Capitolo 2

1856 Words
Alex Mi sveglio con un mal di testa tremendo: apro gli occhi lentamente, non sopportando la luce del sole che entra dalla finestra spalancata. «Vuoi chiudere quella cazzo di finestra?! »-urlo, cercando il corpo di Clara sul letto. Non sento nessuna risposta, quindi apro completamente gli occhi, notando che non si trova al mio fianco: non mi aveva detto che lavorava oggi... Porto una mano sulla fronte, per poi uscire dalle coperte e raggiungere la cucina con solo un paio di boxer addosso. «Già sei sveglio? »-mi blocco sul posto quando vedo che Clara sta guardando la televisione in salone. Corrugo le sopracciglia confuso: perché stava sul divano, invece di starmi sul petto come ogni mattina? «Anche tu a quanto pare. »-osservo perplesso. Non so cosa le prende: è da ieri si comporta in modo strano, ma non ho intenzione di fare il fidanzato appiccicoso. Fa per parlare ma Giulietta entra in salone: «Ehi, gente! »-le tiro un'occhiata veloce, per poi riportare l'attenzione su Clara. Non mi degna di un'occhiata, il che mi dà assai fastidio: infatti avrei preferito fosse andata a lavorare. «Perché sei rientrata tardi ieri? »-mi rivolgo a mia figlia. «Smettila. »-alza gli occhi al cielo- «Sono venuta in Australia perché mi volevo togliere di mezzo papà, non puoi farmi questo! »-dice con una voce drammatica, ma scherzosa. Ha solo nove anni, ma sembra più matura di Clara, che, invece è rimasta la stessa bimba di cinque anni fa. L'aria australiana mi fa schifo: dipendesse ritornerei di nuovo al piccolo quartiere del Nord Bronx. Non mi sarei mai trasferito a Sydney se non fosse stato per Clara: quando ha ricevuto la notizia di aver vinto il concorso era così contenta di partire. Ma non potevo lasciarla andare di nuovo, e soprattutto l'idea che sarebbe vissuta da sola in una grande città, mi ha convinto a seguirla, ma non le dirò mai di odiare di vivere qui. Si sentirebbe troppo in colpa, la conosco bene ormai... Quando ha saputo che Giulietta è mia figlia, ho temuto di perderla, che si allontanasse da me, e non oserei immaginare cosa avrei provato se l'avessi lasciata andare per davvero, come qualche volta mi è passato per la testa. «Comunque ero con delle amiche. »-continua ancora, mentre con la coda dell'occhio osservo Clara alzare gli occhi al cielo. Cerco di controllarmi e non saltarle addosso: è ancora in pigiama, il che la rende ancora più sexy, anche se il pigiama è ricoperto di banali orsacchiotti sorridenti. Ho imparato a capirla, per quanto siamo diversi: sembra una donna tutta casa e Chiesa, bella, ma innocente. Ma quando ci mettiamo a dormire mi sprona a fare tutt'altro, tranne dormire. Annuisco a Giulietta, mentre Clara si alza per avviarsi in camera da letto. La seguo come se fossi ipnotizzato, chiudendo la porta alle spalle: «Non devi lavorare oggi? »-chiede, togliendosi la maglia e mettendo in mostra il seno nudo. Provo a distogliere gli occhi, ma mi arrendo dopo vari tentativi: la ammiro, mentre mi siedo sul letto. Come fa a non capire quanto cazzo è bella?! Mi limito ad annuire, mentre si allaccia il reggiseno: «Anch'io, finalmente. » «Ehm... »- mi schiarisco la voce. Si lega i capelli in una coda, mettendo in bella mostra gli occhi chiari: «Devo andare. »-dice, mentre aspetto che mi avvolga le braccia intorno al collo. Ma tutto quello che fa è volgermi le spalle e uscire dalla porta. Che stronza! Sento sbattere il portone di casa, quindi sbuffo nuovamente e ritorno davanti alla Tv. «Ti devo accompagnare? »-chiedo a Giulietta. «No. »-alza le spalle- «Mi faccio dare un passaggio dalla mamma di un'amica. » Se Clara sapesse che non la accompagno mai a scuola impazzirebbe: «È troppo