Capitolo 6: L'Ossessione

1264 Words
I giorni che seguirono quella prima notte di passione trasformarono Marco in un uomo che non riconosceva più. Il mondo esterno iniziò a sfumare come un ricordo lontano, mentre la sua realtà si restringeva sempre di più alle mura di Villa Monterosa e alla presenza costante di Alessandro. Marco smise di rispondere alle chiamate dei suoi amici di Roma. Il telefono squillava insistentemente, ma lui lo guardava con fastidio, come se quei suoni fossero intrusioni moleste in un santuario sacro. Che importanza potevano avere le preoccupazioni dei vivi quando aveva scoperto un amore che trascendeva la morte stessa? "Chi era?" chiese Alessandro una mattina, materializzandosi alle spalle di Marco mentre questi guardava il telefono che aveva appena smesso di suonare. "Luca, il mio migliore amico," rispose Marco senza girarsi, godendosi la sensazione delle braccia di Alessandro che si stringevano intorno alla sua vita. "Probabilmente si preoccupa perché non lo sento da giorni." "Ti manca?" La voce di Alessandro era neutra, ma Marco percepì una sfumatura diversa, qualcosa di possessivo che non aveva mai sentito prima. "No," rispose sinceramente Marco, appoggiandosi contro il petto del suo amante fantasma. "Non mi manca niente e nessuno. Ho tutto quello che voglio qui, con te." Alessandro sorrise contro il suo collo, depositando un bacio che fece fremere Marco di piacere. "Bene. Perché io non voglio condividerti con nessuno." Quelle parole, dette con una dolcezza velata di ferro, avrebbero dovuto allarmare Marco. Invece, lo fecero sentire desiderato, importante, amato in un modo che non aveva mai sperimentato. Alessandro lo voleva tutto per sé, ed era esattamente quello che Marco desiderava sentirsi dire. Le giornate iniziarono a confondersi l'una con l'altra. Marco smise di tenere traccia del tempo, vivendo in una dimensione sospesa dove l'unica cosa che contava erano i momenti di intimità con Alessandro. Facevano l'amore ovunque nella villa: sul tappeto del salone davanti al camino, nella vasca da bagno di marmo della camera padronale, nel giardino sotto le stelle, tra le lenzuola profumate di lavanda del letto che ora consideravano loro. "Sei insaziabile," rideva Alessandro una sera, mentre Marco lo baciava avidamente nel corridoio che portava alla biblioteca. "È colpa tua," gemette Marco contro le sue labbra. "Non riesco a smettere di desiderarti. È come se fossi diventato dipendente dal tuo tocco." "E io sono dipendente dal tuo amore," sussurrò Alessandro, spingendo Marco contro la parete con una passione che lo fece tremare. "Ogni volta che mi tocchi, ogni volta che pronunci il mio nome, divento più reale, più forte. Non ho mai provato niente di simile nei due secoli della mia esistenza spettrale." Ma con il passare dei giorni, Marco iniziò a notare dei cambiamenti in Alessandro. Il fantasma, che all'inizio appariva solo di notte o nei momenti di maggiore intimità, ora si manifestava costantemente, anche durante il giorno. E non era più il dolce spirito innamorato che Marco aveva conosciuto. Alessandro diventò possessivo in modi che inizialmente Marco trovò eccitanti, ma che presto si rivelarono oppressivi. Non sopportava che Marco si allontanasse dalla villa, nemmeno per fare la spesa nel paese vicino. Quando Marco tentava di uscire, Alessandro diventava agitato, quasi rabbioso. "Dove vai?" chiese una mattina, materializzandosi davanti alla porta d'ingresso quando Marco prese le chiavi della macchina. "Devo comprare del cibo, Alessandro. Il frigorifero è vuoto." "Posso procurartelo io," disse Alessandro, gli occhi che brillavano di una luce strana. "Posso materializzare tutto quello di cui hai bisogno." "Non funziona così," Marco cercò di sorridere, ma sentiva una tensione crescente nell'aria. "Hai bisogno di molta energia per materializzare oggetti fisici. Non voglio che ti esaurisca per queste sciocchezze." "Allora non mangiare," la voce di Alessandro si fece tagliente. "Non hai bisogno di cibo quando hai me." Marco si fermò, guardando il suo amante con una perplessità