronta, e soprattutto felice. Lo voleva, ma non così. Voleva che la sua prima volte fosse speciale, e sapeva che con lui lo sarebbe stata.
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