Alex POV
Corse via dalle mie braccia come un fulmine senza neanche lasciarmi il tempo di capire cosa mai fosse successo e cosa mai avesse scatenato tanto quella reazione.
Un bacio, avevo desiderato baciarla da quando l'avevo incontrata, ma ora non mi sembrava più tanto una buona idea averlo fatto.
Fu comunque uno stupido gioco, non mi avrebbe mai baciato per suo volere.
La vidi correre via nel giardino rincorsa da Sofia che cercava di raggiungerla, io dopotutto feci l'unica cosa che era bravo a fare. Ignorare.
Finsi che non fosse successo niente, che tutti gli occhi non fossero puntati su di noi, quella sensazione di disagio come se il mondo attorno cercasse di mandarmi qualche segnale che non riuscivo proprio a comprendere.
> disse Kendal avvicinandosi a me.
Annui.
> chiesi raccogliendo da terra la mia bottiglia di birra ormai alla fine.
> chiese cauto.
Era fin troppo calmo per i miei gusti, conoscendo Kendal mi sarei aspettato qualche battutaccia squallida nonostante reputasse quella strega una sua amica, invece il nulla, come se mi nascondessero qualcosa.
> dissi al mio amico rivolgendo uno dei miei sguardi più ammiccanti alle ragazze che fino a pochi minuti fa erano sedute vicino a me strusciandosi sulla patta dei miei pantaloni e della mia maglia.
> rispose Kendal liquidandomi in fretta.
Rimasi lì per lì qualche minuto insieme a quelle sue ragazze di cui neanche ricordavo il nome e poi decisi di andarmene, la voglia di stare a quella festa mi stava passando così velocemente che ero quasi arrabbiato nel trovarmi lì.
Mi diressi verso la mia macchina con l'intenzione di rollarmi una canna e di rilassarmi prima di andarmene. Nell'ultimo periodo ero tornato a fumare più del solito, avevo istinti di rabbia che prendevano il sopravvento nei momenti più assurdi. Avevo bisogno di calmarmi e distrarmi, ogni volta che chiudevo gli occhi solo incubi, sangue e io più morto che vivo mentre cerco una ragazza.
Era una tortura, un agonia, non avevo scoperto chi avesse manomesso i freni della macchina quella sera o semplicemente ero l'unico a non saperlo ancora, perché a quest'ora chiunque sia stato in mano mia sarebbe morto ora, non tanto per l'incidente, ma per cosa mi ha portato via, tutti i miei ricordi.
Alzai gli occhi per sigillare la cartina tra le mie mani quando la vidi, lì davanti a me con il suo vestitino mentre aspettava Sofia.
Era come una dea e io il diavolo, avrei voluto bruciare nell'acqua santa solo per assaggiare un'altra volta quelle sue labbra che tanto mi mandavano fuori di testa quando le usava per parlare.
Il giorno dopo mi alzai con la solita non-voglia di mettermi a sprecare tempo al college e mi preparai controvoglia per andarci lo stesso.
T-shirt bianca, giubbotto di pelle nera e skinny altrettanto neri. Il mio look gridava "se non vuoi morire stammi lontano ", anche se sulle ragazze aveva effetto opposto.
Entrai nel cortile del campus, calai gli occhiali da sole sul mio naso e iniziai a dirigermi verso l'entrata quando incontrai una figura femminile che mi sembrava vagamente di conoscere.
> disse la voce richiamandomi.
Mi girai per vedere chi fosse, mi ritrovai Stella davanti.
> dissi semplicemente.
> disse sorridendo mentre si arricciava una ciocca di capelli tra le dita.
Tirai su gli occhiali sulla mia testa e sorrisi.
> chiesi curioso.
> rispose fissandomi.
> risposi per poi andarmene.
> chiese prima che mi allontanassi.
Mi voltai e Risi.
> risposi per poi andarmene lasciandola li così.
Una distrazione da tutti i miei mali, Stella poteva essere una buona via di fuga per passare qualche ora a svuotare non solo la mente, ma anche qualcos'altro.
Il corso di letteratura, non ricordo neanche per quale motivo lo avessi scelto, ma ero felice ora come ora di aver fatto quella scelta e di poter portare scompiglio in quella strega di Megan.