pericoloso! Non ti azzardare a lasciarla sola! »-ha detto la prima volta che ho rifiutato di darle un passaggio. Sono io quello protettivo, ma lei è proprio paranoica, anche perché la scuola dista venti metri scarsi da casa nostra. «Sai cosa le prende? »- provo a chiederle, riferendomi a Clara. «A Clara? »-annuisco, mentre prende lo zaino. «Non lo so, ma te lo meriti! »-dice, quindi corrugo le sopracciglia. Che le ho fatto? Perché me lo merito? È da sei anni che ho smesso di fare lo stronzo per lei. Forse... Forse che ha scoperto qualcosa su Catherine? Cazzo! Avrei dovuto dirglielo dall'inizio. «Perché? » «Ogni volta che ti si avvicina, tu non fai altro che allontanarla. »-dice ovvia. Spalanco gli occhi: «Mi sta dando una punizione? »-alzo un sopracciglio. «No! Non è da Clara. » «E quindi? »-insisto, senza rendermi conto che sto chiedendo a una ragazzina di nove anni spiegazioni. Le donne sono complicate, e di questo mi sono reso conto sin da piccolo, ma ho anche imparato che basta un po' di finta dolcezza o del buon sesso per smontarle e capirle. Ecco, con Clara non funziona. Non ha mai funzionato. «Probabilmente non vuole starti appiccicata. Pensa che ti stai stancando di lei. » «Perché lo dici? Te ne ha parlato? Dimmi la verità, Giulietta! »-la 'minaccio'. «No, fratellone, parlo per esperienze personali. »- dice per poi farmi un cenno e allontanarsi: «Che cazzo significa 'esperienze personali?! »-urla, ma chiude la porta alle spalle, senza degnarmi di un'occhiata. Rimango lì impalato, fissando il vuoto: non mi ero accorto di aver trascurato Clara. Non le dico spesso di amarla, ma fa parte del mio carattere. E non sono nemmeno il tipo da regali, ma Clara non mi sembra una a cui importano, anzi, si trova a disagio ogni volta che le si regala qualcosa. Allora cosa intende con il fatto che la 'allontano'? Comincio a provare un forte senso di colpa, mentre mi alzo dal divano e indosso la stessa felpa che ho indossato ieri, ma a quanto pare Clara l'ha già lavata. Prendo le chiavi, per poi raggiungere la macchina, questa volta di fretta: non posso rischiare di essere ripreso di nuovo, anche perché Catherine ha già fatto abbastanza. Se solo la mia innocente fidanzata non fosse tanto gelosa, non le avrei mentito. Catherine è probabilmente la donna più sexy e seducente che io abbia mai visto, e ha solo un anno in più di Clara. L'ho conosciuta il secondo giorno di lavoro: si è proposta di mostrarmi l'ufficio è farmi conoscere il luogo. «Questo è il paradiso, credimi! Solo che Clifton è più Lucifero che Dio. »-ha detto quel giorno, e per la prima volta ho sorriso, dopo tanto tempo in Australia. Clifton è il nostro capo: odio essere comandato, ma rispetto quel uomo, infatti non so come ha fatto a mettere su un'azienda così estesa dal nulla. Sono stato fortunato ad essere stato accettato, ma soprattutto a non essere stato già licenziato. Parcheggio vicino al portone di entrata, per poi avviarmi all'interno del grattacielo. Alzo gli occhi al cielo, ricordando che il mio ufficio si trova al sesto piano, quindi prendo l'ascensore velocemente, mentre tiro un'occhiata all'orologio. Il ritardo potrebbe essere un buon motivo di licenziamento, oppure il fatto che non indosso la giacca è la cravatta, come gli altri dipendenti. Ho pensato più volte ad andarmene, in verità, ma poi ci ho ripensato, prima di tutto per lo stipendio, che supera addirittura quello di Clara, ma anche perché questo lavoro mi piace. Prima ancora che le porte dell'ascensore si aprano del tutto, esco da quella scatola di acciaio, ma non appena mi trovo nel corridoio, Clifton, che in questo momento mi sembra più minaccioso di Demon Kane: stranamente si limita a