Megan POV
I giorni passavano velocemente senza neanche accorgercene era già Ottobre inoltrato.
Le lezioni alla Columbia passavano tranquillamente, perfino quelle di letteratura che ultimamente non sembravano passare mai a causa di Alex. Si era spostato nei posti in alto insieme alle oche che gli correvano dietro, dopo la scena nei bagni in comune non aveva più provato neanche lontanamente ad avvicinarsi a me e ne ero grata, mi fece sentire piccola e insignificante per lui quel giorno con le sue parole spregevoli.
Mi alzai dal letto ancora mezza stordita e mi diressi in cucina, era sabato perciò non sarei dovuta andare al college.
Iniziai a preparare i pancake per me e Sofia che dopotutto ronfava ancora beata.
Mezz'ora dopo aver preparato tutto e messo a posto mestoli e padelle, decisi di andare a svegliare la mia coinquilina in modo grazioso.
Entrai in camera sua di soppiatto, presi la rincorsa e mi buttai sopra di lei.
> gridai.
Sofia aprì gli occhi di scatto spaventata, > disse strillando con la voce ancora impastata.
Mi spinse via da sopra di lei e scoppiai a ridere facendola ridere a sua volta.
> dissi guardandola con occhi da cucciolo.
> disse stropicciandosi gli occhi.
Dopo varie suppliche finalmente si alzò dal letto e mi seguì in cucina.
> dissi addentando il mio delizioso pancake.
> iniziò a dire Sofia.
> gridai tappandomi le orecchie.
> aggiunsi disgustata.
> disse roteando gli occhi al cielo per poi divorare la colazione.
Sbuffai e feci finta di non sentirla, per me al confronto suo il sesso non era tutto, non lo era mai stato anche per via del mio passato.
Ero immersa nei miei pensieri quando Sofia iniziò a bonificare qualcosa.
> disse decisa.
> chiesi ridacchiando.
> rispose per poi stiracchiarsi sulla sedia.
Passammo la mattinata a mettere a posto casa e io finì i vari appunti che mi servivano per lunedì.
Verso le tre del pomeriggio dopo varie discussioni sul dove andare finalmente optammo per il nuovo centro commerciale anche se Sofia non era molto entusiasta, però era più alla mia portata rispetto alle sue grandi marche che usava pure per dormire.
> strillò Sofia tutta eccitata.
> ridacchiò.
> sbuffai annoiata.
Mi trascinò dentro il negozio con lei e iniziò a passarmi diversi completini, alcuni alquanti bizzarri.
> strillai rossa come un peperone attirando l'attenzione delle commesse.
Sofia scoppio a ridere, ma si arrese e andò a cercarmi qualcos'altro > disse sparendo tra gli scaffali.
Alla fine tornò con un completini rosso di pizzo, dovevo ammettere che non era male. Lo provai e mi stava alquanto bene e non era per niente scomodo, uno slip semplice e un reggiseno a coppa.
Uscimmo dal negozio con le diverse borse dello shopping e decidemmo di prendere un frappé quando vidi in lontananza vidi Jason insieme a degli amici, probabilmente facevano parte della sua stessa confraternita.
> disse Sofia indicandoli, > aggiunse elettrizzata più del normale.
> neanche il tempo di dirlo a Jason si avvicinò a noi.
> disse sorridendo.
Dovevo ammettere che era proprio un bel ragazzo, sembrava così semplice e pulito.
> dissi di rimando.
> chiese Sofia sospetta.
> spiego Jason.
> dissi io senza aggiungere altro come una perfetta deficiente.
> chiesi.
> disse.
> si intromise Sofia come suo solito.
> chiese lui guardandomi.
> dissi.
> iniziò a dire Sofia.
> l'ammonì guardandola storto.
> chiese Jason sorridendo.
> dissi incerta.
> rispose Jason.
> ammiccò Sofia, mentre Jason ridacchiò per le sue parole.
> dissi rivolta a lui.
> disse Jason rivolto a Sofia.
> rispose lei entusiasta.
> disse Jason salutandoci per poi tornare dai suoi amici.
> Sofia mi tirò per un braccio.
> sbuffai.
> disse scandendo l'ultima parola.
> piagnucolai.
> disse decisa, mentre io ridacchiavo alle sue affermazioni assurde.
Ci dirigemmo verso casa, erano ormai le sette di sera, cenammo con un insalata tra una ceretta e una manicure e qualche ora più tardi eravamo lustrate e messe a tiro come non mai.
Optai per un vestito corto glitterato e lei per una tuta lunga con uno scollo profondo, capelli sciolti, trucco leggero ed eravamo finalmente pronte per uscire.
> disse Sofia battendo le mani, risi in risposta ed uscimmo di casa, chiamammo un taxi e all'incirca venti minuti dopo ci trovammo davanti al locale, mancava solo mezz'ora alla mezzanotte perciò eravamo in perfetto orario per entrare.
Uscendo dal taxi nella folla intravidi una faccia familiare avvicinarsi a noi.
> disse Katie aprendo le braccia per abbracciarci entrambe.
> squittii contenta stringendola a mia volta, > chiesi lasciandole il tempo di salutare Sofia.
> disse abbracciandoci di nuovo.
Katie ci raccontò dell'università e dei progetti con Matt di andare a vivere insieme, era arrivata qualche ora fa insieme a lui e avrebbero alloggiato in una camera dell'albergo di Alex.
> disse Sofia.
> disse lei sospirando.
> dissi un po' abbattuta.
> disse Katie dispiaciuta.
> esordì Sofia esuberante come al solito.
Il Pacha era un pub- discoteca enorme, centinai di luci stroboscopiche colpivano le parenti e il pavimento sotto ai nostri piedi, si poteva intravedere diverse categorie di persone, provenienti da diversi posti, college, post lavoro, coppie, single, c'era persone per ogni gusto.
> chiese Katie cercando di farsi sentire sopra la musica assordante.
> le gridai nell'orecchio cercando di farmi sentire.
> rispose lei.
Rimasi un attimo perplessa, ma lascia stare dopotutto dovevamo divertirci.
Due cocktail e tre shottini dopo e io avevo quasi raggiunto il mio limite a stomaco vuoto, > disse Sofia ormai alticcia anche lei.
Iniziammo a ballare in mezzo alla pista come scatenate muovendo le braccia e i fianchi in modo se sensuale, quando ad un certo punto Kendal e Matthew spuntarono fuori dal nulla > chiese Kendal ridacchiando di noi.
> rispose Katie barcollando verso le braccia di Matthew.
Io d'altro canto continuavo a ballare incurante del tutto quando sentii avvicinarsi una terza persona a noi, > disse Alex attirando la mia attenzione, era la prima volta che ci guardavamo in faccia da quel giorno nei bagni.
> disse Sofia trascinandolo nel mucchio, in quel momento volevo maledirla, ma dopotutto era ubriaca anche lei ed era da tanto che non aveva tutti i suoi amici riuniti, perciò rimasi zitta.
> esordì Alex riportandomi con i piedi per terra dai miei viaggi mentali.
> risposi, un po' perché ero stufa di quel nomignolo cattivo, un po' perché L' alcool in corpo mi dava coraggio più del solito.
> disse con un ghigno sulle labbra e mi tirò a se.
> risposi guardandolo dritto negli occhi.