Entrai in classe e presi posto nella fila dove si sedeva lei, esattamente a fianco a lei, era già li intenta a sottolineare non so cosa come una pazza.
Dopotutto ero predisposto per la materia, non avevo bisogno neanche di impegnarmi più di tanto mi entravano facilmente le cose in testa, da piccolo insieme a tutte le cose che i miei genitori mi sottoponevano, leggere era una di queste.
Casa mia difatti aveva una biblioteca gigantesca, ora studio di un avvocato alcolizzato che non è altro che mio padre.
> disse la professoressa cercando di attirare l'attenzione di tutti.
> dissi avvicinandomi all'orecchio di Megan.
Fece finta di non sentirmi, e immancabile mi uscii una risata.
Il modo in cui si ostentava ad ignorarmi mi faceva venire ancora più voglia di starle addosso.
> disse la voce di una nostra compagna finendo di leggere.
> disse la professoressa sistemandosi gli occhiali sul naso.
> chiese a Megan.
Rimase un attimo lì per lì perplessa e poi iniziò a parlare.
> iniziò a farneticare lei.
Scossi la testa in disapprovazione.
> chiesi sconcertato.
> chiese lei confusa.
> dissi ridendo.
> strillò verso di me.
> strillò a suo volta la professoressa.
> disse Megan rammaricata.
> fini di dire più a me stesso che a lei, non erano discorsi che amavo fare solitamente anzi, non erano discorsi da Alex e non capivo perché in quel momento stessi difendendo in quel modo l'idea dell'amore ai suoi occhi.
Mi guardò dritto negli occhi senza emettere una parola, per la prima volta ero riuscito a farla stare zitta senza dover controbattere ogni singola cosa che dicessi.
La professoressa lasciò perdere e tornò a spiegare alla classe senza far molto conto a noi due.
La campanella suonò poco dopo e lei uscì dalla classe come un razzo, presi le mie poche cose e la seguii volevo spiegazioni, non sapevo il motivo, ma le volevo lo stesso.
La seguii fino alle docce del campus , tanto a quell'ora non ci potevi trovare nessuno e poi erano in comune quindi non sarebbe stato strano.
> dissi afferrandola per un braccio.
> ringhiò contro di me.
La spinsi contro il muro e si voltò automaticamente dandomi le spalle, quel gesto fece salire solo di più la mia rabbia. Strinsi i pugni ai lati della sua testa colpendo le piastrelle di ceramica.
> chiesi in un filo di voce.
> disse voltandosi di scatto in preda alle lacrime.
> chiesi sfiorandole il labbro inferiore con il pollice.
> disse gridando le ultime parole come se stesse avendo un attacco isterico.
Fissai per un momento le sue labbra, avrei voluto così tanto baciarla e mettere a tacere le sue parole, ma il mio orgoglio era più forte.
> dissi semplicemente.
In quel momento la mia testa si offuscò, vidi lei spingermi via gridandomi del bastardo per correre lontano, mentre nella mia testa qualcosa non andava.
Quelle parole "non fai per me", mi risuonavano in testa come un martello pneumatico,chiusi gli occhi per qualche secondo e vidi una figura contro la porta di una stanza e io dietro di lei e le parole "sai quelle come te non fanno per me" mi riaffiorarono come una pugnalata ai polmoni, dritta e concisa.
Iniziavo a ricordare qualcosa, fu la prima volta che pensai di non essere poi così pazzo, di non sognare quella dea bionda solo nei miei sogni, lei esisteva davvero e aveva fatto parte della mia vita, dovevo scoprire chi era a qualsiasi costo.
Infondo dovevo ringraziare Megan, era grazie al litigio con lei che i miei ricordi di punto in bianco decisero di iniziare a riaffiorare.
Ma perché mai con lei? Era la creatura più odiosa che conoscessi, nonostante fosse racchiusa in un corpo fantastico.
Mi ripresi, sciacquai la faccia nel lavandino e me ne andai, decisi di tornare a casa, non sarei stato in grado quella mattina di seguire altri corsi, almeno non in quello stato e dopo gli scherzetti che aveva deciso di farmi il mio cervello.