rivolgermi un'occhiataccia, senza chiamarmi in ufficio. Avrà capito che si deve arrendere, perché ogni volta che mi siedo davanti a lui, finiamo per bere un caffè insieme e a parlare dei fatti personali... di Clifton, non dei miei. «Vai a lavorare, Alex! »-gli sento dire alle spalle, ma le sue parole mi incoraggiano a rallentare il passo, mentre alzo un angolo della bocca. Crollo sulla sedia, per poi accendere il computer e aprire il programma dell'azienda. Senza nemmeno accorgermene un pacco di fogli bianchi vengono poggiati sul mio tavolo, mentre una mano inizia a percorrermi la schiena. Alzo gli occhi al cielo, ma non le dico di allontanarsi: «Buongiorno a te Alex. »-sussurra vicino al mio orecchio, per poi scollarsi dalla mia schiena. Faccio un cenno con la testa. «Hai un sacco di cose da fare. »-osserva sedendosi di fronte a me. «Portami un caffè! »-esclamo. «Tutto per te! »-è una donna vivace. Non so dove trovare tutta quella energia, e non so dove trova il tempo di sistemarsi: non ha mai un capello fuori posto e un chilo di trucco sulla faccia, a differenza di Clara che sembra Mavis di Hotel Transilvania ogni mattina. Sorrido al pensiero: la mia ragazza dorme con un pigiama a orsacchiotti, probabilmente Catherine dorme in lingerie e tacchi. «Eccolo. »-oggi indossa la solita camicia e gonna a vita alta, mettendo in bella mostra le gambe. Avanza con un piede, scoprendo leggermente una coscia, mentre sposto gli occhi sul computer. «Stasera c'è la cena con il capo. Ci vieni, vero? »-chiede. Non amo uscire la sera, soprattutto sapendo che Clara ha paura del buio e di stare da sola a casa, ma oggi ha il turno di notte, quindi decido di lasciarmi andare e annuisco. «Porta anche tua sorella, vorrei conoscerla. »-dice, mentre mi irrigidisco. Non ho detto nulla di Clara, ma è riuscita a farmi scappare che vivo con mia 'sorella'. «No! »-esclamo, mia figlia direbbe tutto a Clara, ovviamente. «Dai, potrebbe aiutarti ad avere una promozione. Il capo sa che sei il migliore tra i designer, però non ti promuove perché non ti conosce. »-prova a convincermi, e devo ammettere che la sua è una giusta osservazione. Forse posso farcela, farò credere a Giulietta che è una delle tante colleghe, e non quella Catherine. «Non so quasi nulla di te. Non mi offendo se mi inviti a casa qualche volta, sai? » Alzo gli occhi al cielo. «Scordatelo. »- la ammonisco tranquillo. «Lasciati andare, Alex! Non ti chiudere così tanto. » ' E tu non ti aprire così tanto.'- vorrei rispondere, ma non voglio che ci rimanga male. Nemmeno io so molto di lei. Probabilmente vive da sola in un appartamento, molto probabilmente ha anche tanti spasimanti. Mentre continua a parlare e caricare di convincermi di portare mia sorella alla cena, ricevo un messaggio, e quando leggo che è da parte di Clara, sblocco subito lo schermo, appoggiandomi allo schienale della sedia. Passo una mano tra i capelli, leggendo sullo schermo: *Mi sto annoiando da morire!* Alzo un angolo della bocca. *Perché, non c'è nessuno in punto di morte, oggi?* *No, nessun intervento, e sono già le 10:00!* La mia pazza. Mi tiene lontano perché pensa che mi stia cominciando a dare fastidio? Ma lei non potrà mai stancarmi. *Mmm, se fossi con me in questo momento non ti annoieresti.*- rispondo. «Probabilmente indosserò un vestito nero...dove vai? »-la voce di Catherine inizia a darmi fastidio, quindi decido di recarmi in bagno e continuare la mia... conversazione con Clara. *Perché? Cosa faresti?*- mi sfida, mentre mordo il labbro. *Vai in bagno.* *Ci sto già...*-sento una forte pressione contro i jeans, che all'improvviso mi appaiono stretti.
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