crescente. "Alessandro, sto iniziando a dimagrire. Non posso vivere d'amore e d'aria fresca." "Puoi," insistette Alessandro, avvicinandosi con quel passo felino che ora sembrava più minaccioso che seducente. "Puoi vivere della mia essenza, del mio amore. I mortali che si legano ai fantasmi possono farlo. Possono nutrirsi dell'energia spirituale del loro amante." "E cosa succede a quei mortali?" chiese Marco, anche se nel profondo del cuore temeva già la risposta. Alessandro esitò, abbassando lo sguardo. "Diventano come me. Né vivi né morti, intrappolati tra i due mondi." Marco sentì un brivido di paura percorrergli la schiena. "Alessandro, io non sono pronto per..." "Ma io sì!" Alessandro alzò la voce, e per la prima volta Marco vide un bagliore di rabbia nei suoi occhi. "Sono pronto a tenerti con me per sempre! Non sopporto l'idea che tu possa andartene, che tu possa tornare alla tua vita di prima e dimenticarmi!" "Io non ti dimenticherei mai," Marco cercò di calmarlo, ma Alessandro si allontanò bruscamente. "Tutti dimenticano," disse con voce amara. "Tutti promettono amore eterno e poi se ne vanno. Come fece lui." Marco capì che Alessandro stava parlando del suo antico amante, quello che lo aveva tradito e ucciso. "Io non sono lui, Alessandro. Io ti amo davvero." "Allora dimostralo," Alessandro si girò verso di lui, gli occhi che bruciavano di una passione febbrile. "Resta qui. Non uscire mai più da questa villa. Lascia che il mondo esterno svanisca come un brutto sogno." "Non posso," sussurrò Marco, sentendo le lacrime pungergli gli occhi. "Non posso isolarmi completamente dal mondo. Ho una vita, ho responsabilità..." "Avevi," lo corresse Alessandro, avvicinandosi di nuovo. "Ora hai me. Solo me." Quella notte, mentre Marco dormiva, Alessandro si materializzò completamente, sedendosi sul bordo del letto a guardare il volto addormentato del suo amante. Alla luce della luna che filtrava dalle finestre, il fantasma sembrava più solido che mai, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi lineamenti, qualcosa di più scuro. "Non ti lascerò andare," sussurrò alle orecchie addormentate di Marco. "Non come ho fatto con lui. Questa volta sarò più forte, più determinato. Ti terrò qui con me, anche se dovessi renderti come me." Marco si mosse nel sonno, mormorando il nome di Alessandro, inconsapevole delle parole possessive che il fantasma stava pronunciando. Alessandro sorrise, ma era un sorriso privo della dolcezza che Marco aveva imparato ad amare. "Domani inizieremo," continuò Alessandro, le dita che accarezzavano delicatamente i capelli di Marco. "Domani ti mostrerò quanto può essere forte il legame tra un mortale e un fantasma. Ti mostrerò cosa significa appartenere completamente a qualcuno." Il vento iniziò a soffiare forte fuori dalla villa, facendo sbattere le persiane e ululare tra gli alberi del giardino. Ma Marco, immerso in sogni dove lui e Alessandro correvano liberi in campi infiniti, non udì i presagi della tempesta che si stava avvicinando. Quando si svegliò la mattina seguente, la prima cosa che notò fu che le chiavi della macchina non erano più dove le aveva lasciate. La seconda fu che Alessandro era seduto sulla poltrona vicino alla finestra, sorridente e bellissimo come sempre, ma nei suoi occhi danzava una luce che Marco non riuscì a decifrare. "Buongiorno, amore mio," disse Alessandro con voce di miele. "Ho pensato che oggi potremmo rimanere a letto tutto il giorno. Che ne dici?" Marco guardò verso la finestra, dove il sole splendeva in un cielo azzurro perfetto, poi tornò a guardare Alessandro. Qualcosa era cambiato, ma l'attrazione che provava per il fantasma era ancora così forte da annebbiare il suo giudizio. "Va bene," disse infine, arrendevole a quello sguardo magnetico. "Restiamo qui." Alessandro sorrise, e Marco non vide l'ombra di trionfo che passò rapidamente sul volto del suo amante spettrale. La trappola si era chiusa, dolcemente e inesorabilmente, intorno al cuore di Marco che batteva ancora da vivo. Ma per quanto tempo ancora?
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