Capitolo 4: La Casa Osserva

813 Words
La mattina seguente, nessuno parlò dei fatti della notte precedente. La luce del giorno aveva cancellato l’orrore, ma non la sensazione di inquietudine che aleggiava nell’aria. Ogni angolo della casa sembrava osservare, come se avesse occhi invisibili che scrutavano ogni mossa. Eppure, il gruppo cercò di non farsi sopraffare. Dovevano scrivere l’album, dovevano concentrarsi. Ma era più facile a dirsi che a farsi. Mark, il manager, entrò nella sala principale dove si erano riuniti tutti, con un sorriso che sembrava forzato. "Ragazzi, non perdiamo tempo. Oggi iniziamo a lavorare seriamente." Jasper e Antony si scambiarono uno sguardo, ma non dissero nulla. Sapevano che, nonostante tutto, dovevano provarci. La musica avrebbe potuto distrarli, no? Trevor fu il primo a sedersi al piano. La sua mente vagava, ma cercò di concentrarsi. "Forse dovremmo cominciare con una base ritmica." La sua voce era bassa, ma serena. Luke, che si era avvicinato alla batteria, non rispose subito. Aveva una leggera smorfia, ma non per la musica. Era come se ogni suono in quella casa gli risultasse stranamente… deformato. C’era qualcosa di diverso nel modo in cui l’aria vibra lì dentro. Come se la casa stessa stesse assorbendo ogni nota e restituendola in maniera distorta. "Facciamo una pausa," disse infine Trevor, chiudendo con nervosismo il coperchio del pianoforte. Ben lo guardò con gli occhi aggrottati. "Sei già stanco?" Trevor si girò, la sua espressione più dura del solito. "Non sono stanco, Ben. È questa cazzo di casa. Ogni suono… sembra che rimbalzi in modo strano." Ben sospirò e si allontanò dal basso che stava sistemando. "Ti capisco, ma dobbiamo fare di più di lamentarci." Mark si avvicinò alla finestra, scrutando l’esterno. "Non possiamo lasciare che queste cose ci distraggano. La musica è più importante." La tensione tra Trevor e Ben era palpabile. Luke cercò di intervenire, ma la sua voce non trovò eco. Sembrava che ogni parola che veniva pronunciata nella casa rimanesse sospesa nell’aria, senza mai davvero spezzare il silenzio opprimente. … Era ormai sera quando il gruppo si riunì di nuovo. Ognuno di loro si sentiva più stanco e strano di prima. La casa, nel frattempo, sembrava cambiare insieme a loro. I rumori, le ombre, la sensazione che qualcuno stesse guardando li accompagnava come una nebbia impenetrabile. Ben si girò verso gli altri. "Ho bisogno di una doccia. Non riesco a pensare chiaramente." Jasper, che sembrava sempre il più lucido tra loro, annuì. "Io vado a fare due passi, all’aria aperta." Ma quando la mezzanotte si avvicinò, ognuno di loro si trovò a guardare l’orologio con una crescente sensazione di terrore. La casa sembrava anticipare il momento. Luke, seduto sulla poltrona vicino al fuoco, iniziò a sentire dei passi leggeri dietro di lui. Quando si voltò, la visione di una coppia apparve. Erano giovani, vestiti con abiti eleganti, ma l’espressione sui loro volti era una miscela di desiderio e disperazione. I loro occhi erano vuoti, come se non vedessero Luke, ma guardassero attraverso di lui. Non riuscì a parlare. La scena era troppo reale, troppo intima. Li osservò mentre si avvicinavano lentamente, quasi danzando, come in un sogno che non poteva sfuggire. "Luke..." sussurrò una voce dal nulla. La sua pelle si rizzò. Era la stessa voce che aveva sentito la notte precedente. "Luke... Lei ti aspetta." Luke si alzò in un balzo, ma i due erano spariti, dissolti nel nulla. Respirava affannosamente, il cuore in gola. Per un momento, si sentì sopraffatto, ma la stanza era vuota. Poi la porta si aprì improvvisamente, rivelando Jasper, che entrava con passo rapido. "Tutto bene?" Luke non rispose subito. La sensazione di essere stato osservato lo opprimeva. "Ho visto… una coppia. Ma non erano reali." Jasper si fermò, confuso. "Cosa vuoi dire?" "Non lo so. Mi sembrava che venissero da un altro tempo. Come se questa casa… li avesse riportati qui." Jasper annuì lentamente, ma sembrava ancora incerto. "Non posso dirti che non lo credo. Senti anche tu che qualcosa non va?" Luke guardò l’orologio. "Mezzanotte." Jasper si guardò intorno, scrutando l’oscurità. "Ho visto qualcosa anch’io. Una figura. Ma era… troppo distante per essere reale." "Questa casa non è solo una casa." La voce di Jasper era bassa, grave. "È un luogo che conserva il passato. E non è solo un passato di ricordi, è un passato che torna." … Mark non stava più scherzando. La casa, da quando erano arrivati, aveva iniziato a manipolare le loro emozioni, le loro percezioni. La verità stava emergendo lentamente, come un veleno che si diffonde nel corpo, e nessuno poteva più ignorarla. Quella casa voleva qualcosa. E lo stava ottenendo. "Qualcosa ci sta osservando," disse Luke, guardando gli altri con intensità. "E non ci lascerà andare finché non avrà quello che vuole." La tensione era alle stelle. La casa non era solo una casa, e nessuno di loro sarebbe uscito come era entrato. Era solo l'inizio.
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